E’ il 23 Gennaio e sebbene ancora un po’ storditi dalla festante notte ateniese, ci siamo rimessi al lavoro; l’appuntamento è alle 12:00 con l’assemblea dell’Altra Europa al Politecnico di Atene nel quartiere anarchico di Exarchia.
L’aula magna è piena di persone e al tavolo intervengono in molti, tra i quali Argiris Panagopoulos e un rappresentante dei Giovani di Syriza che ci ricordano l’importanza del luogo nel quale ora siamo; infatti, oltre alla sacralità dell’università in se’ come luogo di scambio, di conoscenza e come indice di salute di una società di liberi e uguali; l’università di Atene rappresenta, in particolare, un unicum e ciò balza subito all’occhio quando la si osserva dalla facciata principale dalla quale si nota il cancello che i carri armati militari sfondarono durante l’occupazione del Novembre 1974.
Quell’anno cambia la storia del mondo studentesco in rivolta che ancora oggi, ad Atene, è pronto a mobilitarsi e ad unirsi per cambiare davvero lo stato di cose presente
Il clima di attesa è palpabile, oggi siamo su tutte le prime pagine dei giornali con lo slogan: “Syriza, Podemos, venceremos” e le foto delle bandiere dell’Altra Europa della delegazione italiana in piazza Omonia.
L’assemblea ad Exarchia si conclude ribadendo ciò che i compagni e le compagne greci/he ci chiedono in effetti e cioè di riportare un modello, un esempio perché in Italia, come in Europa, si possa intraprendere un percorso simile per il bene di tutti/e.
Nel pomeriggio riusciamo ad organizzare un’assemblea di confronto tra una delegazione dei giovani comunisti e una dei giovani di Syriza nella sede del comitato elettorale; un’occasione unica di confronto ed incontro che ci ha permesso di parlare, oltre che di pratiche, di prospettive e di possibilità.
I compagni/e ci hanno spiegato com’è stato possibile il percorso di unità che hanno intrapreso e cioè non tanto in virtu’ di un ricollocamento o di una riunificazione di semplici sigle, ma piuttosto dal movimento nato nel 2010 in opposizione alla privatizzazione dell’università e quindi, in generale, da problemi e necessità reali come quelli della disoccupazione giovanile sulla quale Syriza ha un’idea ben precisa: posti di lavoro per trecento mila persone nel settore pubblico, specie quello sanitario, l’abbassamento delle tasse per le piccole imprese perché chi e stato costretto ad andarsene possa ritornare in Grecia.
Queste, le prime azioni da mettere in atto, ma il percorso e chiaro: “Il governo non è il fine, ma è un’arma in mano al popolo, al quale va quindi riconsegnata per democratizzare un paese, per ridare una prospettiva, per proporre un altro modello di vita ed, infine, di produzione”.
Usciamo da questo bellissimo confronto più convinti che mai e con in testa lo sguardo dei nostri compagni e coetanei greci; ora lo sappiamo, il cambiamento non è solo auspicabile, ma realmente possibile e vicino più che mai.
GIOVANI COMUNISTE/I – BRIGATA KALIMERA
Atene, 23 gennaio 2015