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Questo è il comunicato che il nostro gruppo ha scritto in merito alla questione, destinato ad istituzioni nazionali ed internazionali, per chiedere l’istituzione di un corridoio umanitario tra Suruç e Kobanê.
“La delegazione italiana della missione di osservatori internazionali per il Newroz in Kurdistan, che aveva con sé un carico di farmaci, oggi (21.03.2015) è stata bloccata al confine turco tra Suruç e Kobanê nonostante avesse richiesto l’autorizzazione alle autorità turche. Suruç ospita 6 campi profughi autogestiti dalla municipalità e 1 gestito dal governo turco per un totale di almeno 15.000 persone. Prima della liberazione di Kobanê il numero dei profughi era circa il doppio: le persone vogliono tornare alle loro case e poterle ricostruire dopo la distruzione della città da parte dell’ISIS.
Abbiamo constato personalmente, arrivando al confine, che ogni varco verso Kobanê è chiuso: non possono passare né gli aiuti umanitari né i materiali per la ricostruzione e il ritorno dei profughi è reso difficile da pratiche burocratiche discrezionali. La stessa municipalità di Suruç chiede da ottobre che venga aperto un corridoio umanitario che garantisca il passaggio di tutti gli aiuti necessari per la città e il cantone. A Kobanê in questo momento mancano acqua, fognature e impianti elettrici e il territorio della città è stato minato dall’ISIS durante la ritirata: è evidente la necessità immediata dell’apertura di un corridoio umanitario permanente.
SILVIA CONCA
Delegazione Giovani Comuniste/i a Urfa
21 marzo 2015