Come tutti gli anni migliaia di antifascisti e di antifasciste hanno animato le strade e le piazze delle nostre città, come ogni anno abbiamo preso parte alle “resistenze continue” del Pratello R’esiste parlando di diritti, di libertà, di cittadinanze, spesso negate, di un’Italia e di un altro mondo possibile dove discriminazioni e sfruttamento siano ormai storia.
Mentre comunicavamo tutto questo, mentre ci riconoscevamo in questa resistenza continua, non troppo lontano da noi si consumava il solito triste “quotidiano”. Non c’è “valore della resistenza” per un razzista, non c’è 25 aprile. Capita tutti i giorni, spesso non fa notizia, spesso non sappiamo nemmeno i nomi dei protagonisti, delle vittime, di chi per difendersi si chiude anche nel proprio silenzio.
Il 25 aprile di Hajar è stato diverso, è sicuramente finito in un modo diverso. Bologna “la rossa”, la democratica, la “sindacalizzata”, la Bologna dell’autista che la picchia e la insulta, che sfoga la propria frustrazione su una ragazza di 18 anni, nata in Italia, di origini marocchine, una ragazza “colpevole” di essere stata “troppo lenta” nello scendere dall’autobus. Naturalmente il problema di Hajar non era certo la lentezza, era il suo volto, la sua “diversità”, il suo essere per un razzista solo una “scimmia”.
Hajar ha rotto il silenzio, ha denunciato, ha fatto un atto di resistenza.
La nostra è un’assoluta solidarietà ad Hajar, una solidarietà che non vuole fermarsi alle parole nel condannare questo gesto razzista e violento. Condanniamo tutto il retroterra che fomenta e legittima intolleranza, condanniamo la demagogia razzista che invade i “contenitori” televisivi, che egemonizza la politica nazionale e cittadina grazie a partiti e “movimenti” esplicitamente xenofobi e fascisti come la Lega Nord, Casapound e Forza Nuova, condanniamo chi rimane in silenzio, o peggio, permette agibilità politica a tali forze. Condanniamo l’amministrazione PD che, come se niente fosse, continua a lasciare spazi (aperti e chiusi) a queste formazioni nel corso di tutto l’anno, condanniamo chi si lava la coscienza con qualche bel discorso dal palco, guardacaso, del 25 aprile.
Come abbiamo detto non ci fermiamo alle parole, per noi la militanza politica antifascista è antirazzista. Il lavoro che ci attende è lungo, difficilissimo, spesso contrastato apertamente da chi lucra, a destra e sinistra, sulla pelle di chi soffre, sulla pelle di chi magari non è nemmeno migrante ma ha solo la colpa di portare sulla propria pelle e nel proprio nome la storia della sua famiglia, della sua cultura, della sua libertà. La nostra condanna è quindi un lavoro quotidiano, in primis verso chi sfoga tutte le sue frustrazioni contro chi non è così diverso da lui, un lavoro culturale e politico verso chi non ha ancora compreso che la “guerra tra poveri” rappresenta uno spettacolo rassicurante per chi sfrutta, rappresenta la certezza della propria intoccabilità.
Gli unici stranieri nella nostra città sono i razzisti, i fascisti, gli sfruttatori, gli unici da cacciare a pedate.
GIOVANI COMUNISTE/I – BOLOGNA