L’isola coraggiosa che ha sconfitto l’impero britannico nel lontano 1921, l’isola più cattolica dell’Europa del nord, l’isola di San Patrizio, delle arpe e dei folletti. L’isola che oggi dice sì ai matrimoni omosessuali e lo fa con una maggioranza assoluta, schiacciante: un voto senza se e senza ma che fa il paio con le disposizioni approvate nel Regno Unito da sua maestà la regina Elisabetta II in materia di unioni civili.
C’è sempre un po’ più di libertà nel mondo quando avanzano i diritti, quando si fanno avanti quelli civili e quelli sociali. Forse è difficile che possano proseguire in questa avanzata di pari passo, ma provarci è uno dei compito di chiunque abbia a cuore una espansione dell’individualità in un contesto comunque collettivo.
L’Irlanda si aggiunge ad altri 21 paesi che hanno legalizzato le unioni omosessuali. L’Italia non è in questa lista di “pionieri” e rischia di non esserci ancora per molto tempo se un movimento di massa fondato su una nuova coscienza civile non si svilupperà attraverso una ridefinizione dei confini di una nuova cultura.
Perché questo avvenga occorre lasciarsi alle spalle giudizi e pregiudizi che possono essere sconfitti: la superabilità di tutto ciò risiede nell’attribuzione ad ogni singolo cittadino, ad ogni singolo essere umano, un valore di eguaglianza senza confronti e termini di paragone.
Fino a che esiste un soggetto cui paragonarsi, al quale rivolgersi per arrivare all’eguaglianza, si è sempre nel campo di un buon volontarismo che rimane abbarbicato alle scorie della “maggioranza” che è “normale” e alla quale si devono adeguare le “minoranze” che non sarebbero, di contro, normali.
Serve una tabula rasa, una palingenesi di pseudo valori che vengono spacciati per fondamentali nella società attuale e che sono soltanto retaggi di imposizioni cattoliche e clericali, perbeniste e veramente molto “borghesi”.
Quella borghesia che un tempo aveva “vizi privati e pubbliche virtù”, che andava a puttane la sera e di giorno si vestiva con giacca e cravatta e diventava “tutta casa e famiglia”.
Forse accadrà ancora oggi, ma di sicuro il pregiudizio omofobo, la paura del “diverso” hanno radici in una ignoranza che fa dire cose atroci: “Se avessi un figlio frocio non saprei che farmene… Non potrei nemmeno venderlo al mercato (con un chiaro riferimento all’ortaggio gustosissimo se intinto nell’olio di oliva e mangiato crudo)…”, ha detto una signora ad un mio amico giorni fa in un mercato di un piccolo paese del savonese.
Cretini ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno, ma quello che può ancora impedire all’ “opinione pubblica” di virare nel senso in cui ha virato oggi la Repubblica d’Irlanda sui matrimoni gay è l’ostinata pervicacia nel non accettare proprio l’uguaglianza come base sociale, come fondamento del patto sociale che ci dovrebbe unire tutte e tutti.
Ma, del resto, laddove resta indietro sul piano civile il concetto di egualità sociale dell’individuo, resta indietro anche sul piano sociale: quei lavoratori che non riescono a vedere nel padrone il loro antagonista di classe, difficilmente possono capire e percepire un desiderio di libertà complessivo che abbracci anche i diritti civili.
L’Irlanda ha fatto quello che dovrebbe fare anche l’Italia, che dovrebbe fare il mondo intero, in questo preciso istante, liberando centinaia di migliaia di persone dall’ingiustizia di essere considerati “non matrimoniabili”, non congiungibili come coppia legale, solo perché impossibilitati a procreare “secondo natura”.
Ci si dimentica sempre che tutto ciò che è presente in natura è “naturale”. Almeno per definizione. Fatevene una ragione. E’ così. Potete anche invocare un dio ostinato che vi consegni una scrittura sulla quale si dice che i gay e le lesbiche devono essere lapidati… O chissà a quale altra condanna destinati.
Forse la “modernità” del cattolicesimo di Francesco può limitarsi ad accettarli se, e solo se, cristiani e cattolici. Resta il mistero che un ambasciatore francese non viene ricevuto dalla Santa Sede solamente perché omosessuale…
Vizi antichi che ripercorrono strade già battute e di cui si conosce la destinazione: sofferenza, senso di colpa e di peccato che avvelena la vita e ci fa godere così poco dei piaceri dello stare insieme, dell’amare, del vivere senza la spada di Damocle di un dio iracondo o comunque punitivo sul nostro capo.
Grazie ai dublinesi, grazie a tutti gli irlandesi per aver aperto un varco di libertà in Europa e nel mondo. Se da un lato avanza l’Isis, dall’altro avanza un movimento di emancipazione sociale e civile che non potrà più essere fermato; nemmeno dalla più antica morale religiosa che si è imposta sul Vecchio continente.
Avanti, ragazzi e ragazze, uomini e donne di tutti i paesi: unitevi. Unitevi contro chi vi sfrutta e contro chi vi fa sentire “inferiori”. Nessuno è inferiore a nessun altro. Nessuno è superiore a qualcuno.
Per questo l’uguaglianza è la bussola su cui orientare ogni nostra azione grande o piccola, locale o internazionale.
E con la fantasia par di sentire anche i folletti, nelle brughiere dell’isola verde, far festa in un giorno che resterà nella storia del movimento di liberazione omosessuale e nella storia in generale.
MARCO SFERINI
da la Sinistra quotidiana