No Expo Pride. Noi ci saremo!

noexpo-pride-logoI/Le Giovani Comunisti/e il 20 giugno saranno in piazza a Milano accanto al movimento lgbtqi, femminista e No Expo per il No Expo Pride.
Prima di tutto, intendiamo ribadire le ragioni che ci hanno portato in piazza il Primo Maggio, contro Expo e il “modello di sviluppo” che rappresenta, basato sullo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici, sulla corruzione e la mafia, sulla cementificazione, sulla sostanziale privatizzazione della vita e dei processi democratici, messi nelle mani del mercato e delle multinazionali.
È proprio su quest’ultimo punto che il No Expo Pride ha tanto da dire, sui meccanismi infernali con cui opera il capitalismo neoliberista e sulla sua macchina di propaganda: non solo esso si appropria delle terre e dell’acqua, brevetta i semi, riduce alla fame e alla guerra interi paesi, ma assimila con una vuota operazione di facciata (“Nutrire il pianeta”) le istanze dei movimenti che negli ultimi anni hanno combattuto tutto questo, mettendole nelle mani delle multinazionali.
La stessa operazione ideologica ha investito il movimento delle donne e il movimento lgbtqi, che sono stati trattati come nicchie di mercato da assoldare nella promozione del modello Expo attraverso uno spudorato pinkwashing.
Per Expo sono le multinazionali a prendersi cura del pianeta, quale migliore occasione di sovrapporre alla figura dell’imprenditrice la retorica oscurantista della donna come figura preposta alla cura? È quello che sottintende il progetto WomenForExpo.
Ancora più discutibile è lo sfruttamento delle lotte del movimento lgbtqi, che ha purtroppo visto nascere una collaborazione tra Expo e Milano Pride.
Ridurre la questione lgbtqi a una semplice operazione commerciale come la Gay Street, “sottraendo al degrado” una zona della città con la stessa logica dei pulitori di muri che abbiamo visto in azione dopo il Primo Maggio, costruendo un ghetto “presentabile”, “decoroso” e soprattutto remunerativo mentre dilaga la violenza omofoba; prostrarsi ai piedi del padiglione statunitense di Expo, avallando lo sfruttamento geopolitico dei diritti lgbtqi da parte di uno stato con una doppia morale, che usa tali diritti come una bandiera ma non esita a stringere alleanze con chi, come l’Arabia Saudita, punisce con la morte l’omosessualità; arrendersi alla logica per cui la sacrosanta lotta per i diritti civili debba avvenire tramite la normalizzazione, debba sacrificare l’autodeterminazione alla dimostrazione di essere compatibili con un sistema economico che sfrutta in generale e sfrutta i soggetti lgbtqi come un brand, debba chiedere un riconoscimento alla dittatura pervasiva del mercato. Tutto questo per noi è inaccettabile.
Non saranno né la voracità del mercato nè le guerre “umanitarie” degli Stati (Uniti) piegati alle sue logiche a liberare le donne e i soggetti lgbtqi, non saranno i ghetti commerciali né le politiche securitarie e antidegrado a permetterci di vivere la nostra vita, non svendiamo le nostre lotte in cambio di qualche concessione di facciata fatta per coprire mille forme di oppressione. Vogliamo, invece, costruire un mondo diverso a partire dalla lotta integrale allo sfruttamento che subiamo ed ai suoi tanti volti, rovesciandolo.
Vogliamo farlo a partire dalla riappropriazione delle strade di Milano il 20 giugno, con la nostra presenza comunista, femminista e queer, nello spirito del Pride, con tutta la gioia di chi parla d’amore e libertà, con tutta la rabbia di chi vuole cambiare il mondo.

Qui potrete trovare il Documento politico per il Noexxpo Pride 2015.

RED.

2 giugno 2015

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