È passato quasi un anno. È passato quasi un anno da quando abbiamo detto addio a Bianca Bracci Torsi. La nostra Bianca.
La saluteremo di nuovo domenica 4 ottobre, alle 11,00, ai giardini di Ponte Tazio a Roma.
Se c’era una cosa che Bianca non poteva evocare era la volatilità. Oltre al costante fumo delle sue sigarette, lei e tutto ciò che la riguardava e interessava era fermo, solido, stabile. Anche il suo umorismo, la sua ironia, la ritrosa dolcezza che d’improvviso saltava fuori, di fronte a un cane, un animale, un bimbo.
Di rado Bianca era dolce con il mondo, con le donne, con gli uomini. Diversa solidità in quel caso. La solidità umana di una comunista. Di fronte alle difficoltà degli esseri umani, alle ingiustizie, all’osceno del mondo Bianca si metteva in cammino al fianco di chi pativa. Insieme al suo lucidissimo e appassionato ragionare, c’era la certezza di averla accanto, a qualsiasi costo. Il suo passo lento, che fino a che ha potuto non ha risparmiato al mondo, era il passo di chi crede in modo fermo e incrollabile che il mondo si può cambiare, guardandolo dritto negli occhi, lavorando ogni giorno affinché cambi, senza abbandonarsi mai alla speranza che il cambiamento arrivi da un altrove che la faceva solo sorridere. Mai Bianca si è sentita una sconfitta, mai sulla pelle ha patito il dolore della perdente. Negli ultimi giorni della sua vita ripeteva sempre che, certo, c’erano state molte difficoltà, parecchie sconfitte, ma lei non ne soffriva perché tutta la sua vita, “la vita che ho voluto, esattamente come la volevo”,non era che un piccolo pezzo verso un futuro che, prima o poi, sarebbe arrivato, oh certo che sarebbe arrivato il Comunismo! E poi c’era già stato, compagne e compagni, bisognava solo lavorare sodo per correggere qualcosa. Determinata, ferma, incrollabile ma non visionaria, capace di un’acribia che manca a tutte e a tutti noi, ancora, ogni giorno e continuerà a mancarci quando ci arrabattiamo, tutti nessuno escluso, a cercare un senso, una strada al nostro agire politico. Bianca ferma e implacabile contro il Fascismo e contro i nuovi fascismi, lei che ce li additava prima che li scorgessimo in tutto il loro pericolo. Lei che ci ha messo in guardia da disastri politici in cui oggi noi inciampiamo.
Bianca, carissima compagna, il tuo gentile e addolorato fratello ai tuoi funerali disse “Ma voi non vi augurate ma di riposare un po’ in pace?”. No, a te riposare annoiava profondamente e siamo certi che da domenica ti rimetterai in cammino, lenta, attenta al nostro fianco. Nulla si può disperdere di te, della tua compagnia, del tuo insegnamento. Ancora grazie, da tutte le compagne e tutti i compagni di Rifondazione. Ci vediamo domenica.
MICHELA BECHIS