Non possiamo nasconderci gli evidenti ritardi e mancanze che hanno contraddistinto il percorso che ci ha portati alla lettura e sottoscrizione del documento: dopo l’assemblea di dicembre che ha visto l’interesse di molti compagni e compagne provenienti da tutte le realtà d’Italia ci siamo lasciati con l’impegno di una conferenza a tesi, una conferenza di confronto in cui si sarebbero valutati i singoli temi e le scelte strategiche, partecipata dai territori. Dopo la richiesta estiva dei contributi territoriali inquadrati in alcune cornici (contributi importanti che dimostrano l’alto livello elaborativo che comunque permane in chi fa una scelta comunista sotto i trent’anni) siamo giunti alla presentazione del regolamento congressuale (il 21 settembre) e del documento nazionale (22 settembre). Il regolamento, fatto a fotocopia di quello che regolò la nostra precedente conferenza nazionale, permette la presentazione di “eventuali emendamenti” in meno di una settimana, accompagnati da almeno 90 firme (entro quindi il 26 settembre).
Conosciamo tutti lo stato della nostra organizzazione dopo anni di incuria e sostanziale assenza politica degli organismi nazionali, tutti abbiamo potuto provare sulla nostra pelle il significato dell”autorganizzazione” della linea politica, dal materiale politico di propaganda a quello autoformativo interno, dall’assenza di una linea strategica sull’idea società (di socialismo) che portiamo avanti fino alla condivisione delle più elementari tecnologie “politiche” utilizzate in tutte le organizzazioni d’Europa e del Mediterraneo.
90 firme in una settimana quindi? Sicuramente più semplice affrontare una conferenza di ratifica, dove, nei fatti, il sì al documento (così com’è) vale, ed il no non vale nulla.
Di fronte a questo scenario, difficilmente discutibile, nasce la scelta di “alcuni compagni” di organizzare un’alternativa di discussione e di pratica della conferenza.
Voglio chiarirlo subito, con queste parole non intendo (per ora) entrare nel merito delle singole tesi proposte, dei rispettivi contenuti, condivisibili o meno, voglio chiarire la scelta di metodo, l’opportunità che fortunatamente abbiamo conquistato, la sua natura squisitamente politica.
Attraverso strumenti semplici quali il gruppo facebook, aperto, “in chiaro”, visibile e frequentabile da chiunque, attraverso i pad autogestiti che vengono utilizzati da moltissime organizzazioni contemporanee della nuova sinistra europea, 153 compagni hanno ridato realtà all’impegno del dicembre scorso: una conferenza a tesi, una conferenza in cui si discute di posizioni talvolta opposte, una conferenza che però trova l’unità nella discussione e non nella conta.
Per questo motivo gli emendamenti più il documento presentato dalla commissione nazionale diventano l’ossatura della conferenza a tesi contrapposte, simili, dissimili, contraddittorie, orizzontali, pensate e scritte in libertà.
È bene ribadire schematicamente quindi due obiettivi che hanno portato “alcuni compagni” all’organizzazione di questa modalità:
- la possibilità di una discussione e critica delle elaborazioni e delle tesi dei compagni, fuori da una logica di conta impossibile in questa fase (nonché intrinsecamente ingiusta);
- la possibilità di una discussione fuori dalla logica dei primi firmatari (tutte le tesi sono firmate in ordine alfabetico), quindi di analisi delle singole tesi fuori dalla logica delle aree, dei piccoli gruppi, guardando alla sostanza e non “a chi la propone”. L’idea al centro, non il promotore.
Evidentemente, dopo anni di logiche insane, questa modalità può risultare ancora indigesta, ma credo che sia l’unica strada per rifondare un’organizzazione giovanile comunista in questo paese, un’organizzazione che sia utile e d’avanguardia, non retroguardia in modalità, contenuti, prospettive e democrazia interna. Da statuto la nostra organizzazione è di fatto autonoma dal nostro (sottolineo “nostro”) Partito, il recupero e la valorizzazione di questa autonomia (che viene svolta con successo ad esempio dalla nostra organizzazione sorella in Spagna) può essere solo di stimolo ad una migliore vita anche nel partito: non una “riserva indiana” (magari riserva “normalizzatrice”, bacino di aree e cordate interne), ma un laboratorio politico d’avanguardia, senza tabù, con le idee ed il marxismo al centro.
Quindi è doveroso un piccolo grande grazie a quei 153, ad “alcuni compagni” che ci hanno di fatto permesso di affrontare una conferenza a tesi, una conferenza pienamente democratica e non di mera ratifica. Ognuno, compresi i 153, discuterà nel merito di ogni singola tesi, che sia emendata o meno, di fronte al faldone congressuale, in libertà approvando o non approvando, permettendo un dibattito vero tra ragazzi e ragazze che si chiamano compagni e compagne.
SIMONE GIMONA
Segretario federale PRC Bologna, Giovane Comunista
ottobre 2015