Compagni, la nostra conferenza è finalmente alle porte. Una conferenza che abbiamo aspettato per anni con la viva speranza di un cambio di rotta, di metodi, di approccio alla militanza. Nonostante le sconfitte e il totale abbandono della giovanile a se stessa siamo ancora attivi e in alcune federazioni rappresentiamo di fatto il partito. Questa conferenza era ed è l’occasione per ripartire da zero, anzi per ripartire consapevoli dei limiti e dei difetti che sino a ora l’hanno caratterizzata.
L’anno scorso ci eravamo incontrati a Roma carichi di questa consapevolezza, rammaricati del tempo perso ma entusiasti all’idea che un rilancio su basi nuove fosse possibile. Dopo le lacerazioni, gli scontri personalistici, il lassismo di gran parte della dirigenza e non solo, ci siamo detti che la nuova giovanile dovesse avviare un processo unitario, superando così le appartenenze fideistiche e le riproposizioni farsesche degli scontri perenni all’interno del nostro partito. Si è deciso, non senza perplessità, di presentare un documento unitario a tesi contrapposte. I contributi per la stesura del documento sarebbero arrivati dai territori, e la commissione, composta dai membri del vecchio coordinamento, avrebbe cercato una sintesi laddove fosse stato possibile, mentre avrebbe rimandato alla discussione della conferenza i punti su cui vi fosse stata maggiore divergenza tra compagni. La stesura di un documento privo di risposte alle questioni cruciali che riguardano la giovanile è esattamente il contrario di tutto ciò. La sintesi infatti nulla ha a che vedere con il compromesso, né tanto meno con l’adozione di una “non linea politica”, che peraltro pare caratterizzare ormai da anni anche il nostro partito.
L’idea di ratificare un documento siffatto è quindi sembrato ad “alcuni compagni” la riproposizione, la riproduzione, la replica “in salsa unitaria” di un film visto mille volte. È con l’uscita del regolamento e, qualche giorno dopo, del documento politico, e non prima (come invece le dichiarazioni pubbliche della compagna Anna Belligero lasciano intendere), che è nata l’idea di presentare degli emendamenti con la volontà dichiarata di aprire una discussione vera sulla linea politica, unica condizione necessaria per avere nel futuro prossimo un’autentica azione unitaria. Dal momento che le tempistiche per presentare gli emendamenti erano strettissime (sostanzialmente il regolamento era lo stesso dell’ultima conferenza dove gli iscritti erano molti di più) in una riunione del Comitato di Gestione di Roma è stata approvata all’unanimità l’idea di lanciare un appello a tutti i compagni affinché firmassero qualsiasi emendamento, a prescindere dal fatto che lo condividessero o meno, per permetterne la presentazione, riservandosi quindi il diritto di bocciarlo in sede di conferenza.
Il nostro appello è stato raccolto entusiasticamente da Simone Gimona che insieme a me e a Sirio Zolea si è occupato di raccogliere emendamenti e firme attraverso un Pad condiviso (strumento di cui prima ignoravo l’esistenza), in modo tale da rendere più libero e partecipato possibile questo processo di elaborazione politica. Alcuni compagni, tra cui Rossella Puca, hanno mostrato dapprima forti perplessità sulla proposta uscita da Roma, dal momento che intravvedevano il rischio di dover firmare emendamenti manichei, ma successivamente hanno preso atto del fatto che fosse l’unico modo per avere una sana e vera discussione.
Il risultato dell’iniziativa ha superato di gran lunga le nostre aspettative e ha visto la partecipazione di tanti compagni, molti dei quali non si erano mai confrontati prima e che provengono da sensibilità e culture politiche differenti. Tale processo è però divenuto oggetto di strumentalizzazioni sia da parte di chi non è mai riuscito a evadere dalle logiche fideistiche e non si fa capace del fatto che anche chi non appartiene a cordate può produrre un’elaborazione politica, sia addirittura da parte di compagni del partito che hanno convinto i loro giovani che tutto questo processo fosse un’operazione volta al dissolvimento della giovanile (e ciò è esattamente il contrario di quello che noi vogliamo!). Le critiche mosse a chi ha firmato gli emendamenti si sono dunque ridotte a menzogne e ad accuse di tradimento tipiche del più becero vetero-stalinismo di cui l’articolo del compagno Nicola Comanzo è l’esempio più eclatante. Eccezione isolata è l’articolo del compagno Vergassola il quale non solo è l’unico che fa una critica politica all’iniziativa (che ovviamente non posso condividere) ma è anche l’unico che entra nel merito del contenuto degli emendamenti stessi. Ed è proprio del contenuto di alcuni emendamenti (quelli che ho contribuito ad elaborare) che mi sembra utile parlare in questa sede.
Emendamento Saperi 1
La proposta di un’associazione studentesca nazionale di Studenti Comunisti è innanzitutto una soluzione alla frequente impossibilità di lanciare iniziative come Giovani Comunisti, poiché in alcuni atenei, ad esempio La Sapienza di Roma, i partiti e le loro giovanili non possono richiedere aule e spazi. È inoltre scritto chiaramente che l’associazione di fronte si pone come politica e non sindacale, al fine di non pregiudicare un’eventuale appartenenza a sindacati o collettivi studenteschi in cui all’iscritto è in ogni caso richiesto di portare le posizioni elaborate nelle sedi collettive. Dunque non è chiesto ai compagni di rinunciare a fare politica in Link, nell’UDU, nei collettivi, ma solo di portare all’interno di essi la stessa linea politica decisa all’interno dei GC.
Emendamento Saperi 2
Con che parola d’ordine i Giovani Comunisti interverranno nell’università per i prossimi anni? “Maggiori risorse all’università pubblica, più mense, più alloggi, etc…” è ciò che leggiamo nel documento politico. Ritengo che si tratti di una risposta così condivisibile da sembrare banale, i giovani comunisti invece dovrebbero caratterizzarsi come l’organizzazione che nel movimento studentesco cerca di innalzare il livello di coscienza dato e tenta di connettere le rivendicazioni degli studenti con quelle dei lavoratori. Per questa ragione abbiamo elaborato la proposta di un salario studentesco indicizzato a quello dei lavoratori metalmeccanici, che storicamente rappresentano uno dei settori più avanzati della classe. Infatti un peggioramento o un miglioramento delle condizioni dei lavoratori comporterebbe un peggioramento o un miglioramento delle condizioni degli studenti e viceversa e dunque esisterebbe una condizione materiale che lega gli uni agli altri. La critica principale mossa alla parola d’ordine del salario studentesco è quella di essere una misura interclassista. Noi riteniamo invece che il salario studentesco sia l’unico modo per permettere ai figli dei lavoratori di scegliere liberamente del proprio futuro, sulla base non dei vincoli imposti dalle condizioni materiali in cui versano le loro famiglie ma delle loro aspirazioni personali. Non si può parlare di diritto allo studio senza tenere conto del fatto che a distanza di quasi mezzo secolo le ricerche di Bourdieu e Passeron (La Riproduzione, 1970) sono confermate da numerose inchieste sociologiche le quali dimostrano che sulle scelte scolastiche/universitarie degli studenti pesa come un macigno l’appartenenza di classe.
Emendamento Saperi 3
La nostra organizzazione ha dei grandi limiti, ma un punto di forza è la sua presenza in gran parte del territorio nazionale. Come giovanile del PRC dovremmo valorizzare l’esistenza dei circoli fornendo supporto logistico (per riunioni, assemblee, iniziative, etc…) e, laddove possibile, anche supporto legale agli studenti impegnati con occupazioni e azioni di protesta. In questo modo apriremmo le nostre sedi ai giovani studenti e sfrutteremmo al meglio il nostro essere la giovanile di un Partito, circostanza che attualmente spesso ci penalizza nelle relazioni con la realtà sociale in cui operiamo.
Emendamento Saperi 4
Il documento politico affronta in maniera precisa la questione del contributo volontario tuttavia non fa della sua abolizione un punto centrale del programma di lotta dei Giovani Comunisti. Si tratta di una mancanza significativa dal momento che il pagamento di tale contributo pesa essenzialmente per le famiglie proletarie e su questa parola d’ordine è possibile, a nostro avviso, creare una forte mobilitazione.
Poche parole vengono spese nel documento sul diritto degli studenti di usufruire gratuitamente dei materiali necessari allo studio. La proposta di un noleggio gratuito fornito dallo stato da un lato risponde a questa necessità, dall’altro consentirebbe un impatto ecologico significativamente minore.
Emendamento Organizzazione 2
Questo emendamento, se ribadisce che la scelta dei gruppi dirigenti si debba basare su indicazione dei territori (come scritto nel documento) specifica anche che i gruppi dirigenti dovranno essere formati sulla base della capacità dei compagni di organizzare il lavoro della giovanile e di stare in stretta connessione con i movimenti, le mobilitazioni, i conflitti sociali e tutto ciò che esprime una domanda di trasformazione. Nell’emendamento si sostituiscono le parole “corrente, correntizio” con “appartenenze fideistiche” poiché una corrente, che piacciano o no le correnti, presuppone un’elaborazione politica, mentre troppo spesso le scelte dei gruppi dirigenti si sono basate su personalismi e sul grado di fedeltà a questo o a quel compagno. Nell’emendamento si sostituisce anche “dei meccanismi di riequilibrio in caso […] di insufficiente equilibrio di genere”, con “dei meccanismi di riequilibrio […] nel caso in cui le proporzioni tra generi si discostino significativamente da quelle del corpo militante”, dal momento che non vorremmo mai che la questione di genere, le donne, le compagne venissero strumentalizzate per riequilibri di tipo correntizio, com’è stato in passato addirittura per la scelta dei portavoce.
Emendamento Organizzazione 3
Se sulle discussioni di linea politica i Giovani Comunisti sembrano riproporre pari pari le dinamiche del partito, sulla prassi GC e PRC sono del tutto sconnessi.
I giovani dunque dovrebbero essere in grado di riappropriarsi del ruolo storico che gli spetta, di essere la punta più avanzata dell’organizzazione rivoluzionaria. Il caso di Rifondazione è unico nel suo genere dal momento che la giovanile si è per molto tempo collocata alla destra del partito. Questa triste peculiarità non è una sventura divina ma è figlia del tipo di organizzazione assunta dal partito: la vitalità e l’impeto che caratterizza i giovani infatti piuttosto che manifestarsi attraverso l’estremismo politico (di cui non voglio fare l’esaltazione, ma non è un caso che da Lenin venga definito malattia infantile) si è manifestato nella forma dell’estremismo fideistico come dimostra il caso esemplare di Simone Oggionni e dei giovani della sua corrente che si sono mostrati infinitamente più destri e opportunisti di Grassi. Per quanto riguarda la prassi è giunto il momento che i giovani e gli adulti mettano vicendevolmente in comunione pratiche, modalità e competenze, innescando un processo di rinnovamento del partito tutto.
Emendamento Organizzazione 4
Su questo emendamento bisogna chiarire alcuni punti. Sicuramente però non è necessario per quel che riguarda la facoltà, da parte del coordinatore o dei portavoce, di sciogliere la giovanile, poiché è evidente a chiunque non soffra di allucinazioni visive che non esiste alcuna frase in tal senso, anzi è scritto esattamente il contrario: il coordinatore nazionale dei Giovani Comunisti, (o i due Portavoce), stimolato dagli organi dirigenti dell’organizzazione, in particolare dal coordinamento nazionale, o stimolato da più richieste territoriali dovrà indire una consultazione degli iscritti. La scelta di introdurre questo argomento deriva dal fatto che più volte Anna Belligero (e non solo), ci ha raccontato dei numerosi tentativi da parti di Simone Oggionni di sciogliere arbitrariamente la giovanile.
È opportuno specificare che nell’emendamento non si parla del diritto dei giovani a prendere decisioni contro il partito, ma del diritto dei giovani di esprimere il loro parere sulle decisioni cruciali che prenderà in futuro il partito.
Conclusioni
Non ho commentato gli emendamenti che non ho contribuito direttamente a elaborare ma non significa nella maniera più assoluta che non li condivida (anzi condivido la grande maggioranza di essi)
Mi auguro fortemente che tutti siano consapevoli del fatto che le critiche mosse in questo articolo alla passata dirigenza, alla commissione e ad alcuni compagni non siano attacchi personali ma considerazioni politiche e che quale che sia l’esito della conferenza (rispetto alla linea politica, agli emendamenti, al gruppo dirigente) è necessario che tutti quanti, nella massima libertà di discussione politica, lottiamo uniti per il raggiungimento di quell’obiettivo, che poi è lo stesso per me, per Nicola Comanzo, per Anna Belligero, per Marco Nebuloni, per Filippo Vergassola, per Rossella Puca, per Simone Gimona, per altri mille compagni, ovvero la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e il raggiungimento della felicità universale. Confrontiamoci anche nella maniera più aspra, discutiamo nella massima libertà ma dopo la conferenza chiudiamo con il passato e guardiamo avanti a quello che saranno i nuovi Giovani Comunisti, senza recriminare più niente a nessuno. Non un passo indietro!
SIMONE DI CESARE
Giovani Comunisti Roma
18 ottobre 2015