Abbiamo dedicato la V conferenza dei/ delle Giovani Comunisti/e a un gigante del secolo breve, Pietro Ingrao. Nonostante questo la sua figura ha trovato poco spazio all’interno della nostra tribuna congressuale. Ci stiamo dividendo su questioni importanti, almeno così dicono. Devo confessarvi che non mi hanno convinto. Troppe semplificazioni che non riescono a permearsi con la realtà ponendoci sempre più distanti sia dalla nostra generazione sia dalle nostre classi di riferimento. Usando le parole di Ingrao durante il XIX congresso del PCI, questo scontro ci dice “poco sulla strategia reale che incida sulla fase e sui contenuti nuovi del conflitto”.
Mi sarei aspettato che un organizzazione che rischia o rischiava l’estinzione, declinasse meglio il tema dell’unità.
Ho apprezzato il grande sforzo di un documento unitario, che nelle sue proposte ha fatto avanzare idee anche innovative. Invece a malincuore ho appreso della corsa alla pratica degli “emendamenti” per creare dei distinguo e forse per usare nuovamente la giovanile come terreno di lotta politica contro l’attuale classe dirigente del partito. Alcuni emendamenti anche se scritti con la bontà di alcuni compagni sono andati a sommarsi a quelli che hanno un retroterra diverso. La cosa triste è che non vi sono più quei temi di “grande portata”, quel “dissenso” che doveva essere alimentato per arricchire il dibattito, invece è la stessa storia di presunte “correnti che riproducono il potere dei capi” come spesso il compagno Ingrao denunciava.
Sgombro il campo da vuoti attacchi e mi dichiaro non all’altezza per questa fase, non sono in grado di discutere con un operaio e convincerlo che oltre l’indignazione e alla rabbia occorre partecipare alla vita democratica del paese. Parlando di partecipazione non intendo solo il semplice e debole voto, ma partecipare alla lotta di classe, per contrapporsi a quella eseguita oggi dai padroni siano essi industriali, finanzieri e politici borghesi.
Per queste ragioni sono salito sulle spalle del compagno Ingrao. Ho visto le stesse cose che vedevo prima ma da prospettive diverse e alcune nuove per me inimmaginabili. Ho avvertito la forza di un leone mai domato alla cultura borghese e alla sua evoluzione. Segno di questa forza lo diede nel 2012 rispondendo ad “Indignatevi” di Hessel, con “Indignarsi non basta”. Persino una figura autorevole come Hessel, sentendosi bacchettato, risponderà cercando di rimediare rivolgendosi al proprio pubblico con “Impegnatevi”.
Lo scenario in cui muoviamo le nostre energie non è dei migliori, ma come comuniste e comuniste non possiamo ritirarci dalla pretesa della luna, e dalla lotta per un mondo migliore. Mi auguro che da questa conferenza esca un gruppo dirigente capace di superare certe pratiche e logiche, che lavori unitariamente per dotarsi di una dimensione politica, che sappia alimentare il dissenso sia esterno sia interno. Nel ricordo del compagno Ingrao dobbiamo, come lui, essere capaci di stare dentro le grandi lotte e contraddizioni che via via incontreremo. Dobbiamo tornare a stare nel “gorgo” ripartendo anche come minoranza ma mai minoritari o sconfitti.
ANTIMO CARO ESPOSITO
Giovani Comunisti/e Napoli
22 ottobre 2015