L’innovazione più magica dell’app economy è rendere le lavoratrici da cui dipende pressoché invisibili.
Andrew Norman Wilson è stato licenziato dal suo lavoro a progetto per Google per aver interagito con quella che lui ha definito una diversa “classe di lavoratori ”. Li aveva visti per mesi uscire dall’edificio di uffici adiacente al suo. Ogni giorno uscivano alle 2 del pomeriggio (più tardi avrebbe saputo che il loro turno cominciava alle 4 del mattino). “Venivano appositamente tenuti separati. Avevano dei cartellini gialli che precludevano l’accesso a ogni edificio tranne il loro” ha dichiarato Wilson.
Erano per la maggior parte neri e nere, ispanici e ispaniche- una visione rara nel campus quasi del tutto bianco di Google. Lavoravano per ScanOps, la squadra che ha affrontato lo scrupoloso lavoro di scansione dei testi che costituiscono Google Books. Incuriosito, Wilson ha provato a intervistarne alcuni. È riuscito ad ottenere pochi minuti di registrazione prima di essere scoperto dalle guardie della sicurezza di Google. È stato licenziato poco dopo.
Ovviamente i libri non si digitalizzano da soli. Mani umane devono scansionare individualmente i libri, aprire le copertine e girare le pagine. Ma quando Google promuove il suo progetto – un database di “milioni di libri provenienti da librerie e editori di tutto il mondo”- mette in primo piano la tecnologia, la funzione di ricerca e l’esteso catalogo virtuale. I lavoratori e le lavoratrici sono cancellati dalla narrazione, anche se fruiamo direttamente del loro lavoro quando consultiamo Google Books.
C’è una tradizione di esseri umani che posano come macchine chiamata “Turco meccanico”. Tale tradizione prende il nome dalla macchina per il gioco degli scacchi “Automaton”. Presentato in Austria nel 1770, l’Automaton sembrava un robot vestito con un costume orientale (da qui il “turco”). Ma, in realtà, nella macchina era nascosta una persona che muoveva i pezzi degli scacchi con delle calamite. Dietro la scacchiera erano rannicchiati i migliori maestri di scacchi dell’epoca.
Un po’ come l’uomo che infila un campione di scacchi in una gabbia oscura al fine di essere celebrato per aver “inventato” la gabbia, Amazon ha costruito un’enorme rete di lavoratori e lavoratrici informali di internet il cui lavoro aiuta i programmatori e gli innovatori tecnologici a sembrare geniali. Il suo programma “Turco Meccanico”, che prende il nome dall’attrazione del 18esimo secolo, assume persone per svolgere un lavoro invisibile online- un lavoro che fa sembrare impeccabile il software delle sue aziende committenti. L’Amministratore Delegato di Amazon, Jeff Bezos, la chiama “intelligenza artificiale-artificiale”.
Il programma Turco Meccanico di Amazon è una piazza di mercato che consente alle aziende di pubblicare annunci di lavoro a cui chiunque può rispondere. Riguardano compiti che risultano tanto facili per le persone, quanto difficili da programmare su un computer affinché li svolga: trascrivere accuratamente un testo da una registrazione, riconoscere la qualità o il tono di un brano scritto, identificare ciò che è raffigurato in una foto. Amazon li chiama “compiti di intelligenza umana”. Il 90% dei compiti di intelligenza umana ha una paga inferiore ai 10 centesimi di dollaro per compito.
Questo “crowdworking” esiste in una zona grigia della legge. Mentre ai lavoratori e alle lavoratrici viene richiesto di dichiarare il loro reddito derivante da questo lavoro per le tasse, i datori di lavoro non sono tenuti a pagare i contributi o gli straordinari né a onorare il salario minimo. Il New York Times afferma che i lavoratori del Turco Meccanico di Amazon guadagnano in media da 1.20 a 5 dollari all’ora. Questione ancora più controversa, i Termini di Servizio consentono ai datori di lavoro di “accettare” o “rifiutare” il lavoro dopo averlo ricevuto senza fornire motivazioni. L’azienda può utilizzare il lavoro svolto dopo averlo “rifiutato”, ma al lavoratore viene negata la paga e viene abbassata la valutazione online, rendendogli più difficile ottenere commissioni future sul sito.
Ma la struttura legale del Turco Meccanico è tale che Amazon può far finta di non avere colpe rispetto a quest’incredibile squilibrio di poteri. Siccome l’azienda è solo una “piazza di mercato”, Amazon dichiara che “non è responsabile delle azioni di un Richiedente”, perché sta solo fornendo “l’uso di uno strumento di pagamento nel facilitare le transazioni tra Richiedenti e Fornitori”.
Gli imprenditori della tecnologia sono ben consci della dinamica di potere asimmetrico creata da questa situazione. “Prima di internet, sarebbe stato davvero difficile trovare qualcuno, farlo sedere per dieci minuti e farlo lavorare per te, per poi licenziarlo dopo quei dieci minuti. Ma, con la tecnologia, lo puoi effettivamente trovare, pagare quei pochi spiccioli e poi sbarazzartene quando non ti serve più” ha affermato Lukas Biewald, Amministratore Delegato del sito CrowdFlower, in una citazione virgolettata su The Nation.
La forza-lavoro a progetto costituisce in gran parte il motore della Silicon Valley. Il New York Magazine afferma che aziende come Lyft, Uber, Homejoy, Handy, Postmates, Spoonrocket, TaskRabbit, DoorDash, Washio inquadrano i loro lavoratori come a progetto anziché come dipendenti. Questo crea notevoli benefici finanziari alle aziende: consente loro di evitare l’assistenza e il salario minimo, per non parlare delle pensioni o dell’assegno di disoccupazione , mentre obbligano i dipendenti a pagare per le necessarie spese d’impresa (per esempio, la macchina di un autista di Uber). Questo dà inoltre enormi vantaggi legali: dichiarando di essere solo una “piazza di mercato”, il servizio può negare tutte le responsabilità legali per il comportamento dei suoi committenti-dipendenti, permettendo loro di ignorare le leggi sul lavoro e la sicurezza e potenzialmente salvandoli da milioni di cause sulla loro responsabilità individuale.
Ma, in maniera cruciale, queste app non prosperano per i loro prezzi bassi- il “risparmio” delle start-up generalmente non ricade sui clienti nella forma di costi drammaticamente più bassi. Invece, l’attrattiva di app come Uber è che chiunque abbia uno smartphone può spingere un bottone e avere un autista. Spingi un bottone e il pranzo è pronto, i fiori sono inviati a destinazione, il bucato è fatto, la casa viene pulita. È come una magia.
È esattamente la sensazione di magia- la gratificazione immediata del desiderio soddisfatto nel preciso momento in cui esso emerge- la cosa attorno alla quale le app fanno marketing su loro stesse. L’intero discorso che circonda l’app economy è incentrato sulla facilità eccitante raggiunta dall’efficienza dell’alta tecnologia: le app vendono la magia, ciò che le distingue dalle modalità d’acquisto tradizionali. Perché altrimenti il cliente sta solo chiamando un taxi, comprando cibo, ingaggiando qualcuno che gli faccia le pulizie.
È come una magia, ma non è una magia. La magia si basa sul lavoro brutalmente sottopagato e informalizzato. Spingi un bottone e un essere umano viene smistato per svolgere un lavoro subalterno. Spingi un bottone e un lavoratore a progetto, senza gli stessi diritti e protezioni di un dipendente, entra in azione. Il Turco Meccanico di Amazon è semplicemente la manifestazione più letterale e ovvia di questa tendenza. Il vero trucco di magia è far scomparire il lavoratore.
Chi sono esattamente i lavoratori che spariscono? E, se essi fossero gli stessi lavoratori che storicamente hanno svolto un lavoro invisibile e sottostimato, cosa ci direbbe questo dell’”innovatività” dell’app economy?
È molto difficile ottenere statistiche accurate sulla forza-lavoro precaria nell’industria della tecnologia, poiché le aziende di quel settore non sono esattamente disponibili. Ma ancora più difficile è fare ricerca sulla demografia dei lavoratori del Turco Meccanico, perché essi sono decentralizzati e anonimi. Nel 2010, il professore della New York University Panos Ipeirotis ha condotto uno studio prezioso per valutare la forza-lavoro del Turco Meccanico di Amazon. Ipeirotis ha scoperto che quasi la metà della forza-lavoro è statunitense (in realtà, la percentuale di statunitensi su quel sito è cresciuta significativamente dall’ultimo studio di Ipeirotis. Amazon ha cambiato i Termini di Servizio, richiedendo l’accertamento dell’identità dei lavoratori, cosa che ha escluso molti lavoratori indiani, i quali non potevano consegnare una documentazione valida).
Questo rovescia un’argomentazione comunemente usata dai difensori dell’azienda, i quali affermano che dieci centesimi a compito o un dollaro e venti all’ora sono cifre notevoli in paesi come il Pakistan o l’India.
Ma i lavoratori avrebbero più soldi senza quel sito? Con questa domanda Ipeirotis ha ribattuto quando gli ho chiesto dei bassi salari e dalla mancanza di potere dei lavoratori del Turco Meccanico. Le persone stanno su quel sito “volontariamente” – tanto quanto il capitalismo consente a chiunque di lavorare “volontariamente”. I lavoratori sono liberi di lasciare il sito. I lavoratori del sito tendono ad essere americani. Tendono ad essere giovani. Molti devono dare assistenza a bambini e anziani e quindi traggono beneficio dal lavoro da casa. E tendono ad essere donne.
Ipeirotis ha riscontrato che il 70% dei lavoratori del Turco Meccanico sono donne. Che sorpresa! I lavori di basso prestigio, invisibili e poco pagati su internet sono occupati dalle donne! Le donne forniscono la manodopera dietro le quinte che viene camuffata come lavoro dei computer, un lavoro poco attraente trasformato in un’apparente perfezione algoritmica.
Infatti, oltre a fare semplicemente ciò che i computer non possono fare, le lavoratrici del Turco Meccanico in realtà migliorano i computer. Quando una lavoratrice lavora ad un progetto, crea una serie di dati dai quali il computer può poi imparare. “I computer documentano i segnali generati dagli umani. Possono usare questi dati per cominciare ad imparare. Gli algoritmi dei computer vengono generati da dati creati dai lavoratori del Turco Meccanico di Amazon”, ha affermato Ipeirotis.
Basandosi sul dati forniti dalle lavoratrici del “Turco meccanico”, i computer hanno migliorato incredibilmente negli ultimi anni le loro funzioni di riconoscimento facciale, traduzione e trascrizione. Questi erano compiti che un tempo si pensava fossero impossibili da svolgere accuratamente dai computer. Ciò vuol dire che i lavoratori del Turco Meccanico (in gran parte donne) insegnano ai computer a fare ciò che gli ingegneri (in gran parte uomini) non sanno insegnare loro. Mentre l’intera industria della tecnologia ha enormi disparità di genere, il gender gap è particolarmente pronunciato quando guardiamo specificamente ai comparti più prestigiosi. Per esempio, Facebook è per il 69% al maschile, mentre il suo staff tecnico lo è all’85%. Google in tutto è per il 70% al maschile, il suo staff tecnico all’83%. Twitter è per il 70% al maschile, lo staff tecnico al 90%.
Le lavoratrici del Turco Meccanico si ricollegano alle computatrici che le hanno precedute. Prima che la parola “computer” arrivasse a descrivere una macchina, essa rappresentava il nome di un lavoro. David Skinner ha scritto in The New Atlantis:”Il calcolo era pensato come un lavoro femminile e si presupponeva che i computatori fossero donne”. Le matematiche si dedicavano a lavori di calcolo come alternativa all’insegnamento e spesso venivano ingaggiate al posto degli uomini perché richiedevano una frazione della paga di un uomo con un livello d’istruzione simile.
Sebbene Ada Lovelace stia finalmente ottenendo qualche riconoscimento quasi duecento anni dopo aver scritto il primo algoritmo, le donne che hanno prodotto avanzamenti nella scienza matematica e informatica sono state largamente ignorate. Quando gli scienziati uomini dell’Università della Pennsylvania hanno inventato l’Electronic and Numerical Integrator and Computer (ENIAC), il primo calcolatore elettronico (che avrebbe di conseguenza sostituito le computatrici nel loro lavoro), le donne hanno risolto i bug della macchina e l’hanno programmata. Quando queste prime programmatrici mostrarono tale macchina all’esercito, furono scambiate per modelle assunte per posare con fascino accanto alla nuova invenzione.
Nel momento in cui i computer si stavano gradualmente affermando, i matematici misuravano i tempi di calcolo in “ore-ragazza” e la potenza di calcolo in “kilo-ragazze”. Lo stesso computer è un oggetto femminilizzato. La storia del computer è la storia della manodopera femminile sottostimata nascosta dalla “tecnologia”, uno schermo (schermo in senso letterale) eretto da geni maschi.
La Silicon Valley è davvero un mondo per uomini. Gli uomini hanno grandi idee. Gli uomini programmano. Gli uomini attraggono investimenti. Gli uomini fondano le start-up. Gli uomini creano lavoro. Gli uomini assumono altri uomini. Gli uomini sono i prossimi Steve Jobs, gli innovatori, gli inventori, i rivoluzionari. Ma le donne completano quei compiti che gli uomini non sono riusciti ancora a far fare ai computer, programmandoli, i compiti che rendono il loro “genio” e la loro “innovazione” possibile. E lo fanno per due spiccioli.
SHAWN WEN
pubblicato su The New Inquiry (http://thenewinquiry.com/essays/the-ladies-vanish/)
Traduzione di Silvia Conca