Si può dire che la politica è guerra senza spargimento di sangue e la guerra è politica con spargimento di sangue.
Mao Tse Tung
La storia della Francia sintetizza a grandi linee la storia dell’ Occidente moderno. Da Carlo Magno alla Rivoluzione francese, da Napoleone al 68 parigino, la Francia ha rappresentato l’Avanguardia di tutti i grandi cambiamenti che hanno forgiato ed influenzato la formazione degli stati europei. Un ruolo che, come gli avvenimenti dell’ultimo mese ci hanno dimostrato, la Francia non ha perso.
Sono già state elaborate in questi giorni analisi che hanno sottolineato come l’islamismo radicale, da un lato, e il Front National dall’altro, non siano altro che il frutto avvelenato dell’abbandono e del degrado delle periferie francesi; della deindustrializzazione e dell’esclusione sociale che ha colpito stranieri (pure se di terza generazione) e autoctoni; delle politiche di austerità che hanno portato le persone e i popoli alla ricerca di soluzioni semplicistiche e definitive come quella dello scontro di civiltà, e via con facili (quanto liberatorie) accuse, autoaccuse e pentimenti. In questo panorama di analisi e controanalisi prodotte in larga parte dalle stesse sinistre che non sono più in grado di intercettare nessun tipo di consenso o di fornire risposte puntuali, ci troviamo schiacciati tra chi individua le debolezze nelle proposte di una sinistra moderata o di chi, al contrario produce discorsi politici incomprensibili, distanti dalle persone che si vogliono rappresentare ecc.
Tali analisi non possono che considerarsi parziali, se non si tiene adeguatamente in conto il background (culturale?) che da almeno 25 anni caratterizza le discussioni “politiche” del mondo occidentale, ovvero dello scontro tra politica e post- politica, ove quest’ultima è la tecnica che lascia dietro di sé le vecchie lotte ideologiche per concentrarsi sulla sola gestione e amministrazione, mentre la politica riguarda movimenti di cambiamento/emancipazione dall’attuale stato di cose presenti e ha come base le passioni e i valori con un concreto contenuto positivo. Ed è proprio quest’ultima opzione ideologica che, oggi, in Francia, nella dicotomia tra islamismo e frontismo, sta avendo la meglio, vincendo la battaglia delle idee. L’impotenza di coloro che hanno governato l’esistente, in maniera efficiente o inefficiente che sia, è evidente nel confronto con coloro che, attraverso le passioni, le identità, i valori forti e positivi, riescono a ottenere mobilitazione e consensi, sia pure verso morte, odio ed esclusione.
Se la politica è stata nel novecento occidentale prerogativa dei comunisti, della sinistra e dei progressisti, oggi il campo è stato malamente abbandonato a favore della destra religiosa e/o laica. Questo ci dovrebbe imporre di ripensare, in tempi di crisi, tutte le categorie che hanno caratterizzato l’analisi della c.d. Post-modernità: il mondo occidentale come “post-moderno” la società come liquida, caratterizzata da relazioni fluide e influenzata da un pensiero debole basato perlopiù sulla tolleranza dell’altro e, in definitiva, l’eliminazione di ogni carattere di emancipazione positivo e radicale. E mentre analizzavamo, categorizzavamo, appellavamo alla razionalità delle anime belle abbiamo abbandonato la politica a chi è stato invece in grado di aggregare intorno ad identità definite e ad obiettivi reali i nostri popoli.
Il ventunesimo secolo ci ha restituito sì una società fluida, ma paragonabile ad un fluido non newtoniano (l’acqua e la fecola di patate con cui giocavamo da bambini), liquido in apparenza e in assenza di stimoli, ma che spinto da una giusta forza si comporta come un solido. La giusta forza applicata dalle idee di supremazia delle identità come forza di ribellione all’attuale sistema politico che caratterizza il capitalismo, tecnico e post-politico, sull’aggregazione della società, è evidente in Francia e lo sarà presto in tutta Europa.
E’ già tardi per invertire il corso della storia. Non possiamo però continuare ad esimerci dalla riappropriazione di obiettivi dal forte valore evocativo ed emancipatorio, gli unici in grado di creare la giusta spinta per rapprendere effettivamente una società così frastagliata. E’ necessario un motore, anche pre-politico, delle nostre analisi ed azioni politiche. Recuperare come scopi i concetti di libertà ed uguaglianza, riportarli alla radicalità della loro universalità, è l’unico puntello che possiamo contrapporre al dilagare delle destre in Occidente e nell’area Mediterranea. Abbandonare ogni tipo di risposta tecnica e tecnicista al problema dell’aggregazione delle persone, perché solo combattendo sullo stesso campo dei nostri nemici possiamo pensare di avere possibilità di vittoria.
CLAUDIA CANDELORO
Portavoce nazionale giovani comunisti/e