I testi degli Odg approvati al coordinamento nazionale svoltosi a Roma lo scorso 16/17 gennaio 2016:
DOCUMENTO DI INDIRIZZO STRATEGICO DEI GIOVANI COMUNISTI: PRATICARE LA ROTTURA, ROVESCIARE IL PRESENTE
È difficile riassumere ed esprimere in poche parole quello che dovrà essere l’indirizzo politico dei Giovani Comunisti/e nei prossimi anni e certamente molto dipenderà dagli input che giungeranno dai territori, nonché pure da elementi esterni ad ora non prevedibili. Tuttavia vogliamo rifuggire dal navigare a vista che ha caratterizzato questi ultimi anni senza una nostra autonoma iniziativa politica: intendiamo articolare una serie di proposte, essere portatori di un punto di vista e di una volontà politica, con la flessibilità necessaria per affinare gli stessi secondo le esperienze che emergeranno dal conflitto reale. Visto che, come Giovani Comuniste/i, riteniamo la registrazione e la comprensione della realtà il più importante metodo di analisi ed elaborazione politica, invitiamo a prendere il presente documento come un indirizzo di massima da riempire e correggere di volta in volta con tutto l’entusiasmo e tutte le esperienze di vita delle quali i giovani compagni sono portatori. Il Documento congressuale nazionale – “Vogliamo la Luna – niente da perdere, tutto da conquistare” e il Documento finale della Conferenza offrono comunque una serie di precise linee di azione su cui è utile e doveroso partire per progettare la prassi futura dell’organizzazione.
È indubbio però che la Conferenza non abbia ancora saputo esprimere compiutamente finora, attraverso un documento politico, il dibattito emerso a Roma il 24-25 ottobre 2015, nonché rispondere alle proposte di emendamenti (al precedente documento congressuale) che avevano ricevuto diffusi riscontri nei territori. Si prenda quindi il presente documento come un indirizzo strategico che va anche a colmare alcune di queste lacune. Il primo responsabile di garantirne l’attuazione sarà il nuovo esecutivo nazionale, che proponiamo sia formato esclusivamente sulla base delle competenze che ciascun dirigente può effettivamente mettere a disposizione dell’organizzazione.
Il mandato di questo coordinamento si pone in netta discontinuità con un passato recente il cui bilancio totalmente negativo è stato ampiamente esplicitato nella nostra conferenza e rispetto a cui vogliamo praticare una netta rottura, rifondando l’organizzazione su basi nuove. Di rottura deve tornare a essere anche la nostra lettura e il nostro atteggiamento verso la realtà, dopo esserci troppo a lungo soffermati a commentare il presente senza una seria aspirazione a rovesciarlo. Dunque occorre una discontinuità di metodo e di merito, nel funzionamento interno e nell’attività esterna.
Rivendichiamo la scelta, finalmente, di costruire i gruppi dirigenti secondo un criterio di valorizzazione dei migliori quadri formatisi nell’attività territoriale, piuttosto che sulla base di fedeltà al capo-corrente. Intendiamo rompere una volta per tutte gli schemi di correntismo e frazionismo che ci hanno a lungo ingabbiato: per questo è indispensabile che ogni iscritta o iscritto siano politicamente vincolati alle decisioni collettive che siano state assunte democraticamente e nelle sedi a ciò deputate, in un dibattito finalmente liberato dalle manovre di area.
Reputiamo improcrastinabile un riposizionamento critico sui temi dell’Euro e dell’Europa, riconoscendone la natura di gabbie irriformabili, di gioghi da spezzare, intrisi a fondo della visione liberista che ha ispirato i Trattati, in contrasto con le stesse conquiste del costituzionalismo europeo novecentesco. Il NO a questa Europa non significa chiudersi nei recinti nazionali, ma vogliamo accompagnare la rivendicazione del recupero di una sovranità nazionale democratica alla pratica di un reale internazionalismo proletario e di un’unità d’intenti con le organizzazioni sorelle nel continente e nel mondo, perché unica è la lotta di tutti gli sfruttati del pianeta, della nuova generazione di dannati della Terra. A tal riguardo riteniamo prioritario ristabilire i contatti con tutte le organizzazioni appartenenti alla Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (WFDY), e nello specifico con le giovanili delle realtà comuniste, anticapitaliste e progressiste europee, con particolare priorità a quelle appartenenti al gruppo GUE/NGL, nonché instaurare dei contatti con ogni realtà giovanile comunista italiana e non, appartenenti ad altri movimenti ed organizzazioni politiche.
Avanziamo un’accorata critica a un processo costituente della sinistra che ancora una volta parte dalle forme e non dai contenuti, da accordi di vertice in trattative poco trasparenti piuttosto che dall’unità nelle lotte, e che nello sforzo di tenere insieme posizioni disparate smorza la radicalità della critica a un sistema iniquo e marcescente, lasciando il ruolo di suoi più accaniti oppositori a forze populiste dall’ispirazione ambigua o apertamente reazionaria. Non temiamo la prova dei fatti; anzi, la nostra idea di unità parte proprio dal conflitto reale e dalla possibilità di un avanzamento dei rapporti di classe in favore delle classi subalterne, da lungo tempo sotto attacco e in arretramento. La nostra natura di organizzazione giovanile rende necessario circoscrivere le priorità di intervento alle questioni che riguardano la nostra generazione; ma vogliamo contaminare di questo nuovo corso dei GC il Partito intero, portandovi una ventata di radicalizzazione e di rinnovamento e ravvivando il confronto in quella comune casa delle comuniste e dei comunisti che è il PRC, avvertendo il bisogno di osare insieme per tornare ad avanzare. Riteniamo inoltre che tale progetto della costituente della sinistra metta a rischio la tenuta e l’esistenza di un’organizzazione comunista autonoma e quindi anche della relativa organizzazione giovanile: per questo motivo disapproviamo con decisione tale operazione politicista.
Intendiamo fare della precarietà lavorativa in ambito giovanile il primo oggetto della nostra offensiva. Per questo, in un momento in cui già si parla diffusamente di proposte referendarie contro i provvedimenti più antipopolari degli ultimi governi delle larghe intese, è nostra volontà radicalizzare la battaglia andando a colpire elementi centrali dell’attuale assetto capitalistico, in concreto elaborando dei quesiti di abrogazione delle principali norme che consentono e incoraggiano forme di lavoro precario, con lo scopo di riportare la questione sociale e il disagio giovanile al centro di una discussione politica sempre più autoreferenziale. È una proposta molto impegnativa, su cui chiediamo un reale sforzo del Partito intero, di cui conosciamo le difficoltà attuali ma a cui una campagna di questa portata potrebbe giovare molto, in termini di visibilità, adesioni e rinnovamento; il recente fallimento della raccolta di firme di alcuni settori della sinistra e i passati fallimenti di unioni politiche ai soli fini elettoralistici ci spingono inoltre a rifuggire da ogni settarismo e a cercare il massimo allargamento del fronte referendario a realtà politiche, sociali, sindacali e di movimento, per sperimentare un’effettiva unità delle forze progressiste su temi concreti e in grado di produrre un effettivo avanzamento dei rapporti di classe, piuttosto che su alchimie dall’aspetto opaco. Si dà mandato all’esecutivo nazionale di avviare, di concerto col Partito, l’elaborazione dei quesiti referendari, avvalendosi dell’esperienza di giuristi progressisti esperti della materia, nonché di cercare le più ampie convergenze per l’avvio della raccolta di firme.
Predisporremo inoltre una piattaforma di lotta per la riappropriazione del salario nelle sue diverse forme e riteniamo prioritario rimettere al centro della proposta politica quella della gestione collettiva, democratica e proletaria dei luoghi di lavoro, coniugando il messaggio della priorità di una proprietà popolare e sociale all’applicazione concreta dello slogan “lavorare meno, lavorare tutti”, la cui attualità e fattibilità è mostrata dalla sua recente applicazione, pur moderata, nella realtà capitalista di stampo socialdemocratico della Svezia. L’esempio della Svezia rimane, infatti, inadeguato per la sua irriducibile volontà di riformare, e non spezzare, i rapporti di produzione capitalistici. A tal riguardo ribadiamo la necessità di poter costruire il socialismo solo a seguito di un processo che preveda la presa del potere da parte dell’organizzazione comunista e delle classi subalterne da essa rappresentate.
Un’altra grande piaga che affligge la nostra generazione sta nella negazione sistematica del diritto allo studio per tutte e tutti, pur costituzionalmente sancito. A tal proposito occorre elaborare un programma nazionale che coniughi la concretezza – riassumendo in una chiara formulazione rivendicazioni immediatamente comprensibili ad ogni studente non abbiente in quanto strettamente concernenti i suoi interessi materiali – con la radicalità – esplicitando al singolo studente che la sua emancipazione non può che passare per la rottura del sistema, del suo paradigma e dei suoi vincoli. Si dà mandato all’esecutivo nazionale di elaborare, entro e non oltre la prossima riunione del coordinamento, anche accogliendo i suggerimenti emersi dal recente dibattito congressuale, un unico programma con le nostre rivendicazioni in tema di diritto allo studio, spendibile in tutto il territorio nazionale, nonché di ricavare da esso due o tre specifiche campagne prioritarie da mettere a disposizione di tutti i territori, in modo che ciascun gruppo locale ne possa attivare almeno una, scelta secondo le specificità della situazione. L’esecutivo presenterà proposte anche sugli strumenti operativi e organizzativi necessari per l’efficace e uniforme attuazione delle dette campagne e per la loro massima visibilità, nonché cercherà sulle stesse convergenze più ampie con organizzazioni sindacali e di movimento.
L’antifascismo richiede anche in ambito giovanile un triplice approccio, che sia al tempo stesso culturale, sociale e militante, ognuno dei tre implicando strettamente gli altri due ed essendo da solo inefficace. Esistono a questo proposito molte e valide esperienze a livello territoriale, a cui ispirarsi e rispetto a cui è necessario assicurare un’uniforme e coordinata azione. Il referente individuato per farsi carico della tematica dovrà anche curare la formazione di una capillare rete interna di scambio di informazioni all’interno dei GC, in stretto coordinamento con il Partito e con le reti di controinformazione già esistenti a livello italiano e internazionale. Si curerà inoltre l’istituzione di un servizio d’ordine e di autotutela per garantire l’agibilità militante dei Giovani Comunisti in ogni occasione, con particolare riguardo alle manifestazioni più delicate.
Per poter svolgere questi compiti e gli altri che ci siamo posti nei documenti congressuali occorre partire dalle lotte sociali ed economiche presenti nel Paese, costruendole laddove non siano presenti, con particolare precedenza per noi ai settori del lavoro e dell’istruzione. In tal senso diventa urgente ristrutturare la nostra organizzazione dandole, ovunque sia possibile, le caratteristiche di un soggetto rivoluzionario d’avanguardia marxista e leninista che sia in grado di costruire partecipazione, conflitto e consenso anzitutto attraverso l’adesione militante e non meramente su un piano culturale ed elettoralistico. Per tale scopo è improcrastinabile un’ attività di formazione, che sia continuata nel tempo, sia dei quadri dirigenti che di tutti i tesserati GC della base.
Tutto ciò va fatto senza scadere nello spontaneismo, bensì attraverso una pianificazione della nostra azione politica, né volendo imporre una linea dogmatica e settaria, bensì articolando un’analisi elaborata della società e delle sue strutture e sovrastrutture, oltre che una strategia di demistificazione delle menzogne propagandistiche dettate dall’ideologia del Capitale. A partire da tali analisi la prassi deve essere orientata alla ricerca di un rapporto dialettico con i settori più avanzati e coscienti delle varie realtà sociali e politiche. Con tale approccio riteniamo di dover concretizzare i programmi e i piani d’azione contenuti nei documenti politici congressuali sulle tematiche più varie: lavoro giovanile e precarietà, diritto allo studio, antifascismo/antirazzismo, questione di genere/LGBTQI, pratiche sociali, ambiente/beni comuni, antimafia sociale, casa. Per poter coordinare e socializzare al meglio tali pratiche e metodologie, il Coordinamento Nazionale esprime la necessità di agire al più presto attraverso una riforma operativa della stessa organizzazione, mettendo in pratica quanto emerso per i settori della comunicazione e della formazione.
Firmatari
Riccardo Gandini
RIORGANIZZAZIONE REGIONALE
Cari compagni e care compagne,
all’indomani della V conferenza nazionale dei-delle Giovani Comunisti-e tenendo conto della relazione introduttiva del portavoce nazionale, partendo dalla volontà di rilanciare l’organizzazione dal lavoro sui territori emergeva la richiestà di dotarsi di una struttura regionale che vada a coordinare e organizzare le attività.
Tenuto conto della necessità è stato richiesto parere al CNG, il quale ha evidenziato la necessita’ che per avviare la fase congressuali occorre attendere i dati del tesseramento 2015.
Per velocizzare i lavori, i coordinatori provinciali che ritengono opportuno dotarsi della struttura regionale sono invitati a contattare i coordinatori nazionali e l’esecutivo nella seconda settimana di marzo per avviare un primo lavoro.
La proposta è che l’esecutivo, prendendo atto delle profonde differenze sia strutturali che organizzative che caratterizzano le diverse regioni d’Italia, elabori una proposta organizzativa che caratterizzi il livello regionale, cercando un’ omogeneità che tenga conto delle differenze, rispetto ai livelli provinciali, per evitare che esso diventi solo una moltiplicazione di quadri, ma che invece sia utile al rilancio della nostra organizzazione e alla ricreazione dell’organizzazione nei territori dove oggi siamo assenti.
Firmatari
Andrea Ferroni
Claudia Candeloro
PER L’AVANZAMENTO DEI DIRITTI!
Le giovani comuniste e i giovani comunisti sostengono le battaglie che il movimento lgbtqi sta portando avanti in Italia per il riconoscimento delle coppie e delle famiglie queer. In un quadro di forte arretramento culturale, con una massiccia presenza e influenza della Chiesa Cattolica, è sempre più distante l’orizzonte di uno stato laico, che garantisca i diritti fondamentali di tutte e di tutti, come affermato dall’art.2 della Costituzione “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”.
In questa panoramica, si inseriscono quindi le battaglie del movimento lgbtqi atte a riconoscere piena dignità e pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Con questo, prendiamo atto delle criticità insite nell’aspra discussione per l’approvazione del DDL Cirinnà, un progetto già in partenza insufficiente e parziale che affronta solo una minima parte delle problematiche che separano le coppie same sex dal pieno godimento dei propri diritti. Il rischio è che tale disegno di legge non rappresenti un primo passo verso l’uguaglianza completa, ma un compromesso al ribasso con le forze reazionarie e clericali sulla pelle delle persone lgbtqi capace di arrestare ogni avanzamento futuro.
L’Arcigay lancia per il 23 gennaio in tutte le piazze d’Italia mobilitazioni per il riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso, per l’uguaglianza di tutte e di tutti. Come giovani comuniste e giovani comunisti ci impegneremo quindi ad essere presenti nelle piazze ed a sostenere questa campagna affinché sia un tassello utile alla costruzione di un paese più uguale e giusto e non un punto di arrivo. Allo stesso tempo, rifiutando l’idea di famiglia autoritaria, antistorica, patriarcale ed eterosessista diffusa nel pensiero dominante, affinché tale istituzione sociale possa essere trasformata e diventare uno spazio di libertà, continueremo a sostenere incondizionatamente e a rilanciare le battaglie per il riconoscimento giuridico del matrimonio egualitario e della genitorialità queer, per l’accesso all’adozione, per garantire ai bambini e alle bambine nati/e o cresciuti/e nelle famiglie arcobaleno il diritto a non subire discriminazioni giuridiche o sociali e per l’autodeterminazione individuale, familiare e collettiva dei soggetti lgbtqi.
Firmatari
Giulia Bisogni
CASSETTA DEGLI ATTREZZI GC
Oggi, i Giovani Comuniste/i sono chiamati a nuove sfide e ad impegnarsi su diversi ed interessanti percorsi, primo fra tutti il riuscire a crearsi un nuovo ed importante protagonismo nella complessa sfida costituzionale all’interno dei Comitati referendari. Quest’ultimo è un campo che vede due sfide ben precise: la prima è mandare a casa il governo Renzi con la vittoria del SI e del NO ai referendum, la seconda sarà riuscire a ritagliare uno spazio politico per il nostro Partito nella costruzione del contenitore a sinistra del Partito Democratico.
Pertanto, per noi Giovani Comunisti, il “NO” (declinato sui quesiti) è un no secco verso le politiche di precarizzazione del mercato del lavoro e delle nostre vite (Jobs Act), è un no secco contro chi vuole mercificare il sapere e creare una scuola e un università classista (Buona Scuola e Buona Università), è un no nei confronti di chi devasta e avvelena le nostre terre, portando avanti già dalle piccole amministrazioni un consumo del suolo, non garantendo la qualità della vita (vedi, in maniera più ampia, Sblocca Italia).
Un solo NO, da ramificare nella più complessa e frantumata società nella quale viviamo ogni giorno. Un no che ci porta a voler declinare, insieme ai comitati referendari in difesa della Costituzione, la battaglia per il Reddito Minimo Garantito, in modo da rimarcare sempre più forte che toccare la nostra Costituzione non è che uno dei diversi metodi che il Governo Renzi sta usando per toglierci sempre più servizi e diritti e lasciarci in una condizione di “non vita”.
CERCHIAMO DI LANCIARE UNA CALENDARIZZAZIONE DI ATTIVITA’ DA SVISCERARE SUI TERRITORI:
Piano Locale: SPAZI, MUTUALISMO, PERIFERIE, CITTADINANZA
È necessario affrontare il tema della cittadinanza, non limitatamente ai suoi aspetti formali, ma ponendo la questione politica di come gli individui abbiano la possibilità materiale di decidere delle proprie vite. Questo approccio è fortemente connesso con l’analisi sul ricatto della precarietà, con le gerarchie prodotte da una trasmissione dei saperi e della conoscenza sempre più elitaria ed escludente, con la marginalità sociale che si
subisce nelle periferie.
A fronte di questo, torna centrale il ruolo degli spazi e del mutualismo come strumenti strategici per dare risposte sul piano della cooperazione e della condivisione ai bisogni e per ricomporre una società sempre più frammentata e messa in competizione dalle dinamiche del mercato e del capitalismo contemporaneo.
Così come la promozione di momenti culturali autogestiti, anche la riapertura del patrimonio culturale, le iniziative di condivisione nei quartieri e nelle periferie più abbandonati dai servizi pubblici e dalle politiche sociali aprono uno scenario di possibilità e di sperimentazione su come rinnovare il processo di mobilitazione con pratiche di reinsediamento sociale e di aggregazione. Questa parte ci permette di costruire azioni di lancio delle campagne che intendiamo portare avanti strutturalmente all’interno dell’anno politico (spazi, cittadinanza studentesca) ed azioni con cui praticare l’obiettivo per l’apertura di vertenze su un piano cittadino di welfare municipale.
– Mutualismo nei nostri spazi cittadini:
i nostri spazi devono sempre più qualificarsi in città come luoghi di incontro, di scambio e di cooperazione. Riconoscendo nel mutualismo uno strumento oggi decisivo per rilanciare la pratica politica, ricostruire legami di solidarietà e politicizzare il sociale, rappresenta un’opportunità per il lancio di sperimentazioni: dagli sportelli precari e di orientamento al lavoro, allo sportello e alla raccolta di beni per migranti, fino alle pratiche di liberazione dei saperi (book crossing, ripetizioni fra pari, scuole popolari, file sharing, ecc.).
– Piazze del mutualismo:
provare a portare le nostre pratiche di mutualismo fuori dai nostri spazi, nelle piazze e nei quartieri che subiscono maggiormente processi di esclusione sociale.
– Lezioni e ripetizioni:
lezioni e seminari nelle piazze con docenti delle scuole e professori universitari, che aprano percorsi tematici di approfondimento e di ripensamento di come e cosa si insegna nelle varie branche del sapere. Anche la pratica delle ripetizioni fra pari può essere un momento di visibilità che proviamo ad organizzare nelle piazze, con un appuntamento pubblico che avvia un progetto di più lunga durata che può proseguire nei nostri spazi cittadini, nelle aulette, ecc.
– Riapertura del patrimonio culturale dismesso (cinema, teatri, chiese, siti archeologici, luoghi della
cultura in generale):
il patrimonio culturale e i luoghi della cultura devono tornare ad essere di tutte e tutti, contrastando i processi in atto di dismissione e privatizzazione. Mettiamo in campo segnalazioni di siti culturali abbandonati e riaperture temporanea assieme ad associazioni impegnate nella promozione culturale, lavoratori dello spettacolo e professionisti del settore con organizzazione di visite guidate e altre iniziative all’interno. Segnalazioni e occupazioni temporanee sviluppano due piani decisivi: rivendicare, da un lato, la fruizione pubblica della cultura e, dall’altro, diritti, equa retribuzione e buona occupazione per i lavoratori del settore
– Sciopero al contrario:
mettere in pratica l’alternativa insieme ad altre realtà associative e ad altre soggettività con interventi di interesse collettivo nei luoghi pubblici. Per esempio, manutenzione del territorio (pulizia del verde urbano, argini dei fiumi, guerrilla gardening ecc.) con comitati che portano avanti vertenze sull’ambiente o recupero di edifici pubblici abbandonati attraverso uno sforzo di coalizione e di allargamento (con reti di lavoratori in cassaintegrazione, spesso collegate al sindacato, realtà del territorio che fanno un lavoro sulla rigenerazione urbana, associazioni della sinistra sociale, ecc.).
– Proiezioni pirata:
cineforum negli spazi e proiezioni all’aperto, da connettere a una critica profonda sia al dispositivo del copyright e del diritto d’autore sia ai costi crescenti dei cinema che diventano così inaccessibili per i soggetti in formazione, i precari, le famiglie a basso reddito, ecc. Da valutare attentamente, in base anche alla partecipazione che si produce e ai rapporti di forza che si riescono ad instaurare, la possibilità di effettuare le proiezioni pirata sulle facciate di cinema, teatri, musei, ecc.
CAMPAGNA JUNGLE:
Le nostre città sono sempre più delle vere e proprie giungle nelle quali doverci muovere tra i tanti rischi e problematicità e nelle quali è difficile ritrovare degli spazi di aggregazione, di confronto e conviviali. La campagna jungle vuole proprio mettere in evidenza queste perplessità con la costituzione di un info point (provocatorio) nel quale si distribuiscono mappe in cui non si mettono in risalto i luoghi turistici, bensì i beni collettivi malmessi e inutilizzati (nel caso di Salerno, non i luoghi in cui sono collocate le luci, ma i beni collettivi in vendita dal comune e/o dalla provincia, istituti con problemi strutturali (vedi convitto, nautico, classico ecc) e opere incompiute.).
CAMPAGNA PREVENZIONE SESSUALE:
negli ultimi anni si è sentito parlare sempre meno di malattie sessualmente trasmissibili. Non tutti sanno che, a partire dal 2003 fino all’ultimo rilevamento del 2013, la percentuale di coloro che hanno contratto malattie a trasmissione sessuale è aumentata del 46%. Questo perché è ormai caduto in disuso parlare di
prevenzione . Come Giovani Comuniste\i crediamo fondamentale informare su determinate questioni, affinché tutti possano essere consapevoli dei modi attraverso cui evitare la contrazione di patologie.
Per fare ciò lanciamo una serie di iniziative dal titolo “L’amore è bello,basta farlo col cervello”, da lanciare nel mese di febbraio (preferibilmente prima o durante il giorno di San Valentino) con la distribuzione di un vademecum sulla prevenzione sessuale e/o di anticoncezionali davanti alle scuole.
FORMAZIONE:
la formazione, per noi Giovani Comuniste\i, è fondamentale e diventa parte integrante del nostro percorso politico e di crescita culturale, non solo individuale, ma anche collettiva . Da tre anni, infatti, i Giovani Comuniste\i cooperano nell’organizzazione della Scuola di Formazione promossa dal nostro partito a livello provinciale. In seguito, è stato organizzato il corso di formazione sull’antifascismo: “dalla nascita del fascismo, all’internazionalismo nero” grazie alla disponibilità e al lavoro politico e di ricerca del compagno L. Pastore, che ha coinvolto non solo Giovani Comuniste\i e compagni adulti, ma anche simpatizzanti e non. Su tale scia, vogliamo continuare il nostro percorso, dando piena disponibilità al voler riproporre la scuola di formazione per i Giovani Comuniste\i per il quarto anno consecutivo, impegnandoci con tutte le nostre energie. auspichiamo che la nostra esperienza possa essere un valore aggiunto e stimolo per l’organizzazione tutta per avviare un vero e proprio percorso di formazione nazionale impegnandosi nel trattare temi e questioni di cui i nostri compagni non hanno piene conoscenze.
REPRESSIONE: Mai come in questo momento in Italia, si apre un dibattito pubblico sui casi di mala polizia e di abuso di potere, tramite lo straordinario lavoro e la presenza televisiva di Ilaria Cucchi, la cui figura e la puntuale narrazione della sua vicenda, riesce a ampliare e far venire a conoscenza di altri episodi similari avvenuti nel nostro paese, riuscendone a dare una forte risonanza. Si è creato un dibattito che riesce a incuriosire, interessare e indignare i molti, e a unificare uno spaccato sociale. Crediamo ovviamente che il ragionamento sulla repressione è e debba essere, internamente molto più ampio, ma possiamo e dobbiamo al di là di esternare la nostra solidarietà, lavorare per la costruzione di un pensiero su tali fatti diverso, traghettandolo a sinistra, uscendo dalle piattaforme televisive. Per tanto come Giovani Comuniste\i sentiamo il bisogno della costruzione di un gruppo di lavoro sulla repressione, a livello nazionale, nel quale i compagni possano essere affiancati e guidati da figure del partito, addentrati in questo percorso per la loro storia politica.
COSTRUZIONE DI UN COMITATO PER LA PACE:
Parigi, Beirut, Siria, Iraq, Afghanistan, Mali: la lista di sangue non ha più confini. Si uccide e si muore nel deserto come ad un concerto di una città europea. A questo orrore, occorre rispondere rompendo con le politiche che dalla prima guerra del golfo ad oggi hanno reso il mondo più insicuro ed ingiusto. Daesh, i terroristi che strumentalizzano l’Islam per il loro progetto di sottomissione dei popoli arabi al Califfato, sono figli diretti dei progetti di destabilizzazione del Medio Oriente pianificato e voluto dagli Usa e dalle potenze occidentali per tenere sotto controllo le risorse energetiche. Le petromonarchie del Golfo (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, etc.), tutte alleate delle potenze NATO, hanno finanziato il fondamentalismo islamico, approfittando delle miserie e delle ingiustizie inflitte ai popoli africani e mediorientali dal colonialismo vecchio e nuovo. C’è chi specula politicamente su tali avvenimenti, invocando anche nel nostro paese la chiusura delle frontiere, facendo coincidere la giusta lotta al terrorismo con la caccia ad ogni immigrato. I seminatori d’odio sono gli stessi-come la Lega Nord di Salvini- che hanno votato SI a tutte le guerre dall’Afghanistan alla Libia e hanno riempito il mondo con il commercio delle armi “made in Italy”. A questo commercio di morte non si sottrae il governo Renzi che, incurante delle tragedie dei popoli del Golfo, stringe la mano insanguinata del Rais dell’Arabia Saudita vendendogli tonnellate di bombe e 28 cacciabombardieri Eurofighter al Kuwait. Per questo come Giovani Comuniste\i sentiamo il bisogno di costruire un comitato per la pace nazionale capace di ramificarsi sui territori interfacciandosi con tutte le soggettività e le associazioni che credono che la guerra sia solo la causa e non la soluzione interfacciandoci
Firmatari
Nicola Comanzo