L’idea, espressa dal Ministro dell’Interno Angelino Alfano, di combattere la camorra o la malavita organizzata con super-eroi o con corpi militari dimostra che il governo ha non solo un’idea arretrata della società ma anche pericolosa. La dichiarazione che occorre “far star zitte le pistole” evidenzia l’intenzione di combattere il problema mafia – camorra – ‘ndrangheta – sacra corona unita in forma emergenziale solo quando aumentano il numero di morti senza riconoscere che tali fenomeni sociali non sono più (e sicuramente non lo sono mai stati) cellule locali ma un problema di tutto il paese.
Con questa narrazione del fenomeno da parte del governo, ben che vada, si ottiene il consenso di una borghesia decadente. I mezzi impiegati produrranno dall’altra parte l’ennesimo rifiuto nei quartieri popolari dove la malavita organizzata recluta buona parte della sua manovalanza.
Per provare a vincere questi fenomeni occorre una battaglia culturale che metta al centro la scuola e la tutela lavorativa del mondo dell’insegnamento. Occorre rompere le zone d’ombra dove esiste una commistione mafia-stato o palesata con istituzioni sotto ricatto o grazie a vuoti normativi.
Chiaro è il riferimento alle leggi sulla liberalizzazione della droga, la regolamentazione della prostituzione e appalti pubblici (corruzione politica). Tre temi rilevanti sia per il sud che per il nord. Tre settori in cui la criminalità costruisce parte del suo potere: dalle infiltrazioni nei piccoli comuni, alla realizzazione di opere pubbliche, allo spaccio e allo sfruttamento della prostituzione.
Infine vi è un dato, il consenso specialmente al sud a tali fenomeni avviene dove le condizioni materiali sono disagiate e insufficienti. Quindi una volta intaccati gli interessi economici, ridefinito il ruolo della scuola pubblica, combattuto l’abbandono scolastico, bisogna combattere per il miglioramento delle condizioni sociali. Il governo si deve occupare della redistribuzione della ricchezza nei confronti degli ultimi o per mezzo del lavoro o grazie a tutele sociali come un Reddito Minimo Garantito, per tornare a garantire i diritti evitando che diventino favori che la criminalità può elargire in cambio di consenso.
Antimo Caro Esposito esecutivo nazionale GC
Remo Pezzuto coordinamento nazionale GC
Stefano Rognoni coordinamento nazionale GC
Stefano Vento coordinamento nazionale GC
Giacomo de Fanis coordinamento nazionale Gc
Nicola Comanzo coordinamento nazionale GC
I firmatari si impegnano nei prossimi mesi a realizzare focus di approfondimento sui temi-proposte emersi nell’articolo.
10 febbraio 2016