A cura del Gruppo GC antimafia sociale
Ogni essere umano adeguatamente formato e educato ha la capacità di decidere del proprio stile di vita; questa è la premessa essenziale che regola tutte le questioni di salute: l’individuo è protagonista assoluto e autodeterminato in tutto ciò che riguarda la sua salute o l’assenza di essa (Carta di Ottawa, Oms). Questo significa che non si può vietare il consumo di una determinata sostanza con la pretesa di “tutelare la salute del cittadino”; l’auto-produzione e il consumo di marijuana non possono essere illegali perché in questo modo si sovradetermina la libertà del singolo nella gestione della sua salute; lo stato ha però la responsabilità di educare i cittadini e tutelare le persona garantendo la salvaguardia dell’ambiente e impegnandosi a mettere al primo posto le esigenze di salute dei cittadini, anche a discapito dell’interesse economico.
Ogni cittadino ha il diritto di coltivare e consumare marijuana senza incorrere in sanzioni di alcun tipo; riteniamo che sia fondamentale che lo stato si occupi di promuovere la ricerca sia nell’ambito degli effetti sulla salute sia sulle ricadute territoriali (es. Coltivazioni a basso impatto ambientale, studio sulle varianti autoctone etc) e di divulgare attivamente, anche attraverso educazione specifica, i risultati per permettere alle persone di scegliere consapevolmente; l’educazione deve rivolgersi anche con particolare attenzione agli adolescenti, senza inutili terrorismi psicologici ma con un approccio non semplicistico (come ogni sostanza anche la marijuana può avere significativi effetti collaterali, e finchè il nostro organismo si sta sviluppando è più fragile e quindi potenzialmente più danneggiabile).
La depenalizzazione di consumo e produzione è anche un potentissimo mezzo per colpire gli interessi economici delle mafie che si vedrebbero sottratte una quota notevole di profitti; inoltre in questo mercato le mafie utilizzano un numero consistente di persone in difficoltà economche per lo spaccio, diventando quindi paradossalmente dei “benefattori”; per questo ragioni i consumatori sono spesso indotti a finanziare le disgustose attività delle famiglie mafiose. L’autoproduzione, anche in forma collettiva, è l’unica arma per evitare di trovarci con la Philip Morris della marijuana; non è difficile infatti immaginare che se la marijuana fosse legalizzata con le norme del tabacco ci ritroveremmo con il monopolio in mano alle multinazionali e quindi con un prodotto figlio di metodi di coltivazione che distruggono l’ambiente (abuso di fertilizzanti e pesticidi ad esempio) e molto spesso sfruttano o costringono alla migrazione un grande numero di persone. E’ fondamentale che combattiamo le logiche si sfruttamento selvaggio degli uomini e della natura in tutte le loro forme, diffondendo una diversa cultura del consumo; come esistono i GAP, ideali oppositori della logica della grande distribuzione così dobbiamo immaginare un sistema attraverso il quale la depenalizzazione del consumo e della coltivazione della marijuana non siano un regalo fatto a pochi (che trarranno profitti notevoli) e possano invece diventare uno strumento pratico nella sovversione della “logica di mercato”.
A cura del Gruppo GC antimafia sociale