TORINO Per quanto riguarda la situazione universitaria torinese, all’aumento delle tasse si sono aggiunte altre criticità tra gli studenti. Il nuovo sistema Isee utilizzato per il Diritto allo Studio quest’anno doveva essere compilato, negli sportelli CAF di competenza entro il 15 gennaio, avviso che sul portale online di UNITO non è stato segnalato adeguatamente, per cui la maggior parte degli studenti è stato costretto a pagare una mora di euro 101,50. Inoltre, non è stato spiegato in alcun modo e da nessuno, come autorizzare l’INPS dal sito dell’Università dal prelievo dei dati sensibili utilizzati per calcolare le fasce contributive. Questa situazione ha portato ad avere il 21 marzo, centinaia di studenti in coda allo sportello tasse, per essersi trovati inseriti nell’ultima fascia di reddito e di dover quindi pagare 2.216 euro entro aprile. Gli studenti hanno dichiarato che la colpa di suddetta situazione è del nuovo modello ISEE per la certificazione del reddito approvata dal Governo: molti studenti hanno riscontrato ritardi con il CAF, oppure si sono ritrovati un ISEE non valido o non hanno svolto correttamente la nuova procedura di autorizzazione del prelievo dei dati sensibili da parte dell’INPS. Una situazione disastrosa, lasciata alla più totale disorganizzazione da parte dell’Università di Torino. Gli studenti hanno richiesto la riapertura di una finestra per la presentazione dell’ISEE e l’autorizzazione al prelievo dei dati e che dall’anno prossimo, le comunicazioni su istruzioni e scadenze per la richiesta di riduzione (compreso, ovviamente istruzioni su come e quando fare l’ISEE) siano comunicate via mail a tutti (dal momento che su altre iniziative sicuramente secondarie, “la giornata dello sport”, le mail arrivano) e l’eliminazione dell’accavallamento tra le scadenze nazionali dell’ ISEE e le scadenze amministrative di unito per la richiesta di riduzione. Inoltre rendere più chiara e funzionale la procedura online per la richiesta di riduzione.
Gli studenti grazie ai numerosi presidi davanti al Rettorato e allo sportello tasse, sono riusciti ad aprire un tavolo di confronto, facendo riaprire la procedura di autocertificazione e spostando il pagamento della seconda rata entro il 22 aprile. Per quanto riguarda i finanziamenti per le borse di studio, la giunta regionale ha intenzione di fare marcia indietro sui finanziamenti per il diritto allo studio, sia per il bilancio di quest’anno sia per quello pluriennale, non confermando in nessun caso i 5 milioni di euro necessari, promessi e rivendicati. Bisogna ricordare al consiglio regionale che per poter parlare di Torino città universitaria ci vogliono anche i fondi per garantire non solo le borse di studio, finanziate per la maggiorparte da fondi statali, ma anche per mense, residenze e aule studio.
Alla situazione tasse, va aggiunta un’ulteriore problematica: L’antifascismo militante viene perseguito dalle forze dell’ordine anche all’Università, luogo in cui la libertà di espressione e il diritto allo studio, dovrebbero essere rispettati,tutelati e difesi. Quando gli studenti del FUAN organizzano un banchetto oppure un volantinaggio, si presentano in Facoltà scortati da numerose camionette e DIGOS, in tutte queste occasioni l’università è stata militarizzata in maniera pesante. Riempendo l’università di polizia e carabinieri (a volte più di un centinaio!) e imponendo check point a tutti gli studenti specialmente all’ingresso e all’interno del Campus Einaudi. Sono ormai frequenti questi fenomeni di militarizzazione in Ateneo, talvolta gli studenti del FUAN vengono accompagnati da Maurizio Marrone, noto esponente di Fratelli d’Italia, fascista militante in Azione Studentesca e AN da ragazzo per sentirsi protetti e tutelati, anche se sistematicamente vengono costretti ad allontanarsi e alla fuga dai compagni. Le forze dell’ordine impongono l’arresto di 6 studenti, costretti poi ai domiciliari e all’obbligo di firma giornaliero per una studentessa, a cui verrà notificato il divieto di dimora nel Comune di Torino, con l’accusa di aver contrastato in più occasioni la presenza del Fuan e della Lega Nord in università. Sommati agli altri studenti già ai domiciliari, con i rientri notturni, obblighi di dimora e firme il numero sale a 14. Un numero che salta all’occhio, e ci parla della normalità dell’uso repressivo e punitivo delle misure cautelari che mira ad intimidire gli studenti e le studentesse dell’Università di Torino. Va denunciato con forza il fatto che gran parte di queste misure cautelari siano vessatorie e estremamente restrittive, tanto che a metà di questi studenti è proibita la comunicazione con l’esterno in qualunque forma. Per alcuni è stata proibita la frequentazione di corsi obbligatori e si rende loro difficile sostenere gli esami e reperire i libri per lo studio. Da anni oramai la Questura di Torino, con la complicità del Rettore Ajani, utilizza il Fuan, il Mup e qualsiasi altra presenza più o meno istituzionale in università per militarizzare ed impedire qualsiasi tipo di contestazione, anche solo probabile. La presenza di neofascisti e politici di spicco viene usata per imporre un dispositivo di comando, che dietro la scusa di garantire la libertà di espressione, nasconde il tentativo di normalizzare un campus “vetrina”che, da quando è stato costruito, continua a non essere quella passerella perfetta, che la politica torinese e il rettore vorrebbero.
Il continuo riproporsi di situazioni di questo tipo hanno portato ad un apice nella giornata del 25 novembre scorso, in cui la polizia ha circondato l’aula studio C1 autogestita, provando a sfondarne le porte ma non riuscendoci a causa della determinazione degli studenti che si trovavano dentro. Contemporaneamente, all’esterno dell’aula la risposta spontanea degli studenti, accorsi in più di 300 in meno di 30 minuti, impediva il trasferimento in questura dei presenti. Il giorno dopo questo fatto gravissimo si è tenuta un’assemblea che ha visto la partecipazione di centinaia di studenti e i vertici del campus scusarsi per il comportamento della polizia dopo avere stigmatizzato la presenza, tra i provocatori del Fuan, del consigliere comunale Maurizio Marrone. Questi arresti sono il tentativo di punire chi si espone pubblicamente e si adopera in modo attivo per il cambiamento dell’istituzione accademica. L’arbitrarietà dell’operazione è lampante: i reati contestati sono scuse per rinchiudere e intimidire. Inoltre, va specificato come reati analoghi a quelli contestati in situazioni al di fuori dei movimenti sociali non siano assolutamente sufficienti per giustificare le misure cautelari. Purtroppo il Gip ha confermato le misure cautelari a tutti, perciò Umberto, Silvestro, Mattia, Diego, Forgi e Simone rimangono tutt’ora ai domiciliari con il divieto di comunicare e frequentare l’università.
Giulia Belliardo
Coordinatrice Giovani Comunist-e di Torino