Anche il Primo Maggio, festa delle lavoratrici e lavoratori, dopo il 25 Aprile, il mondo della distribuzione terrà le serrande sollevate. Gli effetti della cd. deregulation sono sotto gli occhi di tutti. Gli esercizi commerciali sono diventati dei giganteschi contenitori di occupazione precaria. Attraverso il lavoro nei festivi, si impone di fatto una organizzazione del lavoro che vede il lavoratore subalterno e zitto, senza alcuna nessuna possibilità di sottrarsi al prolungamento dell’orario giornaliero, agli orari spezzati, alle prestazioni richieste per il 25 aprile o il primo maggio.
Da quando il Governo Monti, scaricando la responsabilità sui dettami europei per la libera concorrenza, ha introdotto la norma che liberalizza gli orari e le aperture festive dei negozi, la nostra economia non ha ricevuto alcun beneficio economico. Anzi le lavoratrici e i lavoratori del settore, oltre a non conoscere più giorni di festa, hanno subito una forte riduzione dei diritti e dei salari. In Italia trionfa l’ideologia che mette al centro solo il tema del profitto, producendo disastri clamorosi come la distruzione dei diritti dei lavoratori, negando loro il riposo e il tempo da dedicare agli affetti.
Ormai, all’interno degli esercizi commerciali predominano selvaggi part-time in prevalenza verticali ed orari variabili di settimana in settimana. Ci sono i contratti fatti apposta per gli studenti che lavorano solo nei fine settimane. Contratti a chiamata per chi lavora nel settore della ristorazione e si trova all’improvviso dietro il bancone, con poche ore di preavviso.
Ci sono esercizi commerciali che non pagano i propri dipendenti da mesi. Esercizi commerciali dove il dipendente, durante il periodo di prova, si ritrova senza un euro in tasca e licenziato ad un giorno dalla scadenza del periodo di prova. Oggi, negli esercizi commerciali del nostro paese, sta dilagando sempre più il fenomeno dei lavoratori pagati a giornata con i voucher, invece di essere assunti con un regolare contratto.
La festa del Primo Maggio è ritenuta universalmente un vincolo umano, un patto universalmente riconosciuto dal mondo del lavoro. Con l’apertura nei giorni festivi non aumenta la manodopera, perché un negozio che allunga il suo orario di lavoro non assume altri dipendenti, ma grazie alle detassazioni sugli straordinari, faranno lavorare di più quelli che già hanno senza un maggior riconoscimento retributivo. A nostro avviso, tenere aperto durante le festività rappresenta un imbarbarimento culturale oltre che sociale. E’ ipocrita sostenere che le aperture nei giorni di festa movimentano l’economia, soprattutto in un paese in cui crollano i consumi e non c’è nessuna politica di sostegno della domanda interna. Non basta tenere i negozi aperti se i portafogli sono vuoti. La festa del lavoro deve essere la festa anche dei lavoratori del commercio. È impensabile che non ci si fermi neanche per festeggiare la fine di una guerra, di una dittatura, la conquista della democrazia e i diritti del lavoro. Invitiamo tutte le persone a partecipare alla Festa dei Lavoratori e a fare lo sciopero dei consumi, evitando di fare la spesa in questo giorno ed a boicottare tutti gli esercizi commerciali aperti. E’ ora di finirla e di cominciare a costruire una coscienza comune che ci porti a lottare per un aumento delle condizioni generali di tutti. Nessuno escluso.
Remo Pezzuto
Coordinamento Nazionale GC
Antimo Caro Esposito
Esecutivo Nazionale GC