1 maggio, SIAMO APERTI. Così recitano molti striscioni sui centri commerciali in varie parti del Paese.
“Evviva”, dirà il lettore/consumatore. Posso andare a fare spesa anche di domenica, anche durante una festa, quando sono più comodo.
In fondo, gran parte del popolo italiano ha interiorizzato da tempo il diktat del mercato “work, buy, consume, die” (in italiano “lavora, acquista, consuma e muori”). I negozianti approfittano ormai di ogni occasione per fare qualche incasso extra, lanciano offerte vantaggiosissime, ma dietro tutto questo vi è un’intera categoria di lavoratori che ormai ha perso ogni diritto o è sul punto di perderlo.
La flessibilizzazione degli orari del commercio, condita con assunzioni di precari per tappare i buchi di chi non si arrende a questa situazione e decide comunque di non lavorare nei festivi o peggio di chi sciopera, in contrasto con la stessa legislazione vigente, sta peggiorando sempre più le condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone.
Gli esercizi commerciali aprono sempre prima e chiudono sempre più tardi, nel tentativo di attrarre anche il cliente più svogliato, aprono nei weekend e nelle festività civili a spese di chi si deve recare sul posto di lavoro e rinunciare a una vita privata o familiare per servire il profitto di queste immense catene.
Nonostante la mobilitazione delle organizzazioni sindacali e delle forze politiche che si richiamano alla tradizione del movimento operaio abbia visto un’ottima adesione del personale – si veda ad esempio lo sciopero della grande distribuzione a metà novembre e dicembre 2015 – non ha sortito gli effetti sperati dal momento che ad essa non si è unita un’altrettanto lusinghiera adesione ideale da parte dei cosiddetti consumatori, che poi sarebbero spesso anch’essi lavoratori – solo di altri settori.
E’ necessario che si prenda coscienza che non si possono calpestare i diritti di una categoria di lavoratori per qualche euro in più e per rendere più comodi gli acquisiti, per questo occorre lanciare una seria campagna di sensibilizzazione alla questione dei lavoratori del commercio e della ristorazione che non possono essere ostaggio della follia consumista vera o presunta (dal momento che il volume di affari è comunque scarso anche mantenendo gli esercizi aperti).
Per questo come Giovani Comunisti/e abbiamo invitato tutti i cittadini a non recarsi a fare acquisti nei giorni festivi, né il Primo Maggio – per cui sosterremo tutte le mobilitazioni sindacali che i lavoratori vorranno indire – né negli altri giorni ed a boicottare quelle catene che decidono di calpestare i diritti dei lavoratori per fare profitto con i soldi di altri lavoratori. Ci impegniamo a rafforzare sui nostri territori la cooperazione con tutti quei soggetti che lottano contro la mercificazione del lavoro e per rilanciare l’idea di una coscienza di classe moderna, che consenta di portare le rivendicazioni a un livello più avanzato.
Stefano Rognoni
Coordinamento Nazionale GC