I muri chiusi diventano gabbia -Europa Dopo le già denunciate e gravissime dichiarazioni del ministro della difesa austriaco Hans Peter Doskozil rispetto alla possibile chiusura totale del Brennero, la vittoria elettorale dell’estrema destra austriaca dello xenofobo Hofer al primo turno e lo sciagurato accordo con la Turchia di Erdogan si direbbe che dall’Europa dei popoli si stia passando irrimediabilmente alla costruzione di una grande gabbia dei poveri. Una gabbia che si è iniziata a costruire una decina di anni fa in Spagna, con le reti spinate dei confini di Ceuta e Melilla ed oggi sembra riprodursi ovunque. Se l’esercizio del diritto alla libera circolazione delle persone sancito dagli accordi di Schenghen è già, di fatto, una chimera, con gli accordi con la Turchia e quelli paventati con la Libia siamo al rischio di vedere sorgere veri e propri campi di concentramento della miseria gestiti da governi autoritari come quello turco. La gabbia dell’Europa finanziaria costruita dai banchieri privati non è capace di accogliere con dignità i profughi che ha creato con le sue guerre mediorientali, e le sue politiche di cooperazione. Non è vero che l’Europa non vuole più i migranti, vuole semplicemente schiavi da sfruttare, scegliendo chi far venire, come e quando, aprendo o chiudendo i rubinetti delle frontiere. Sono emblematiche le dichiarazioni del presidente Mattarella che ha dichiarato come l’Europa non abbia un piano B ed è proprio questo il problema, il piano B non c’è perché l’afflusso di migranti arricchisce gli scafisti, il lavoro nero, le mafie, la fabbrica verde nelle nostre campagne, la grande distribuzione. Il piano B esiste ed è l’unico percorribile ed è la legalizzazione della migrazione, il disarmo delle frontiere, la libertà di movimento e contestualmente il porre fine all’esportazione delle guerre, la cancellazione del debito, la fine dallo sfruttamento continuo delle risorse in Africa e in Asia. Cosa bisognerebbe fare? La risposta non è tecnica ma politica. Occorre capire che lo stato continentale europeo più che chiudere le frontiere sta mettendo dei filtri, ed inventa nuove categorie, come quella del migrante economico che hanno l’unico scopo di generare lavoratori dequalificati o irregolari da inserire nel mercato del lavoro per diventare schiavi. Prova ne è che in Italia l’Hot Spot produce clendestinità a ritmo continuo ma nessuno propone una sanatoria da anni. La lotta per l’accoglienza degna, passa allora per una lotta più generale contro la logica della guerra tra poveri che le classi dominanti europee ci impongono continuamente . Abbiamo bisogno di mettere insieme i profughi della crisi ,con i profughi della guerra, di generare pratiche sociali unificanti. Allo stesso tempo occorre non rimanere schiacciati tra palcoscenici delle frontiere ed andare al centro della questione che rimane la composizione del lavoro oggi in Europa ed i conflitti che ne derivano. Occorre aprire una ricerca comune per dotarsi di una strategia differente rispetto a come ci siamo mossi fino ad ora. Superando sia il piano semplicemente etico sul tema dell’accoglienza, per assumere un piano pienamente politico. La battaglia contro la disoccupazione di massa deve quindi legarsi alla lotta per l’accoglienza degna. La lotta contro il lavoro nero, e lo sfruttamento dei migranti, devono muoversi assieme ad una campagna per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario e alla contestazione del Jobs Act. Questi sono per noi elementi chiave da intrecciare rispetto alla discussione sul tema dell’immigrazione. Su questi punti vogliamo aprire una discussione complessiva sia all’interno del nostro partito che nei movimenti per lanciare una campagna politica efficace.
Andrea Ferroni – Portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e
Michele Ramadori – Dip. Migranti