Proletari di tutti i paesi unitevi. Così termina il “Manifesto del partito comunista” scritto da Marx e Engels. Con tale frase si sanciva in modo chiaro la propensione internazionalista dei comunisti.
L’unità della lotta per la trasformazione sociale è il nostro fine ultimo, tale lotta un tempo poteva essere immaginata come la lotta dei proletari contro la borghesia. Oggi l’idea dominante dell’alta borghesia (il profitto e le sue articolazioni) si trova a scontrarsi con la storia e la caduta del saggio marginale del profitto, che spinge la borghesia a produrre maggiore ricchezza accentrandola in pochissime mani provando a creare monopoli o oligopoli. Il potere sottratto agli altri pezzi della borghesia (medio – bassa) paradossalmente ha spinto quest’ultimi ad un processo di proletarizzazione mentre la classe proletaria (in senso classico) veniva svuotata sia per la nuova composizione dell’economia sia per l’offensiva alla coscienza di classe.
Per queste ragioni, nelle nuove dinamiche del capitale, all’interno della sua crisi strutturale, dobbiamo considerare ampliato il fronte della lotta contro il capitalismo.
Se dal punto di vista economico l’alta borghesia sta acuendo le diseguaglianze, dal punto di visto politico la situazione è nel caos più totale. Un tempo i comunisti erano riconosciuti come coloro che volevano superare lo stato attraverso il comunismo, oggi lo stato viene superato del capitalismo che sposta i luoghi decisionali dalle assemblee elette dai popoli ai consigli di amministrazione delle grandi banche centri e delle multinazionali. Un esempio lampante che sancirebbe completamente questo passaggio è l’approvazione del TTIP e degli ISDS.
Tale rappresentazione sbrigativa della società lascia scoperti alcuni nodi fondamentali ma è sufficiente per introdurre le importanti manifestazioni della giornata.
In Francia, dove la lotta al capitalismo passa ancora per un importante fronte antiliberista, si sono tenute importanti manifestazioni per fermare la riforma del lavoro del ministro El Khomri che prevede una maggiore facilità di licenziamento (come se i problemi contemporanei riguardassero il licenziamento e non la disoccupazione dilagante ), orario di lavoro e lo spostamento della contrattazione collettiva a quella aziendale per molti settori.
Come sempre più spesso accade alle manifestazioni classiche si affiancano anche nuove forme per manifestare il dissenso che coinvolgono molti ragazzi (Occupy Wall Street, gli Indignati) che in Francia ha preso il nome di Nuit Debout, un movimento spontaneo nato il 31 marzo a Piazza della Repubblica a Parigi e diffuso in tutta la Francia in poco tempo. All’interno di queste piazze si incontrano giovani e adulti dai 20 ai 40 anni che organizzano, fino a mezzanotte, “commissioni” che affrontano vari temi, dal multiculturalismo alla condizione della donna, dal lavoro all’ambiente e cosi via.
Da questa esperienza si è lanciato un appello internazionale di solidarietà alla lotta dei compagni e fratelli francesi che ha determinato la riproduzione di questa forma di protesta per questa sera in alcune città europee tra cui alcune città italiane. Partecipare è il dovere di ogni comunista che tiene alla solidarietà internazionale dei popoli. Questa è l’ennesima occasione per stringere o consolidare i rapporti con il famoso “proletariato allargato” e gli altri soggetti impegnati nella lotta antiliberista e anticapitalista.
Antimo Caro Esposito
Resp. Naz. lavoro e movimenti