Il pomeriggio del 23 maggio del 2016 la Sicilia piange di nuovo l’ennesima ingiustizia che questa terra martoriata ha dovuto subire. Da mesi a Licata, in provincia di Agrigento, è venuto alla ribalta il problema dell’abusivismo, le istituzioni dopo decenni di silenzio e connivenza con questa situazione illegale si sono come d’incanto svegliate. La procura di Agrigento, scegliendo dei parametri ignoti e quantomeno discutibili, ha ritenuto di dover attaccare parte delle abitazioni abusive di Licata, sollevando la protesta dei proprietari degli immobili abusivi che si sono sentiti agnelli sacrificali di un’operazione di facciata che non intacca il fenomeno dell’abusivismo, tanto da far proprio il motto “ o vanno giù tutte le abitazioni abusive in Sicilia o non ne va giù neanche una”, slogan tanto chiaro quanto giusto. Dopo settimane di continui avvenimenti,con i media nazionali interessati a promuovere la legalità come esercizio di retorica più che di giustizia, nella giornata del 23 maggio la situazione è degenerata. Davanti l’ennesima ruspa, i cittadini non si sono fatti da parte, si sono messi sulla strada seduti, ostruendo il passaggio, la polizia pensa bene di caricarli non risparmiando ne anziani e ne bambini. Nella concitazione vengono arrestate 5 persone, tra cui il compagno Gianluca Mantia, che ha seguito la vicenda fin dal principio,e grazie a delle ricerche ha denunciato il fatto che alcune case sanate, nella realtà dei fatti, si trovavano nella stessa situazione di chi si stava vedendo abbattere la casa, ovviamente, inutile dirlo, che quelle case sanate in maniera poco cristallina appartengono a personaggi di spicco della politica e dell’imprenditoria licatese. La cosa curiosa è che siano stati arrestati solo in 5,quasi a non voler dare l’impressione di avercela con lui e volerlo mettere in una piccola mischia. Altrettanto curioso è che già Gianluca aveva subito delle minacce,con cui era stato invitato a farsi da parte nella vicenda se non avesse voluto avere ripercussioni segno che il suo agire aveva mosso acque che non si dovevano muovere . Ora l’arresto, il carcere , come fosse l’ultimo dei delinquenti. Colpevole solo di non accettare di vedere i suoi concittadini perdere la propria casa e finire sul lastrico per abbatterla , di non accettare di veder distrutta l’economia licatese in un’operazione di facciata che mai potrà coinvolgere l’intero fenomeno dell’abusivismo. Questo vile tentativo di fermare la sua, e la nostra lotta, non andrà a buon fine, saremo vicini al compagno Gianluca ancora e più di prima, e porteremo avanti la nostra lotta ancora più convinti. Invitiamo tutti a mantenere viva l’attenzione su questa vicenda , perché abbiamo visto nel passato cosa è capace di fare lo stato a chi gli si oppone alla ricerca di giustizia . Ora e subito chiediamo la liberazione di Gianluca e degli altri arrestati.
FRANCESCO SCIORTINO- Giovani Comunisti/e Licata