Pubblichiamo di seguito il comunicato dei 7 operai Marcegaglia in lotta per la difesa del proprio posto di lavoro contro uno dei padroni più potenti d’Italia.
Come Giovani Comunisti/e sosteniamo attivamente la loro lotta.
“Ieri, 31 maggio 2016, la nostra battaglia per il lavoro e la dignità nei confronti del gruppo Marcegaglia si è di nuovo concretizzata in un importante, e partecipato, momento di Lotta.
L’azienda, come ormai è risaputo, tentava di mascherare il nostro licenziamento dietro un improbabile trasferimento nello stabilimento in provincia di Alessandria con nostri mezzi.
Noi non potevamo, e non possiamo ancora, accettare di andare a lavoro per pagarci le spese di viaggio o peggio ancora sradicare le nostre vite e le nostre famiglie.
Questa volta abbiamo cercato di costruire questa mobilitazione con altre realtà sociali e di lotta del territorio.
Al mattino alle 6 ci siamo incatenati all’ingresso degli uffici direzionali. Già dalle 7 qualche compagno è arrivato a dar man forte.
L’azienda con la solita spocchia, per aggirare l’ostacolo dei nostri corpi e permettere agli impiegati di lavorare, ha addirittura fatto sfondare i vetri di una porticina laterale bloccata dall’interno. A quel punto ci ha fatto sapere che non era interessata a nessuna interlocuzione.
La RSU interna e le OOSS degli impiegati hanno a quel punto a nostro sostegno indetto un ora di sciopero con assemblea all’ingresso per portare la loro solidarietà e discutere con noi, fatto importante e inaspettato.
Sul piano mediatico tutte le più importanti testate locali e nazionali già davano forte risalto alla notizia, ma continuare a star incatenati poteva, vista la posizione aziendale, essere ormai inutile.
Ci siamo “scatenati” e, mandando in confusione le guardie private chiamate al volo dall’azienda, siamo entrati nella palazzina e abbiamo occupato un ufficio, dichiarando di non muoverci fino a che il padrone non modificasse le sue posizioni. Nel frattempo diversi compagni si alternavano fuori all’ingresso a portare sostegno e solidarietà.
È stata la svolta. Finalmente è partita la trattativa e l’atteggiamento
di chiusura è cambiato.
Ma ancora non ci sono i 7 posti di lavoro richiesti, ma solo la possibilità di scegliere fra una soluzione economica e una migliore condizione per il trasferimento, e la soluzione lavorativa per un nostro compagno con un particolare problema di salute.
Per tre ore abbiamo discusso se arrivare allo scontro con la polizia, che avrebbe proceduto allo sgombero su richiesta dell’azienda entro la fine della giornata, o tentare di portare la discussione sul tavolo istituzionale in prefettura.
Obiettivamente ci siamo resi conto che, nonostante i diversi compagni passati a sostenerci nelle diverse ore, i rapporti di forza erano assolutamente sfavorevoli, avremmo rischiato che i compagni che generosamente erano la con noi prendessero inutili legnate. Se fossimo stati in grado di resistere anche alla prova di forza l’azienda si sarebbe trovata in una situazione estremamente difficile.
La decisione, sofferta, è stata di uscire, in concomitanza dell’assemblea pubblica che abbiamo indetto li davanti, alla quale poi hanno partecipato una trentina di compagni e compagne, e ripartire a discutere i termini di un eventuale accordo definitivo (resta fermo quanto ci siamo detti nella trattativa) al tavolo istituzionale.
Far cambiare idea a Marcegaglia attraverso il conflitto è sempre stato impossibile fino all’occupazione
a sesto dello scorso anno e ancora una volta con l’ultima nostra battaglia. Ma per fare cappotto con una azienda di questo tipo servono rapporti di forza ben più favorevoli a noi rispetto a quanto siamo stati in grado di mettere in campo. Al tavolo in prefettura sicuramente cercheremo ancora di spostare ulteriormente a nostro favore l’asticella, ma siamo consapevoli che quello non sarà il terreno della vittoria totale della nostra lotta.
Il prossimo martedì 7 giugno alle 11.30, convocazione in prefettura, potremmo siglare un accordo minimo e dignitoso.
Per alzare di nuovo la posta sono necessari nuovi rapporti di forza. Stiamo valutando che atteggiamento avere, cosa azzardare ancora, cosa lasciare. Noi comunque altre iniziative ne potremmo fare, ma il loro effetto dipenderà sempre dai rapporti di forza che riusciamo a determinare.
Vorremmo valutare assieme ai compagni e alle compagne che ci sostengono se siamo in grado di organizzare un dignitoso presidio solidale il prossimo martedì mattina durante l’incontro.
Vorremmo ascoltare i consigli e le proposte di tutti e tutte coloro che ci sostengono. Domenica saremo tutti e sette presenti alla assemblea di Nuit Debout Milano, potrebbe essere il luogo dove trovarci tutti quelli che hanno partecipato alla giornata.
Noi ringraziamo profondamente per il sostegno che ci avete dato; nonostante non abbiamo ancora raggiunto l’obiettivo pieno vi garantiamo che fino a ora possiamo considerare un grande risultato quello raggiunto!
Un abbraccio solidale a tutti e tutte
Alfredo, Cristian, Franco, Gianni, Massimiliano, Roberto e Sergio.”