L’assunzione degli insegnanti attraverso la chiamata diretta dei presidi potrebbe diventerare realtà purtroppo tra breve tempo. Infatti, alcuni giorni fa era stato siglato un accordo tra Miur e sindacati confederali in base a cui i docenti non sarebbero più assunti attraverso il criterio oggettivo dell’anzianità di servizio, bensì tramite la chiamata diretta da parte dei presidi che valuteranno le competenze presenti nei curricula dei candidati. Ogni preside sceglierebbe i docenti che presentino le caratteristiche espresse dal Ptof ( Piano triennale dell’offerta formativa) della propria scuola. Coloro che non saranno scelti, saranno assegnati alle istituzioni scolastiche da parte degli Uffici Scolastici Regionali, finendo molto probabilmente in contesti complessi o in località poco collegate con i grandi centri. Nonostante questo tentativo di mediazione al ribasso da parte dei sindacati confederali, in questi giorni il Ministero ha ribadito la volontà di andare avanti con l’assunzione diretta prevista dalla legge 107, la pessima scuola di Renzi e Giannini, contro cui il 5 maggio 2015 è sceso in piazza l’intero mondo della scuola pubblica. I presidi quindi assumerebbero gli insegnanti a prescindere dai propri curricula. L’accordo sembra al momento non ancora raggiunto, vista l’intransigenza del Miur. Qualora venisse trovato,esso sarebbe applicato ai docenti assunti nelle fasi B e C dell’ultimo piano di assunzioni ( quello frutto della sentenza della Corte di giustizia europea, nato per evitare una pesante multa per lo Stato italiano e non per la generosità del governo, come invece il Pd vorrebbe far credere) nonché ai vincitori del concorso bandito quest’anno.
A prescindere dallo stato della trattativa a livello nazionale,anche se l’ipotesi dei sindacati confederali prevalesse, si tratterebbe comunque di un’ulteriore mortificazione della professionalità degli insegnanti, i quali dovrebbero spendere notevoli risorse economiche per acquisire presso enti privati certificazioni di competenze linguistiche, informatiche e pedagogiche affinché i propri curricula siano considerati appetibili dai presidi-manager. Di fatto, perderebbero valore i titoli di studio e di abilitazione ottenuti dopo duri sacrifici e l’esperienza acquisita sul campo a vantaggio delle presunte competenze. In questo modo, le scuole assumerebbero in pieno quella logica aziendale che denunciamo da più di 15 anni, fin dai governi di centrosinistra con l’allora ministro Luigi Berlinguer, rendendo più precario il percorso dei lavoratori della conoscenza. Bisogna anche aggiungere che,in base alla riforma Renzi-Giannini, ogni 3 anni i presidi rinnoveranno gli organici per rispondere ai contenuti del Ptof della scuola. Si profila quindi all’orizzonte uno strapotere dei presidi-manager, divenuti ormai veri e propri titolari di aziende, i quali potranno applicare le peggiori logiche clientelari ed autoritarie nei confronti di docenti sempre più ricattabili, anche grazie ai bonus somministrati dal Comitato di valutazione interno ad ogno scuola sulla base di criteri spesso del tutto arbitrari. Sono evidenti le affinità con le logiche baronali presenti nel mondo accademico. Di fronte all’ennesimo attacco alla scuola pubblica, è necessario ribadire l’opposizione senza se e senza ma all’assunzione degli insegnanti tramite chiamata diretta dei presidi e rilanciare la mobilitazione di studenti e lavoratori della conoscenza, partendo dalla necessità immediata della difesa della Costituzione antifascista attraverso la campagna per il No nel referendum confermativo in autunno e poi creando un fronte quanto più ampio possibile nella campagna referendaria per i 4 quesiti abrogativi delle legge 107 su cui sono state raccolte più di 2 milioni di firme in questi mesi, uno dei quali riguarda proprio l’assunzione diretta dei docenti da parte dei dirigenti scolastici. Come Giovani comunisti/e non accettiamo compromessi al ribasso. Lo stato irreversibile del processo di mercificazione dei saperi e di aziendalizzazione della scuola pubblica impone oggi di far convergere su questa battaglia politica tutti i soggetti che riconoscono in un altro modello di scuola,dai sindacati studenteschi a quelli di categoria, che non sono disposti al ricatto di una classe politica che continua a fare disastri sulla scuola pubblica e ad approvare misure sempre peggiorative per studenti, insegnanti e lavoratori del settore.
Filippo Vergassola Esecutivo Nazionale Giovani Comunisti/e Resp. Scuola e Universita
Marco Giordano Insegnante Precario