L’unica risposta all’assassinio di un operaio è lo sciopero generale ad oltranza contro Governo e Confindustria.

Pagherete caro, pagherete tutto

Per  chi non lo avesse capito ancora l’Italia è una dittatura, tra le più subdole che la storia possa ricordare. Non avremo certo la censura o la ferocia della dittatura nazista o di quelle latinoamericane ma in compenso non abbiamo quasi nulla da invidiare.

Il Governo Renzi, amico di finanza e grandi industriali, violenta la costituzione e prova a superarla con una “controriforma” che renderebbe l’Italia definitivamente serva del capitale. Per portare a compimento questo disegno liberista il potere fa uso della forza opprimendo manifestazioni di dissenso che ormai prendono piede in tuttoforza il paese.

A mortificare ulteriormente le classi subalterne, dove non arriva l’arroganza del Governo, ci pensa la barbarie di una classe padronale inetta a compiere qualsiasi funzione sociale.  Non bastavano i contratti sempre più precari, i turni e gli orari schiavistici, le ripercussioni nei confronti dei lavoratori che fanno una buona azione sindacale, oggi il padrone torna ad ammazzare.

Muore nel 2016 per questa spietata lotta di classe che i padroni stanno conducendo,  Abd El Salam Ahmed Eldanf di 53 anni e padre di 5 figli. Era a Piacenza, all’esterno della Seam, azienda di logistica in appalto della Gls, per un picchetto che rivendicava il rispetto di accordi già sottoscritti dalla azienda. Ad un tratto un addetto vicino alla proprietà incita il conducente di un camion a forzare il picchetto e in pochi attimi il crimine è compiuto.

Dinnanzi a questi eventi cresce in ognuno di noi la necessità di chiudere il pugno e rivolgerlo verso il cielo in onore di un compagno a cui è stata strappata la vita solo perché credeva in un altro modo di gestione dei rapporti di produzione di valore. Va benissimo la manifestazione nazionale indetta a Piacenza e le “due ore” di sciopero indette dall’Usb, ma francamente ci sembra molto poco per la gravità dell’evento. Sarà forse la fragilità delle forze politiche e sociali che gravitano a sinistra e che hanno nella difesa della classe operaia la propria ragione d’essere ma occorre bloccare il paese con uno sciopero generale ad oltranza contro Governo e Confindustria per il ritiro del jobs act, l’abolizione della legge Fornero, reintegro dei lavoratori sospesi per discriminazione sindacale e tutele vere ai lavoratori nelle cause di lavoro.

Uno sciopero in cui  i soggetti politici, partiti e non, si devono contaminare per la creazione di un vasto fronte popolare che al referendum voti no ma che sappia dire come uscire dalla crisi e come costruire una “reale democrazia” fondata sul lavoro.

Antimo Caro Esposito
Esecutivo Nazionale GC

 

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