Le scuole sono iniziate e con esse l’autunno che ha portato con sè gli effetti ampiamente previsti dell’operato di questo sciagurato governo.
Flashback : luglio 2015, il testo noto come “Buona Scuola” diventa legge accompagnato dai proclami a reti unificate : le nuove parole d’ordine del sistema scolastico rimbalzano impazzite sugli organi di comunicazione.
Efficienza, qualità, meritocrazia, sicurezza.
Ad ottobre 2016 si esplica in tutta la sua tangibile assurdità un impianto fatto di trasferimenti coatti di insegnanti da sud a nord, l’introduzione della flessibilità oraria come elemento ulteriore di un processo di aziendalizzazione che enfatizza ed esaspera il concetto di alternanza scuola-lavoro, che non forma adeguatamente con l’introduzione del Piano di offerta formativa triennale (il c.d Ptof) .
Un intero impianto asservito al ruolo del super-preside manager, con i poteri di scelta di assunzione degli insegnanti anche nel proprio staff (!) e di selezione delle imprese con cui stipulare convenzioni.
Ecco la scuola renziana 2.0, che introduce lo school bonus (in italiano erogazioni tutte a vantaggio delle scuole private) , ma non opera alcun rifinanziamento pubblico alla voce diritto allo studio ; lascia le briciole degli slogan all’edilizia scolastica e relega lo studente a semplice fruitore schedato dall’omologazione dei nuovi sistemi di valutazione, mero utente di uno standardizzato servizio in costante via di privatizzazione.
Opporsi oggi é dire no a questo modello, è chiedere diritti e non spot elettorali.
Opporsi oggi è immaginare e praticare un nuovo protagonismo capace di connettere la battaglia politica per una scuola pubblica a quella per il diritto all’agibilità degli spazi di democrazia.
Oggi la fase politica ci impone partecipazione, proprio quella che ci stanno sottraendo.
La rottura del meccanismo della delega in favore di una rivendicazione di protagonismo nei processi decisionali è l’elemento che ci parla di quest’esigenza, di quest’opportunità di ampia aggregazione di un insieme di soggettività che immaginano un’alternativa ad una prospettiva di definanziamento ad ogni settore pubblico, di privatizzazione, di allargamento delle disuguaglianze sociali ed economiche, di precarizzazione delle vite di molti a fronte di una deriva autoritaria che costruisce gli interessi di pochi.
Riteniamo che oggi l’opposizione alla Buona scuola debba contaminarsi con questi elementi sempre più invasivi per il nostro presente, sempre più dannosi per il futuro di intere generazioni.
Il 7 Ottobre i Giovani Comunisti sostengono e partecipano quindi alle mobilitazioni studentesche indette, per produrre tutte e tutti insieme un immaginario che ci parli di una società diversa, tutta da immaginare,
di una storia diversa, tutta da scrivere.
Filippo Vergassola – Esecutivo Nazionale Giovani Comunisti/e – resp. scuola e università
Claudia Candeloro -Portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e
Andrea Ferroni – Portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e