Novantanove anni fa’, ad ottobre, il fronte del capitalismo mondiale venne messo duramente in discussione da quell’episodio passato alla storia come “presa del palazzo d’inverno”, l’assalto al cielo della Russia zarista, l’assalto alla povertà, il rifiuto dello sfruttamento, la conquista del potere politico. Non vi è nulla di nostalgico nella nostra volontà di ricordare una storia spesso raccontata parzialmente, ma piuttosto il desiderio di rinnovare una memoria che sia strumento per orientare quelle istanze di giustizia sociale ancora oggi attualissime. Il capitalismo e lo sfruttamento del lavoro sono mostri tutt’ora all’opera, il conflitto capitale lavoro si maschera assumendo il volto delle “democrazie” occidentali dove il benessere del possesso di beni effimeri stona di fronte alle cifre Istat dei poveri assoluti, dei giovani senza lavoro, dei contratti umilianti o dei lavori non retribuiti. Persino il volto democratico, però, viene messo in discussione con una proposta di riforma costituzionale che “allinea” il sistema politico italiano a quello europeo poiché la democrazia costa per il mercato e la finanza internazionale e così i diritti devono diventare privilegi e chi apre la bocca riceve in risposta il manganello “della Leopolda”, la risposta renziana ad un dissenso troppo fastidioso soprattutto in vista di una mobilitazione come quella del prossimo 27 novembre che cresce di giorno in giorno e porterà nella piazza romana il NO al referendum di un intero blocco sociale. Non a caso usiamo la parola sociale per descrivere quella stragrande maggioranza di popolazione che rischia di perdere quel poco di tutele che le restano con le manovre classiste del governo neo-liberista allineato renziano: soldi agli imprenditori, protezione delle banche, sostegno della finanzia internazionale e taglio delle tutele sul lavoro come l’articolo 18.
Non abbiamo bisogno di altre ragioni per scendere in piazza con tutta la nostra determinazione il 27 novembre a Roma. Siamo i peggiori gufi di questo governo, sentirete il nostro NO !
Andrea Ferroni Portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e