Quanto sta accadendo in questi giorni nella città de L’Aquila ci rende particolarmente preoccupati. Il testo che qui segue e che esprimeva il nostro dissenso politico e morale dalle scelte pseudo-fasciste della rettrice dell’Università degli Studi dell’Aquila, Paola Inverardi, non ha ricevuto pubblicazione su nessuna testata locale. I compagni aquilani sono andati a caccia di giornalisti, hanno chiamato redazioni e numeri professionali e privati di tanti, hanno spedito più e più email; abbiamo constatato di aver ricevuto solo una finta attenzione professionale; ci siamo trovati di fronte a ogni tentativo di sviamento possibile e immaginabile da parte della stampa, che pur non manifestandoci quella che sarebbe una grave inadempienza democratica e professionale, e cioè il rifiuto della pubblicazione del testo per ragioni politiche, ci ha costretti a dover rilevare un boicottaggio “tecnico” ai nostri danni, al fine di procrastinare con la pubblicazione tanto da costringerci a desistere dopo settimane di inutili tentativi per riceverne anche solo una! Aggiungiamo quindi a tutto ciò la preoccupazione legata allo spessore delle reti politiche tessute dal corpo scolastico di cui denunciamo le gesta scorrette ai danni degli studenti dell’ateneo aquilano, assieme al timore che questo “modello” varato dalla rettrice (e in attesa di convalida da parte del MIUR) possa replicarsi anche altrove. Sgomenti e carichi di ostilità politica verso la deriva antidemocratica assunta dalla rettrice Paola Inverardi vi andiamo a spiegare l’inaudita violazione del diritto di rappresentatività studentesca subita!
L’intero percorso di riforme avviato da tempo dalla rettrice – “capillari” a suo dire – in forma di pacchetto “o tutto o niente” (ovviamente da prendersi tutto), non costituiscono, come nelle intenzioni dichiarate dalla stessa, un aggiornamento e una revisione doverosi dello Statuto dell’ateneo aquilano. L’anima della riforma, tendenzialmente in linea con il clima globale di riformismo che si respira in ogni ambito della politica attuale, affetta dalla sindrome della demolizione delle garanzie democratiche, è in vero tutt’altra.
Nel mentre giudichiamo infatti, del tutto insufficiente l’operato della rettrice Inverardi nel portare avanti un programma di riforme per allargare e garantire l’accesso all’istruzione universitaria a fasce di studenti sempre più a rischio di indisponibilità economica per il sostenimento degli studi superiori, siamo costretti a rilevare come le politiche di questa amministrazione universitaria abbiano preso già dall’inizio del proprio mandato l’impronta tipica delle riforme atte a restringere l’accesso all’Università degli Studi dell’Aquila, come dimostra il crollo degli iscritti subìto dalla stessa dall’insediamento dell’amministrazione Inverardi ad oggi.
Il tentativo riuscito di cancellare la rappresentatività democratica di parte studentesca nello Statuto, in modo da tenere i rappresentanti degli studenti lontani dall’incidere pure minimamente nelle decisioni che li riguardano, lo troviamo perfettamente in linea con la politica da sempre adottata dalla rettrice Inverardi e dai suoi tirapiedi nel corpo docente – che, sebbene non sempre, è stato spesso prono dinanzi di diktat della rettrice –, tesa a ridurre la nostra Università a un luogo dalla frequentazione sempre più elitaria e governato col pugno di ferro del decisionismo calato dall’alto da un corpo ristretto di insegnanti-oligarchi.
Siamo stufi di vedere interi apparati dell’Ateneo venir presidiati da passacarte sottomessi al gioco delle politiche neoliberali applicate al mondo studentesco!
Inorriditi dalla decisione della rettrice di fare del Consiglio degli Studenti un organo esclusivamente consultivo, senza sacrosanto diritto di veto sulle decisioni più bieche adottabili dal “corpo politico-burocratico” dell’Università, sosteniamo sia stata una beffa quella di aver ignorato da parte della Inverardi le 3100 firme di studenti raccolte dall’Unione degli Universitari per chiedere il ritiro delle ingiuste riforme.
Ancora più ridicola è stata la pretesa da parte della rettrice di far passare come una giusta compensazione per queste riforme l’innalzamento della soglia per la promozione di una proposta in Senato Accademico ai 3/5 dell’assise: la maggioranza relativa di quella assemblea è presieduta dal corpo docenti, spesso e volentieri affatto incline al sostegno delle proposte di parte studentesca (che conta 4 rappresentanti), spesso e volentieri al servizio dedito delle scelte della rettrice Inverardi.
Il dietrofront su questo compendio di riforme antidemocratiche e golpiste deve essere immediato!
Ad un apparato come quello presieduto dalla rettrice, dimostratosi incapace persino di dialogare con gli studenti, dopo aver fallito nella promozione e nel rilancio delle immatricolazioni, dopo aver dato cioè ampia prova della propria incapacità politica e gestionale, non resta che rimangiarsi questa riforma da regime totalitario e scrivere una controriforma correttiva o rassegnare al completo le proprie doverose dimissioni!
Giacomo De Fanis, coordinamento nazionale Giovani Comunisti/e federazione de L’Aquila
Maurizio Acerbo, segreteria nazionale PRC-SE comitato politico regionale Abruzzo
Loredana Fraleone, segreteria nazionale PRC-SE responsabile Università e Ricerca
Filippo Vergassola, esecutivo nazionale Giovani Comunisti/e responsabile Scuola e Università