Apprendiamo, dalle dichiarazioni delle organizzazioni studentesche, che l’azienda regionale per il diritto allo studio universitario ha predisposto una serie di tagli diretti ed indiretti ai propri servizi, già dalla gestione in corso, riducendo le risorse destinate alla “borsa servizi” e varando un ulteriore aumento delle tariffe delle mense.
Queste misure sarebbero la risposta del DSU e della Regione al provvedimento con cui l’Agenzia delle Entrate ha modificato il regime IVA dell’azienda, facendo seguito ad una recente sentenza della Corte di Cassazione che chiarisce che i servizi degli enti per il diritto allo studio sono esenti IVA come quelli erogati dalle università, in quanto i primi e i secondi concorrono sinergicamente alla formazione degli studenti. Come altri enti per il diritto allo studio che negli anni passati hanno considerato i propri servizi come imponibili IVA, sfruttando un’ambiguità della normativa, detraendosi dalle tasse l’IVA a credito, anche il DSU Toscana si ritrova perciò con un debito nei confronti dell’Agenzie delle Entrate; l’ammanco attualmente stimato sarebbe di 20 milioni di euro dal 2011, che sarebbero ripartiti su più anni e affrontati come un disavanzo di 3 milioni annui. Ma su chi ricadrà questo taglio?
Dopo aver messo in discussione addirittura la corresponsione delle borse di studio, la Regione ha infine stanziato risorse per coprire una parte dell’ammanco, mentre il DSU procede al taglio di parte dei propri servizi per rimediare al restante: a pagare, anche se in parte, per scelte finanziarie della Regione e dell’azienda che essa controlla saranno quindi gli studenti.
E non è ancora chiaro quali scenari si apriranno nei prossimi anni per il risanamento del debito: non sembrano esclusi tagli ulteriori, o la riduzione della platea degli aventi diritto con l’abbassamento della soglia massima ISEE (proprio dopo che a luglio il presidente Rossi si era vantato che quest’anno la Regione avrebbe coperto un maggior numero di borse di studio grazie all’aumento della soglia massima di reddito per accedervi).
Ricordiamo infatti che lo scorso anno, gli studenti e le studentesse degli atenei toscani (e non solo) manifestarono la loro forte contrarietà ai nuovi parametri di calcolo dell’Isee e proprio sulla scia di quelle mobilitazioni ci fu un accordo con l’azienda regionale per il diritto allo studio: venne assicurato alle rappresentanze studentesche che i parametri sarebbero stati ritoccati. Quest’anno, anche in conseguenza del suddetto accordo, il numero dei vincitori è tornato a salire. Il tutto in una regione che ancora ha a disposizione alloggi solo per la metà degli aventi diritto, mentre le residenze necessitano di manutenzione e ristrutturazioni anche urgenti; malgrado le vanterie da campagna elettorale, infatti, il diritto allo studio in Toscana ha bisogno di seri investimenti.
Qui non si tratta di lentezza delle istituzioni, ma di una chiara manifestazione della volontà politica della giunta regionale Toscana, che oggi mette a rischio la copertura totale della borsa servizi. Crediamo che proprio in tempi di crisi come quelli che stiamo attraversando, sia necessario mantenere e incrementare i fondi da destinare all’istruzione pubblica e diritto allo studio, nell’ottica di una reale valorizzazione delle risorse e, soprattutto delle persone.
Come Giovani Comunisti, come studenti e studentesse, non possiamo che criticare fortemente questa gestione del diritto allo studio, che scarica i propri errori sulle spalle degli studenti; chiediamo che la Regione si assuma le proprie responsabilità nell’affrontare un debito che la sua azienda ha contratto, e che chiarisca come intenda gestirlo negli anni futuri, senza sottrarsi alla necessità di investire, e non tagliare, sul diritto allo studio.
In un quadro nazionale di stagnazione economica e di continui tagli dovuti alle misure di austerity, i continui tagli imposti dalla governance europea e attuati dai governi nazionali, stanno facendo si che l’accesso all’università diventi sempre più per pochi fortunati.
I diversi governi che si sono avvicendati sono stati accomunati dalla volontà di relegare a margine dell’agenda politica il diritto allo studio, considerandolo un bacino da cui attingere risorse da destinare altrove (!) e mai trattandolo realmente come strumento di emancipazione sociale e di avanzamento delle popolazioni, e infatti impropriamente delegato agli enti locali e finanziato con un fondo non garantito e ripartito in maniera “premiale”, ovvero di fatto punitiva per chi non viene “premiato”.
Gli studenti oggi, senza alcuna distinzione di ordine e grado, si vedono sempre più annullare il concetto stesso di diritto studio, mentre come cittadini si vedono tagliare sanità e trasporti. Rivendichiamo perciò la necessità di un piano nazionale di rifinanziamento del diritto allo studio, che non solo restituisca tutti i tagli indiscriminati di questo decennio , ma apra una nuova fase politica che metta al centro le condizioni materiali degli studenti e di tutti i soggetti in formazione.
Giovani Comuniste/i Siena
Giovani Comuniste/i Pisa
Giovani Comuniste/i Firenze