Niente cannabis shop entro i 500 metri da scuole, ospedali, centri sportivi, parchi giochi e controlli a tappeto alla ricerca di quello “zero virgola” in più di principio attivo che basta a dichiarare “l’effetto drogante” dei prodotti da marijuana light, legalmente in vendita. È questa la nuova emergenza nazionale inventata, è il caso di dire, di sana pianta da Salvini. Forse è uno dei pochi a non essersi reso conto che la cannabis in uso medico non conosce crisi, che uomini e donne affetti da patologie ne hanno consumato circa 378 chili nel 2017 e 700 chili nel 2018. E forse, impegnato nelle sue false emergenze nazionali, non si è nemmeno reso conto che nelle piazze è tornata l’eroina, a nord come a sud, e si stimano oltre 500 nuove droghe sintetiche, né vi è lo straccio di un piano nazionale di prevenzione.
Però il ministro dell’Interno Matteo Salvini sente la necessità di chiudere i negozi di cannabis legale perché, da un punto di vista mediatico, ha più impatto sulle famiglie sovrapporre il consumo della cannabis light, venduta nei negozi specializzati comparsi in tutte le città, all’immagine del tossicodipendente. Per fortuna però oggi è previsto a Roma l’appuntamento annuale della Million Marijuana March a cui parteciperemo. Sarà l’occasione per chiedere la fine di quella che è a tutti gli effetti una persecuzione nei confronti degli assuntori di cannabis, l’accesso incondizionato all’uso terapeutico da parte dei pazienti e il diritto a poter legittimamente coltivare una pianta che appartiene al patrimonio botanico del pianeta che è dell’umanità intera. A Salvini ci viene solo da dire che non è << né un pirata né un signore se confonde il sesso con l’amore>>.
Stefano Vento – Resp. movimenti