Al Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella
Al Presidente del Consiglio
Giuseppe Conte
Al Presidente della Regione Lombardia
Attilio Fontana
Ai Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome
La diffusione del coronavirus sta colpendo duramente il nostro paese assegnandoci il triste primato del maggior numero di contagiati e, purtroppo, di persone decedute dopo la Cina. In alcune aree del paese, le più industrializzate, come le province di Bergamo e Brescia è in corso una vera e propria strage senza che si sia ancora intervenuti imponendo la chiusura di tutte le attività economiche non essenziali. Nessun fatturato, nessuna esigenza aziendale, giustifica quanto sta accadendo nell’ignavia di tutte le istituzioni.
Dobbiamo alla dedizione del personale della sanità pubblica, che sopperisce con turni massacranti alle carenze prodotte da anni di tagli a vantaggio del privato, se si è stabilita, pur faticosamente, una linea di tenuta.
In nome della salvaguardia di questo grande patrimonio di uomini e donne che molti paesi ci invidiano chiediamo provvedimenti immediati per fornire loro tutti i dispositivi di protezione indispensabili per impedire che siano proprio loro a continuare a pagare il maggiore tributo all’epidemia.
Consideriamo giusto e doveroso che siano state assunte misure drastiche per il contenimento del contagio.
È giusto chiedere a cittadine e cittadini di restare a casa.
Ma non possiamo non notare la contraddizione tra i pressanti appelli a non uscire di casa, a non fare una corsa o una passeggiata all’aperto, a non allontanarsi troppo col cane e la realtà di milioni di cittadine e cittadini che ogni giorno devono uscire e muoversi per andare a lavorare.
Per settimane non sono stati ordinati controlli a tappeto da parte di Asl, medici del lavoro, forze dell’ordine in tutte le aziende. Lo stesso “protocollo” non appare idoneo a impedire che nei luoghi di lavoro sia effettivamente garantita la prevenzione dal contagio.
Quello che è ritenuto indispensabile per tutelare la salute di tutti pare che non valga per i luoghi di lavoro dove devono recarsi milioni di lavoratrici e lavoratori che per farlo devono tra l’altro viaggiare su mezzi pubblici spesso affollati.
In tante fabbriche e aziende i lavoratori hanno dovuto scioperare per denunciare una situazione intollerabile ma non ovunque è possibile farlo a causa di leggi che li hanno privati delle tutele previste nello Statuto dei lavoratori o che li hanno resi contrattualmente deboli.
Sembra che lavoratrici e lavoratori non esistano mentre si discute di mandare l’esercito nelle strade il diritto alla salute si ferma davanti ai cancelli di fabbriche e aziende.
Eppure gli esperti cinesi hanno detto chiaramente che bisogna fermare tutte le attività economiche e il trasporto pubblico. Il mondo del lavoro è il grande focolaio di contagio invisibile ai più.
Chiediamo con indignazione che il governo decreti con urgenza la chiusura di tutte le attività e le produzioni NON essenziali per difendere la vita e la salute di tutti i cittadini durante questa grande emergenza sanitaria,
Accanto a questo chiediamo l’istituzione di un reddito di quarantena, per tutelare anche economicamente i lavoratori e le lavoratrici, comprese le piccole partite iva e le varie tipologie di lavoro precario, quest’ultimo purtroppo ampiamente diffuso in Italia.
Chiediamo che il diritto costituzionale alla salute sia garantito a tutte e tutti.
Chiediamo che le protezioni vengano concentrate e garantite a chi lavora nella sanità e negli altri servizi e settori essenziali.
La salute prima del profitto.
Maurizio Acerbo – Segretario Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Andrea Ferroni – portavoce nazionale Giovani Comunisti/e