Il momento che stiamo attraversando è inedito nella storia della nostra Repubblica. Siamo tutte e tutti in zona rossa da questa sera. Non sarà facile ma tutti insieme possiamo uscirne.
Rispettiamo le regole, le procedure, le precauzioni, ricorriamo ai dispositivi di sicurezza individuale. Ma soprattutto siamo solidali con chi lavora e non può fare altrimenti, con chi è distante dalla propria casa e dalla propria famiglia, con chi è in difficoltà economiche e vede aggravarsi la propria situazione, con chi ha bisogno di cure e assistenza, con chi è confinato in casa, con chi lavora nella sanità pubblica. Questo è il momento della solidarietà e della ragionevolezza.
Seguirà il momento in cui chiederemo il conto di trent’anni di neoliberismo sfrenato e del suo impatto sociale, culturale ed economico. Adesso si può solo essere solidali l’uno con l’altro. Insieme ce la faremo.
I NOSTRI COMUNICATI SULL’EMERGENZA CORONAVIRUS
Giornata mondiale della salute: dalla parte della sanità pubblica
Nella Giornata Mondiale della Salute vogliamo rivolgere ancora una volta il nostro ringraziamento ai lavoratori e alle lavoratrici della sanità impegnati nella lotta contro il #coronavirus e rivolgere un pensiero solidale ai 94 medici morti durante l’emergenza.
La pandemia globale ha messo in crisi il dogma neoliberista della sanità pubblica come voce in bilancio da tagliare. Anni di regionalizzazione, tagli e accorpamenti di unità ospedaliere hanno fortemente penalizzato il nostro sistema sanitario nazionale, che nonostante tutto è riuscito a resistere grazie a chi ha lavorato con impegno e passione negli ultimi decenni. Anni segnati da blocco delle assunzioni e dei contratti, da carenza di personale, da concorsi infiniti che hanno aperto le porte a pochissimi giovani.
Le assunzioni effettuate in questo periodo d’emergenza hanno mostrato la necessità di dare luogo ad un ampio turnover nei reparti dei nostri ospedali in cui scarseggiano medici e infermieri troppo spesso costretti a ripiegare sulla sanità privata soprattutto se alla ricerca della prima occupazione.
Riteniamo sia necessario stabilizzare con salari adeguati il personale sanitario e aumentare le borse di specializzazione. In questi anni al contrario con il numero chiuso a medicina, si è pensato che il problema fossero i troppi laureati in questo ambito, vincolando la possibilità di studiare ad un test, quando invece la realtà evidenziata da questa emergenza è la mancanza di personale medico specializzato. Per questo ribadiamo l’esigenza di abolire il numero chiuso e dare seguito ad un piano rilevante di assunzioni nel settore sanitario. La sanità pubblica è di tutti noi, difendiamola.
Oltre cento da tutta Italia per il reddito di quarantena
In questi giorni abbiamo mobilitato la nostra organizzazione per chiedere subito #redditopertutti per affrontare la situazione di emergenza che il #coronavirus ci sta imponendo. Oltre cento compagne e compagni ed anche simpatizzanti hanno risposto da tutte le regioni italiane.
Abbiamo aderito all’appello lanciato da Basic Income Network (BIN) Italia per espandere l’accesso al reddito di cittadinanza a tutti coloro che in questo periodo non ricevono alcun tipo di ammortizzatore sociale ma anche per porre le basi per un nuovo tipo di welfare inclusivo e universalistico.
Immagini della fotopetizione qui e qui.
I GC scrivono ai medici cubani impegnati in Italia
Come organizzazione abbiamo deciso di scrivere una lettera di ringraziamento per esprimere la nostra vicinanza e il nostro sostegno alla brigata medica cubana che sta operando nel territorio di Crema. La lettera è giunta all’equipe medica a cui rivolgiamo il nostro fraterno saluto.
Cosa ti difende meglio? Un cacciabombardiere o la sanità pubblica?
Ci dicono che siamo in guerra, che il nostro nemico non utilizza aerei, carrarmati o bombe, che le nostre trincee sono i reparti degli ospedali… Il nostro nemico è invisibile!
Eppure questa emergenza mostra tutte le ingiustizie sociali sedimentate in questi anni. La situazione degli ospedali è emblematica. A causa dei tagli perpetrati in questi anni da governi di centrodestra e centrosinistra a danno del Servizio Sanitario Nazionale ci ritroviamo con la chiusura e il depotenziamento dei reparti, dei posti letto, di attrezzature e personale sanitario.
Personale sanitario che si trova a combattere una “guerra” senza l’unica arma che permette di garantire all’ operatore di lavorare in sicurezza, ovvero Dispositivi di Protezione Individuale a sufficienza.
Vengono arruolati in questa “guerra” anche neo-laureati medici per i quali l’accesso alla laurea di specializzazione risulta un ostacolo insormontabile, in quanto i posti disponibili per il percorso specialistico sono stati drasticamente ridotti in questi anni, nonostante la palese esigenza di personale specializzato che nel momento di emergenza viene evidenziandosi.
Nel mentre il governo lascia aperte le fabbriche per la guerra, quella vera. Si continuano a stanziare fondi per la produzione di armi e l’acquisto dei famigerati cacciabombardieri F35. Un solo di questi aerei costa attorno ai 100 milioni di euro, una cifra spropositata che potrebbe permettere la creazione di migliaia di nuovi posti letto.
L’affanno a cui è costretto l’intero Servizio Sanitario Nazionale può essere placato da sostanziosi tagli alla spesa agli armamenti. Chiudiamo le fabbriche della morte, potenziamo le difese pubbliche della nostra salute!
Violenza di genere: se non se ne parla non vuol dire che non c’è
Ieri, 31 marzo, è morta una donna a Messina, e no non era positiva al covid 19, il problema è che viveva con il suo compagno che l’ha strangolata.
Dall’estate 2014 fino ai giorni dell’emergenza Corona virus i giornalisti e le tv non hanno fatto altro che parlare di immigrazione, di clandestinità, di sbarchi, di stranieri. Gli stessi, senza conoscere il significato di tali parole che utilizzavano con nonchalance in televisione, hanno colpevolmente contribuito a confondere gli ascoltatori sui loro significati e sul loro utilizzo, così da mistificare la realtà, spianando la strada agli indegni spettacoli dei Salvini di turno – un grande esempio di giornalismo!
Oggi succede che tanti creduloni si chiedano ‘ma dove sono gli immigrati’ ? ‘sono tutti spariti? ‘non prendono il coronavirus?’ … No, semplicemente avete pensato che il mondo era quello che vi raccontava la televisione, ma questo continua sempre a essere se stesso. Ora, in tv, sembra solo esserci un gigante VIRUS ma questo paese continua a essere tanto altro: la ‘nostra’ Italia – come si dice – dove le acque riposano dolci sulle spiagge, i pesci tornano nella laguna di Venezia, dove Roma è silente e senza traffico, le mani degli ‘uomini’ strangolano le rispettive compagne, che muoiono. Il mondo continua com’è, solo che la televisione non ve lo dice.
Ieri a Messina è morta strangolata Lorena Quaranta, 27 anni, studentessa di medicina.
I soldi per il reddito? Prendiamoli dai ricchi!
Una settimana fa abbiamo sottolineato come a fronte delle donazioni di politci, celebrità e imprenditori per milioni di euro alla sanità, l’istituzione di una patrimoniale sulle grandi ricchezze consentirebbe di avere ampie risorse da impiegare per la salute, per l’istruzione per i lavoro.
In Italia abbiamo ben 35 miliardari, cosa succederebbe se impiegassimo il 10% del patrimoni solamente dei primi cinque? Avremmo risorse per finanziare il reddito di quarantena e per sostenere le misure più urgenti nel fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
Il patrimonio complessivo delle cinque persone più ricche in Italia si aggira intorno ai 70 miliardi di dollari. Il patrimonio medio delle famiglie italiane si attesta sui 270 mila euro, il cui 63% è dato dal valore della casa di proprietà. Il 30% più povero delle famiglie ha un patrimonio medio di 7 mila euro. Siamo uno dei Paesi europei più segnati dalle disuguaglianze economiche. Patrimoniale e reddito sono due proposte di buon senso.
Un reddito d’emergenza per affrontare la crisi
La situazione economica e sociale dettata dall’emergenza del Coronavirus impone un ragionamento sul welfare, che da tempo, ancor prima di questa emergenza, pensiamo vada affrontato.
Riteniamo sia necessario ripensare il modello di welfare con la proposta di un reddito di base. Basic Income Network (BIN) Italia in questi giorni ha lanciato una petizione con delle proposte concrete ed attuabili nell’immediato, che noi pensiamo siano del tutto condivisibili. Vogliamo metterci la faccia e lanciamo dunque una fotopetizione che possa creare dibattito e rilanciare la necessità di un reddito di quarantena.
Serve allargare immediatamente la platea dei beneficiari del Reddito di cittadinanza, modificando i parametri, sganciandola completamente dalle politiche attive per il lavoro. Una proposta che può essere anche l’occasione per verificare il proseguo del reddito di base, successivamente anche a questa emergenza. Il lavoro pur restando un elemento fondamentale, da rendere democratico, dignitoso ed equamente retribuito, non può diventare un ricatto da un punto di vista reddituale e di salute, soprattutto in questa occasione.
400 milioni per fare la spesa? Serve molto di più!
Nella conferenza stampa di ieri il governo ha annunciato l’anticipo di oltre 4 miliardi di euro a favore dei comuni e lo stanziamento di 400 milioni di euro da tramutare in buoni spesa per le persone in difficoltà.
Non basta! Gli ultimi dati ci parlano di circa 5 milioni di persone sotto la fascia di povertà, a queste andrebbero aggiunti tutti coloro che si ritrovano senza più lavoro, con lo stipendio decurtato o impossibilitati a proseguire quel lavoro nero a cui erano costretti e che era l’unica fonte di sostentamento. Si tratta di una platea molto più vasta di persone in difficoltà e le scene di questi giorni di gente che non può più pagare ne sono la prova.
Risulta poi patetica la richiesta ai supermercati di mettersi una mano sul cuore per aumentare del 5 e 10% i buoni spesa, mentre i lavoratori e le lavoratrici continuano a fare turni massacranti rischiando la vita.
400 milioni sono davvero pochi e rischieremmo di trovarci in mano buoni spesa utili solo a comprarci il lievito, se riuscissimo a trovarlo… Serve un reddito di quarantena subito!
Renzi, ci sei o ci fai?
Dopo scioperi spontanei, proteste, casi di aziende che non hanno distribuito ai dipendenti i dispositivi di protezione individuale, operai che hanno contratto il virus in fabbrica è arrivata il parere assolutamente non richiesto di Matteo Renzi.
Il campione del referendum costituzionale ha dichiarato che bisognerebbe convivere col virus riaprendo le fabbriche prima di Pasqua. Come se il fatto che centinaia di italiani muoiano ogni giorno non fosse assolutamente correlato agli spostamenti per raggiungere il posto di lavoro. Come se i posti di lavoro stessi non siano incubatori del virus. Come se migliaia di lavoratori non convivessero già con il virus, rischiando la propria pelle negli ospedali, nei call center, nelle fabbriche e in tutte le attività ancora aperte.
Chiediamo che le attività non essenziali ma considerate fondamentali dal governo su pressioni di Confindustria vengano chiuse. Chiediamo maggiori tutele e protezioni per chi è costretto a lavorare ed un salario adeguato all’emergenza. Chiediamo un reddito di quarantena per chi è costretto a stare a casa perché nessuno debba restare indietro!
Internet libero: apriamo il dibattito
In questo periodo di emergenza alcuni gestori telefonici hanno deciso di eliminare il limite di giga per studenti e lavoratori in Italia. I giovani clienti riceveranno così un sms per attivare giga illimitati gratis per un mese. Non basta e non serve.
Già dal 2015 in Italia era stata avanzata la proposta per riconoscere l’accesso ad internet come diritto fondamentale, con l’istituzione di una Commissione di studio per l’elaborazione di principi in tema di diritti e doveri relativi ad Internet, presieduta da Stefano Rodotà. È questo il momento per riaprire il dibattito e per eliminare i ritardi infrastrutturali italiani. Specialmente ora, quando per forza di cose, per poter usufruire delle lezioni scolastiche e per poter lavorare da casa in sicurezza, c’è bisogno di una connessione stabile e veloce.
Mario Draghi? No grazie.
Negli ultimi giorni il nome di Mario Draghi è quello che impazza sui giornali per il dopo Conte una volta finita l’emergenza.
La classe politica italiana dimostra tutta la sua insufficienza. L’epidemia ci sta dimostrando di cosa abbiamo realmente bisogno: sanità pubblica universale, assunzioni e fine del lavoro precario, rispetto dei diritti e della salute di lavoratori e lavoratrici. Al contrario, imprese, banche e forze politiche liberiste pensano già alla fine dell’emergenza e a come governare quella fase senza rimetterci troppo, ovvero facendola pagare a chi lavora.
A Mario Draghi, uomo delle banche e dell’austerità preferiamo i draghi di Game of Thrones, almeno loro non ci hanno ridotto alla miseria.
Aiutiamo i ricchi a donare: patrimoniale subito!
Nelle ultime settimane abbiamo visto ricche donazioni da parte di vip, imprenditori miliardari e personaggi politici a fronte dell’emergenza Coronavirus.
Insieme hanno dimostrato grande volontà di aiutare la nostra economia e i nostri ospedali. Dunque perché non premiarli?
Dato che l’esigenza di una sanità pubblica universale, di un piano di investimenti pubblici e di garantire il diritto allo studio per tutti/e non finirà in questi mesi di emergenza, perché non istituire una tassa patrimoniale in maniera progressiva sulle grandi ricchezze?
In questo modo le nostre amate celebrità potranno donare costantemente e sentirsi a posto con la coscienza!
Cuba, solidarietà senza confini
La brigada médica cubana composta da 52 professionisti della sanità è arrivata ieri in Italia. Opereranno in Lombardia in un ospedale costruito appositamente per l’emergenza a Crema.
Il nostro più caloroso saluto e benvenuto ai medici cubani. Questa vicenda mostra ancora una volta quanto la solidarietà tra popoli sia più forte degli interessi del capitale. Soprattutto, rende ancora più visibile l’ingiustizia dell’embargo che affligge Cuba da quasi sessant’anni.
Con Cuba sempre! Socialismo o barbarie!
Confindustria, quanti ancora devono morire per il vostro profitto?
Pochi giorni fa avevamo lanciato una raccolta firme per chiedere il blocco di tutte le attività produttive non essenziali e l’istituzione di un #reddito di quarantena. In pochissime ore abbiamo raccolto migliaia di firme fino all’annuncio di ieri sera del primo ministro Conte di chiudere quelle attività fino al 3 aprile.
Confindustria ha continuato fin dai primi giorni dell’epidemia a sostenere che bisognasse andare avanti per sostenere i fatturati. Man mano che l’epidemia si diffondeva si è opposta alla chiusura delle fabbriche. In molti stabilimenti i dispositivi di protezione individuale non sono stati consegnati ai lavoratori e alle lavoratrici, portando a diversi scioperi spontanei.
Poche ore fa Confindustria ha chiesto al governo di rivedere il decreto, chiedendo di rivedere la lista degli stabilimenti che dovranno chiudere. È un atteggiamento irresponsabile che non tiene conto della salute dei lavoratori e delle lavoratrici, nonostante i casi già verificati di diffusione del virus nelle fabbriche. È ora di finirla! Chiudiamo tutto, chiediamo il reddito!
Firma la petizione! Fermiamo le attività lavorative non essenziali
La diffusione del coronavirus sta colpendo duramente il nostro paese assegnandoci il triste primato del maggior numero di contagiati e, purtroppo, di persone decedute dopo la Cina. In alcune aree del paese, le più industrializzate, come le province di Bergamo e Brescia è in corso una vera e propria strage senza che si sia ancora intervenuti imponendo la chiusura di tutte le attività economiche non essenziali. Nessun fatturato, nessuna esigenza aziendale, giustifica quanto sta accadendo nell’ignavia di tutte le istituzioni.
Dobbiamo alla dedizione del personale della sanità pubblica, che sopperisce con turni massacranti alle carenze prodotte da anni di tagli a vantaggio del privato, se si è stabilita, pur faticosamente, una linea di tenuta.
Quello che è ritenuto indispensabile per tutelare la salute di tutti pare che non valga per i luoghi di lavoro dove devono recarsi milioni di lavoratrici e lavoratori che per farlo devono tra l’altro viaggiare su mezzi pubblici spesso affollati.
Chiediamo con indignazione che il governo decreti con urgenza la chiusura di tutte le attività e le produzioni NON essenziali per difendere la vita e la salute di tutti i cittadini durante questa grande emergenza sanitaria,
Accanto a questo chiediamo l’istituzione di un reddito di quarantena, per tutelare anche economicamente i lavoratori e le lavoratrici, comprese le piccole partite iva e le varie tipologie di lavoro precario, quest’ultimo purtroppo ampiamente diffuso in Italia.
La salute prima del profitto!
Coronavirus: a farne le spese sempre i più deboli
Negli ultimi giorni un senza tetto milanese è stato denunciato perché impossibilitato a #restareacasa come molti di noi. Altri casi si sono susseguiti, a Roma, Siena, Verona, Modena.
Una condizione dettata, come raccontato anche dalla Croce Rossa, dalla chiusura di tanti centri solidali che da sempre hanno provato a dare una risposta ai bisogni quotidiani di tanti clochard che ora non sanno a chi domandare aiuto.
In questo momento emergenziale, non possiamo e non dobbiamo lasciare nessuno indietro, perché siamo collettività.
È necessario che il governo adoperi la protezione civile, in concerto con le associazioni di ambito, per dare una risposta sociale e non criminalizzante a tale fenomeno.
#escosoloperdonare
L’Avis lancia la campagna #escosoloperdonare.
Crediamo sia doveroso mobilitarsi perché vi è sempre bisogno di risorse ematiche affinché la banca del sangue non le esaurisca. Ogni giorno circa 1.800 italiani hanno necessità di trasfusioni. In questa situazione di emergenza possiamo fare la nostra parte e sostenere il nostro servizio sanitario nazionale.
È possibile donare anche e soprattutto in questi giorni, basta rispettare delle piccole precauzioni aggiuntive. Per donare è necessario prenotarsi al numero verde AVIS 800261580. Costruiamo solidarietà, sconfiggiamo insieme il virus!
Berlusconi dacci il resto!
È di oggi (17 marzo, ndr) la notizia di Berlusconi donatore di dieci milioni di euro per la sanità lombarda. La sua donazione però non passa inosservata alla stregua delle altre decine di vip milionari che stanno donando.
I governi Berlusconi (1994, 2001-2006 e 2008-2011) sono stati tra quelli che più di tutti hanno massacrato la nostra sanità pubblica, con tagli per circa 13 miliardi e un fallimentare piano di regionalizzazione della sanità. Ai suo governi si aggiungono gli altri governi neoliberisti che nell’ultimo ventennio hanno tagliato per una somma complessiva di 37 miliardi.
Non facciamoci ingannare. Quando ci chiediamo come mai i nostri ospedali sono stracolmi e in affanno, basta guardare alle politiche degli anni precedenti per darsi una risposta.
Cuba, Cina e Venezuela potrebbero aiutare l’Italia
È notizia di ieri (14 marzo, ndr) che la Regione Lombardia assumerà medici e infermieri provenienti da Cina, Cuba e Venezuela.
Solo pochi giorni fa la Cina aveva inviato in Italia un carico di materiali e macchinari fondamentali per contrastare il virus. A Cuba, dove vi è una delle migliori sanità al mondo, completamente gratuita e universale, stanno andando avanti sperimentazioni di medicinali utili nella lotta al virus.
Nonostante le difficoltà Cina, Cuba e Venezuela danno una grande prova di solidarietà internazionalista. Una prova che mostra ancora una volta l’assurdità delle sanzioni contro questi Paesi e del blocco economico che soffoca Cuba da decenni.
Affrontiamo l’emergenza insieme!
I Giovani Comunisti e le Giovani Comuniste organizzano una commissione scientifica ad hoc, riguardante l’emergenza del Coronavirus in Italia. L’obiettivo è di produrre idee e proposte nel campo sanitario, economico e sociale. Un lavoro che coinvolgerà il corpo militante della giovanile, ma anche forze esterne al partito, con esperti provenienti dal mondo della sinistra politica e sociale.
Le proposte le metteremo al servizio del paese per dare un contributo reale in un momento difficile. Elaboreremo in maniera aperta ed inclusiva misure riguardanti la salute, il reddito, il lavoro e in generale il campo dei diritti, sperimentando anche forme di dibattito via web. Una visione che possa servire nel breve e nel medio-lungo periodo. Un’elaborazione che ha l’obbiettivo di coinvolgere le nuove generazioni, quelle che in questo momento stanno sperimentando sulla propria pelle i così detti lavori a chiamata. Lavori ancora senza tutele, che rappresentano in pieno quanto in questi anni siano stati danneggiati i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Politiche che hanno portato in questi anni a una precarietà dilagante.
Vogliamo costruire un paese più giusto, dove i diritti siano garantiti per tutti/e, fondato sulla giustizia e la solidarietà sociale.
Lagarde su spread: Non è una gaffe, è la linea politica
La situazione emergenziale dovuta al Coronavirus dovrebbe avere risposte assolutamente differenti da parte della presidente della Banca Centrale Europea.
Christine Lagarde, in maniera totalmente sprezzante, ha sostenuto che l’Italia in un modo o nell’altro dovrà cavarsela da sola, affermando che la BCE non sarebbe intervenuta sullo spread. Successivamente ha ammesso di aver fatto una gaffe.
Noi, al contrario, pensiamo che sia il momento di abbandonare le politiche neoliberiste e di austerity che tanti danni hanno già fatto in questi anni, tagliando a più non posso i servizi pubblici essenziali come la sanità. Bisognerebbe invece costruire politiche che guardino ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, ad un rafforzamento del welfare e alla tutela dell’ambiente. Per fare questo serve una banca pubblica che finanzi le politiche pubbliche e le sottragga alla morsa della speculazione finanziaria e agli interessi del grande capitale.
Fermare la produzione ora!
Con le nuove disposizioni emanate ieri dal governo è stato decretato il blocco di tutte le attività “non essenziali”, imponendo la chiusura a bar, ristoranti, attività commerciali.
In tutto questo, accogliendo le richieste di Confindustria, nessun provvedimento è stato preso in favore dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti nelle fabbriche. Nessuna garanzia da parte delle aziende sull’adozione dei dispositivi di protezione individuale e sul rispetto delle linee guida approvate dal governo. Nessuna misura per tutelare la salute di chi lavora.
In diversi stabilimenti, subito dopo i provvedimenti annunciati ieri sera, si sono segnalate agitazioni e proclamazioni di scioperi, scenario che si è puntualmente ripetuto nella giornata di oggi. I lavoratori e le lavoratrici non sono carne da macello! Non si può tutelare il profitto a discapito della salute. Bisogna fermare la produzione ora, garantendo i salari!
Più tutele per i lavoratori e le lavoratrici
Con l’emergenza in corso c’è chi resta a casa perché la propria professione glielo consente. C’è chi invece – la stragrande maggioranza – non potrà farlo.
Tanti dipendenti, precari, partite Iva, saranno costretti ad andare in ufficio, magari utilizzando il trasporto pubblico, esponendosi al rischio d’essere contagiati. Alla faccia delle prescrizioni che dovrebbero limitare l’ulteriore diffusione del contagio.
Servono norme eccezionali come eccezionale è la situazione, per tutelare la salute e le condizioni di vita e lavoro di sei lavoratori e dei familiari. Blocco dei licenziamenti, sospensione delle rate dei mutui e degli affitti, blocco degli sfratti e prelievi forzosi sui grandi patrimoni, per tutelare i lavoratori e permettere di acquistare agli ospedali di acquistare il materiale necessario.
Tutelare il diritto allo studio!
Come tutti sappiamo, il governo ha deciso la chiusura di scuole e atenei fino al 3 aprile in tutta Italia. Non sappiamo quanto durerà ancora e se tutto tornerà alla normalità nel giro di poche settimane. Pensiamo però che è fondamentale garantire il diritto allo studio per tutte e tutti.
A partire da questa settimana scuole e atenei stanno sperimentando lezioni online, qualcosa di inedito per buona parte degli studenti. Chiediamo che venga istituito un fondo specifico per permettere agli studenti e alle studentesse di poter seguire le lezioni online con mezzi idonei e aggiornati, i cui costi non ricadano sulle famiglie.
Inoltre è fondamentale assicurare la possibilità di ottenere e usufruire delle borse di studio anche in caso non si riescano a conseguire i CFU necessari per via dei rinvii delle sedute d’esame dovuti all’emergenza.
Coronavirus: che fare
L’allarme Coronavirus che stiamo vivendo, in primo luogo nelle nostre Regioni e ora in tutta Italia con l’allargamento della zona rossa, non deve fermarci dal riflettere sulla situazione della sanità e del lavoro in Italia e delle riforme che in questi anni hanno permesso privatizzazioni della sanità e precarizzazione del mondo del lavoro. Non basta chiudere bar e locali se i governi regionali lasciano mano libera alle imprese che giovano del lavoro in appalto o tardano nel rendersi conto che i tagli alla sanità di questi anni hanno reso impossibile qualsiasi tipo di prevenzione efficace e pericoloso l’aggravarsi di qualsiasi epidemia.
Alla luce di ciò chiediamo che istituzioni e sindacati si interroghino su quanto c’è da fare a partire a livello amministrativo dal ritiro di qualsivoglia proposta di autonomia differenziata e all’inizio di un processo di messa in discussione da parte delle nostre Regioni del sistema sanitario regionale, favorendo una rinazionalizzazione del SSN, ora diviso in venti sistemi sanitari, uno per Regione. Una riforma del ruolo dei privati nel sistema sanitario, abolendo l’intra moenia e rivedendo il sistema degli accrediti.
Con i lavoratori e le lavoratrici della sanità pubblica
In queste ore di grande apprensione, vorremmo esprimere tutta la nostra solidarietà e il nostro supporto al personale medico in servizio nei nostri ospedali e nelle zone colpite dal virus. Ancora una volta, in queste situazioni drammatiche, emerge tutto il valore e l’utilità della nostra sanità pubblica, tanto bistrattata e penalizzata dalle politiche neoliberiste degli ultimi decenni. L’esperienza del coronavirus ci insegna che nonostante le mille difficoltà e le carenze del sistema sanitario, la sanità pubblica risulta fondamentale per la nostra sicurezza. Un grande grazie a medici, infermieri, specialisti, ricercatori e tecnici che stanno lavorando anche a loro rischio. Al di là dello sciacallaggio mediatico e dell’inutile allarmismo, insieme sapremo uscirne fuori. Forza!