«Cari compagni, ora tocca a noi. Andiamo a raggiungere altri tre gloriosi compagni caduti per la salvezza e la gloria d’Italia. Voi sapete il compito che vi tocca. Io muoio, ma l’idea vivrà nel futuro, luminosa, grande e bella. Siamo alla fine di tutti i mali. Questi giorni sono come gli ultimi giorni di vita di un grosso mostro che vuol fare più vittime possibile. Se vivrete, tocca a voi rifare questa povera Italia che è così bella, che ha un sole così caldo, le mamme così buone e le ragazze così care. La mia giovinezza è spezzata, ma sono sicuro che servirà da esempio. Sui nostri corpi si farà il grande faro della Libertà.»
Giordano Cavestro, partigiano, fucilato dai fascisti il 04/05/1944
Resistenza, solidarietà, giustizia.
Questo è il nostro lessico in quest’epoca in cui il mondo è di nuovo scosso da un male terribile e in cui la storia fa nuovamente irruzione nelle vite dei popoli, con tutta la sua drammatica realtà.
Accanto a questo, c’è un altro lessico: paura, omertà, legge del più forte.
Il lessico di chi ha fatto arrivare inerme il nostro paese di fronte alla crisi del COVID-19 e ha disatteso i principi della Costituzione del ’48, tagliando come non mai nella sanità pubblica.
Gli stessi che oggi come se nulla fosse premono per ricominciare a sfruttare esattamente come prima, senza alcun riguardo per la sicurezza sociale e sanitaria dei lavoratori.
È in questo contesto che il 75esimo Anniversario della Liberazione acquista una luce del tutto diversa: non un 25 aprile sotto tono, limitato dalla quarantena, ma un esempio concreto di come già una generazione nel corso della storia ha costruito un mondo più giusto sulle macerie di una terribile crisi planetaria.
Perché a cadere fumanti sono le macerie del neoliberismo, che semplicemente non fornisce alcun tipo di sbocco alla crisi del Coronavirus che non sia un futuro in cui a salvarsi sarà soltanto una ristrettissima minoranza.
Non fornisce uno sbocco l’Unione Europea, che di fronte ad un grido di allarme dei paesi del sud europa, continua con le ricette lacrime e sangue che hanno strangolato la Grecia, tronfia dello sciovinismo individualista di una certa élite finanziaria tedesca che ricorda drammaticamente quella che portò al potere il regime hitleriano.
Non fornisce uno sbocco la borghesia nazionale del nostro paese, che in perfetta continuità con la propria tradizione stracciona e irresponsabile, non riesce a proporre niente più che una smania alla riapertura delle attività produttive senza nessun tipo di reale misura di sicurezza, all’insegna del “si salvi chi può”.
E mentre si moltiplicano i gruppi neofascisti che tentano di approfittarsi della situazione, come sciacalli sul corpo straziato della nostra comunità nazionale, alle classi popolari del nostro paese è richiesto ancora una volta di prendere in mano il proprio futuro.
Perché dalla riscossa delle classi popolari e del mondo del lavoro passa, oggi come ieri, quella dell’Italia intera.
È necessario che a seguito della crisi del Coronavirus si apra una stagione di lotta e di riappropriazione dei diritti sociali e civili, simile a quella che si concretizzò con la Costituente sotto l’impulso delle lotte operaie e contadine.
Per questo in un 25 aprile così diverso, in cui restiamo uniti seppure a distanza, abbiamo voluto partire dagli esempi di partigiani di ieri e di oggi: perché scrivere una storia e un futuro diversi non solo è possibile, ma è oggi più che mai necessario.
Nicolò Martinelli – Responsabile antifascismo Giovani Comunisti/e