L’impegno dei giovani comunisti statunitensi in Black Lives Matter

Il 25 maggio scorso George Floyd è stato ingiustamente ucciso durante un fermo di polizia solo perché sospettato di aver utilizzato una banconota contraffatta. Le vere ragioni della sua morte però risiedono altrove e vanno cercate nel razzismo di cui la società statunitense è permeata, nella criminalizzazione delle fasce sociali più emarginate e in difficoltà, nella privatizzazione del sistema penitenziario, nelle storture del capitalismo che nel Paese delle libertà si sono trasformate in reato.

Per questi motivi dopo aver pubblicato pochi giorni fa un’importante testimonianza di Angela Davis sul rapporto tra violenza e rivoluzione, vogliamo continuare a comprendere cosa sta succedendo negli USA. Abbiamo dunque raggiunto e intervistato Maicol David Lynch, membro del comitato nazionale del Partito Comunista degli USA e membro del comitato organizzatore della Lega dei Giovani Comunisti (Young Communist League, YCL) di New York.

La morte di George Floyd ha dato una nuova centralità al problema del razzismo e degli abusi in divisa. In Italia abbiamo avuto diversi casi simili, molti dei quali commessi nelle carceri o all’interno delle caserme. Anche se il caso più noto e simile a quanto sta accadendo negli USA è avvenuto indubbiamente durante il vertice del G8 a Genova nel 2001 con una grande e violenta operazione di repressione del movimento. In Italia la violenza della polizia è solitamente legata a ragioni ideologiche e ad una preparazione inadeguata, colpendo attivisti, rifugiati, emarginati, tossicodipendenti. Al contrario, sembra che negli Stati Uniti gli abusi commessi dalla polizia siano contro gli afroamericani e mossi dal semplice razzismo. Come si spiega?

Negli USA l’istituzione stessa della polizia è radicata nella tratta degli schiavi, creata da proprietari di piantagioni e cacciatori di schiavi del XVIII e XIX secolo. Quando gli schiavi furono emancipati da Abraham Lincoln nel 1863 con l’Emancipation Proclamation, i cacciatori di schiavi non potevano più seguire la Legge sugli schiavi fuggitivi (che permetteva ai padroni di recuperare gli eventuali schiavi fuggiti, ndt) e inseguire gli schiavi neri verso nord dove non erano più visti come proprietà. La guerra civile finì nel 1865 dopo quattro lunghi anni di combattimenti tra l’Unione guidata da Lincoln (Nord) e la Confederazione guidata da Jefferson Davis (Sud). Negli anni successivi alla guerra civile durante il periodo della ricostruzione, il tredicesimo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti vietò la schiavitù, il quattordicesimo emendamento garantì la cittadinanza afroamericana e il quindicesimo emendamento concedesse ai neri il diritto di voto. La reazione a queste riforme è stata accolta con estrema violenza, in particolare nel sud dove i suprematisti bianchi, Ku Klux Klan in testa, hanno organizzato bande di ex soldati confederati bianchi incappucciati per attaccare le comunità nere e metterle in guardia dal praticare i loro nuovi diritti democratici. La moderna istituzione di polizia si comporta in modo simile, ma al posto dei cappucci bianchi indossano uniformi blu.

La comunità afroamericana ha guidato le sue lotte per diversi decenni nel corso dell’ultimo secolo. Black Lives Matter è una sorta di prosieguo di quella lunga lotta contro il razzismo, i pregiudizi e l’oppressione. Questo movimento di massa è il risultato di una mancata integrazione dei neri nella società americana?

La guerra civile finì nel 1865, ma non in realtà terminò solo quando il Civil Rights Act del 1964 e il Voting Rights Act del 1965 furono emanati, un secolo dopo la fine della guerra civile e dopo che la segregazione razziale di Jim Crow nel Sud fu messa fuorilegge. Gli afroamericani non potevano nemmeno mangiare nello stesso ristorante o frequentare gli stessi ospedali o scuole degli americani bianchi fino alla fine degli anni ’60 in molti casi. Le ultime scuole pubbliche furono integrate razzialmente solo nel 1980, come a Columbus, nell’Ohio: uno stato del Nord! Ma la violenza della polizia contro la comunità afroamericana non è una novità. La differenza è che ora è documentata. Il coinvolgimento della polizia e dell’FBI negli omicidi di leader neri come Malcolm X e Martin Luther King negli anni ’60 ha lasciato il posto alla caccia alle streghe, come accaduto per la leader del Partito Comunista USA, Angela Davis, nei primi anni ’70. Manifestazioni di massa, rivolte e sforzi internazionali per condannare questi eventi hanno segnato un punto storico nella storia del nostro Paese. Le rivolte di Rodney King dei primi anni ’90 sono l’esempio più recente di tali proteste e rivolte da quando gli omicidi di Trayvon Martin, Tamir Rice, Michael Brown ed Eric Garner negli ultimi dieci anni hanno dato vita al movimento Black Lives Matter, ma ora le richieste sono cambiate. Negli ultimi 10 anni, il movimento ha chiesto una forza di polizia più diversificata con la presenza di poliziotti di tutte le etnie e divise in cui siano integrate delle telecamere. In seguito alle ultime proteste il movimento sta chiedendo l’abolizione completa dello stato di polizia nei quartieri a favore di guardie di zona sottoposte al controllo della comunità.

Quanto è legato questo movimento alle istanze tradizionali dei lavoratori?

La lotta contro il razzismo e la lotta contro il capitalismo si intrecciano. La coscienza di classe è in aumento e questo è evidente nella lotta contro l’amministrazione neofascista di Trump che sta usando la polizia come suo esercito privato. Ha persino chiamato la Guardia Nazionale per reprimere le proteste e mantenere gli attivisti neri “al loro posto”. Il capitalismo ha bisogno del razzismo per sopravvivere, così come la classe dominante mantiene divisa la classe operaia. Il fatto che i manifestanti chiedano l’abolizione dello stato di polizia significa che si potrebbe passare da un momento all’altro a richieste più radicali che contemplino il socialismo come via d’uscita dal capitalismo. I lavoratori si stanno unendo attorno a questioni come la lotta al razzismo e la ricezione di assistenza sanitaria universale nel mezzo della pandemia di COVID-19.

Che ruolo stanno avendo i giovani in queste manifestazioni?

I giovani hanno guidato la lotta contro la violenza razzista della polizia sin dalla fondazione del movimento Black Lives Matter quasi un decennio fa. Gli attivisti più anziani stanno lontani da queste proteste proprio ora a causa della pandemia di Coronavirus, ma anche perché le proteste sono spesso represse con violenza dalle forze di polizia. I giovani attivisti, quando fermati, sono condotti in prigione dove non sono autorizzati a fare telefonate e dove è noto che il Coronavirus può diffondersi più rapidamente.

Avete avvertito un cambiamento tangibile nella violenza repressiva della polizia da quando si è insediata l’amministrazione Trump?

La violenza razzista della polizia esiste indipendentemente dal partito politico al potere, che siano democratici o repubblicani. Trayvon Martin, Michael Brown, Tamir Rice e innumerevoli altri sono stati uccisi da ufficiali di polizia razzisti mentre Obama era presidente. Più di recente, George Floyd è stato assassinato a Minneapolis, nel Minnesota, dove il governatore dello Stato e il sindaco della città sono entrambi democratici liberali. Tuttavia, il razzismo diventa più evidente con un regime neofascista al potere. Trump incoraggia e autorizza questi razzisti a compiere i loro atti omicidi e le loro violenze contro le comunità di colore più del solito. La loro mentalità è: “Se il presidente si comporta così, allora perché non posso farlo anch’io?” Inoltre, Obama non ha mai emanato alcun coprifuoco né ha invitato la Guardia Nazionale e la polizia antisommossa a reprimere le rivolte di Black Lives Matter. New York City sta vivendo un coprifuoco per la prima volta dal 1943. La situazione si è spostata da un disastro neoliberista a uno stato di polizia fascista.

Come state affrontando questi eventi in quanto giovani comunisti?

La Lega dei Giovani Comunisti (YCL) ha seguito l’esempio del suo partito , il Partito Comunista USA, chiedendo la partecipazione di massa a queste proteste pacifiche che diventano violente solo dopo il coprifuoco, ovvero quando la polizia carica le folle di manifestanti pacifici. La YCL partecipa alle operazioni di supporto e aiuto mutalistico per le vittime del Coronavirus e per i manifestanti detenuti, portando loro acqua, cibo, disinfettante per le mani e mascherine quando vengono rilasciati dal carcere la mattina successiva.

La YCL sta avendo un ruolo particolare in questo movimento?

La YCL partecipa alle proteste pacifiche distribuendo le proprie pubblicazioni e testi di formazione ma anche reclutando giovani attivisti del movimento Black Lives Matter. Scoraggiamo i nostri membri dal partecipare alle rivolte violente che si svolgono di notte, ma abbiamo avuto alcuni compagni arrestati per aver protestato pacificamente. Cerchiamo di far scagionare questi compagni il mattino successivo, mentre protestiamo durante il giorno e continuiamo queste manifestazioni pacifiche nella notte. Detto questo, non condanniamo i “saccheggiatori violenti” che tendono a rubare tanto da negozi locali e quando dalle grandi società, poiché tentano di vendere questa merce rubata in modo che possano pagare l’affitto e comprare cibo. La disoccupazione è ancora un problema nel mezzo della pandemia di Coronavirus, quindi in molti modi la YCL sta combattendo una battaglia su tre fronti: combattere il razzismo, mantenere la comunità al sicuro dal COVID-19 e lavorare per costruire consigli di disoccupati che riuniscano tutti quei lavoratori che non possono sopravvivere adeguatamente in queste terribili circostanze.

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