Nella mattina di oggi, 13 novembre, le forze militari del Marocco hanno attaccato civili inermi della Repubblica Araba Democratica del Sahara Occidentale presso la zona di confine di Guerguerat. I civili erano riuniti per manifestare contro le forze d’occupazione marocchine e contro il muro della vergogna che separa i due Paesi. I militari marocchini hanno colto l’occasione per rispondere con la forza, dopo giorni di tensioni accumulatesi al confine. La fragile tregua che ha retto per 29 anni è stata così violata dal Marocco che ha innescato il conflitto armato di queste ore.
Il Sahara Occidentale, la cui lotta e resistenza è spesso ignorata dai media italiani, rappresenta l’ultimo baluardo del colonialismo novecentesco in Africa. Per secoli sotto il dominio spagnolo, nel 1975 la Spagna promise la spartizione della provincia a Marocco e Mauritania. Il popolo Saharawi insorse sotto la guida del Fronte Polisario, riuscendo a controllare una buona parte di territorio e a proclamare la nascita della Repubblica Araba Democratica Saharawi nel 1976. Da allora, la lotta dei nostri compagni e delle nostre compagne del Fronte Polisario per l’indipendenza e l’autodeterminazione non si è mai arrestata, neppure dopo il cessate il fuoco del 1991 a causa dell’ occupazione da parte delle forze marocchine.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà e vicinanza al popolo Saharawi, al Fronte Polisario e alla gioventù dell’Ujsario. Condanniamo fermamente le provocazioni e l’attacco delle forze armate del Marocco ai danni dei civili e della Repubblica del Sahara Occidentale. Il governo italiano prenda posizione contro l’intervento armato da parte del Marocco. Le Nazioni Unite ristabiliscano immediatamente il cessate il fuoco e la missione di pace presente nel Sahara Occidentale adempia al suo dovere di stabilire una data un referendum che garantisca l’autodeterminazione del popolo Saharawi.
Aderiamo infine alla richiesta del movimento italiano di solidarietà con il popolo Saharawi di dare vita ad una campagna internazionale per il rilascio dei prigionieri politici del Sahara Occidentale.