Di fronte alla seconda ondata di Coronavirus nel nostro Paese, torniamo a riproporre sul nostro sito una selezione delle nostre prese di posizione quotidiane di fronte all’evolversi della pandemia. Clicca qui per leggere le nostre dichiarazioni durante la prima ondata.
Covid: 1 giovane su 3 soffre di disagi psicologici
La pandemia non rappresenta soltanto una preoccupazione per la nostra salute fisica. Il virus contribuisce a far crescere l’enorme divario economico fra i più ricchi e i più poveri del Paese. Allo stesso modo si acuiscono i fenomeni di disagio sociale.
Secondo la ricerca del Sole24Ore, il 55% degli italiani ha dichiarato di soffrire condizioni di solitudine e isolamento a causa della pandemia. In ambito generazionale, la quota più alta si trova nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 34 anni. Il 32% dei giovani. Tra le cause vi sono la lontananza da parenti, congiunti e amici, l’impossibilità di vederli e il senso di abbandono che neppure l’uso dei social riesce a lenire. La precarietà sociale ed economica dovuta alla pandemia, rischia di trasformarsi in precarietà mentale.
Non a caso si tratta di un tema poco affrontato da media e politici. Infatti, un secondo dato interessante è che la maggioranza (54%) di coloro i quali soffrono questo stato di solitudine è la totale sfiducia verso il mondo della politica. Noi continuiamo a lottare per una politica che sia capace di disegnare il futuro, costruire certezze e orizzonti, determinare giustizia sociale e solidarietà. Una politica che permetta a tutti di credere in un Paese diverso all’indomani di questa enorme sfida chiamata pandemia.
Covid: 1 famiglia su 3 non dispone di una connessione internet adeguata
L’aggravarsi della nuova ondata di coronavirus in Italia rischia di peggiorare problemi ben noti in Italia. Il nostro Paese è già tra quelli fanalino di coda in Europa in termini di dispersione scolastica. Circa il 14,5% degli studenti italiani secondo Eurostat nel 2019 ha abbandonato la scuola, non ha cominciato il percorso di scolarizzazione o ha dovuto ripetere l’anno. Si tratta di un problema serio che rigurada le disparità sociali, culturali ed economiche del nostro Paese.
Come ben sappiamo, le difficoltà sociali ed economiche sono state moltiplicate con l’arrivo della pandemia. Nonostante la didattica a distanza non sia stata un successo durante il lockdown, nelle ultime settimane questa sta tornando attraverso i nuovi Dpcm seppur sotto la formula di didattica digitale integrata. Come avevamo denunciato a marzo, la tutela del diritto allo studio è ancora più minacciata sotto la pandemia.
Strumentazioni costose e non sempre presenti nelle nostre case, dispositivi obsoleti e non adeguati spesso utilizzati da più componenti della stessa famiglia, connessioni lente o scarse. A questo si aggiungono i dati rilasciati dall’ISTAT in cui emerge chiaramente come soltanto una famiglia su tre possegga una connessione a banda larga. Il 76,1% delle famiglie italiane dispone di un accesso internet. Tra le famiglie residenti nelle città solo il 74,7% ha una connessione a banda larga ma la situazione peggiora notevolmente nelle campagne con appena il 68%. Per questo ribadiamo che serve un fondo specifico per permettere agli studenti e alle studentesse di poter seguire le lezioni online con mezzi idonei e aggiornati, i cui costi non ricadano sulle famiglie e che si debba cominciare ad avviare una discussione sulla gratuità di internet in quanto diritto fondamentale.
Toti vergognati! Dichiarazioni inaccettabili del presidente della Liguria
Immancabili sono arrivate le scuse, le correzioni, le dichiarazioni di essere stato frainteso. Il tweet di Toti resta però di una bassezza politica e umana inaccettabile. La sua definizione di anziani come “persone non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese” fa passare una visione della società secondo cui l’unico fine dell’esistenza sia lavorare per creare profitto (per gli altri). Lavorare, produrre, consumare, crepare. E se c’è una pandemia e non lavori più, allora non ti resta che crepare.
Questa visione è la rappresentazione plastica di cosa sia la destra in Italia: un ammasso di politici farneticanti che tra nostalgie per il fascismo e la mafia, scandali e corruzione, si lascia andare in dichiarazioni che umiliano e inducono ulteriore sofferenza ad una delle fasce d’età più colpite dal virus nel nostro Paese.
D’altra parte non è un caso che queste parole vengano fuori dalla bocca del Presidente della Liguria, lo stesso che vuole trasferire gli ammalati di covid nelle RSA dimostrando di prendere ad esempio il criminale e fallimentare “modello lombardo”. Le parole di Toti sono inaccettabili, indegne per chi rappresenta i cittadini liguri e simili alla retorica eugenetica utilizzata dai nazisti.
Salvare la sanità pubblica: salute prima dei profitti!
La sanità pubblica è finita al centro delle nostre discussioni quotidiane dall’inizio della pandemia. Abbiamo denunciato in tutti modi, sui media e nelle piazze, i tagli sempre ingenti e puntuali che governo dopo governo si sono accaniti sulla sanità pubblica da trent’anni a questa parte. I continui stanziamenti a favore della sanità privata, l’ingresso dei privati nelle strutture ospedaliere, le chiusure degli ospedali e le riduzioni dei posti letto, il blocco delle assunzioni, lo smantellamento della medicina territoriale, l’aziendalizzazione della sanità. Tutti fenomeni a cui abbiamo assistito in questi decenni e che hanno preannunciato il disastro della sanità di fronte alla pandemia da Covid-19.
Oggi più che mai è necessario invertire la rotta e questa pandemia può mettere finalmente in discussione i tabù del neoliberismo. Serve investire e potenziare la sanità pubblica, estromettere i privati e smetterla con i fiumi di soldi versati nelle loro tasche. Serve assumere medici e infermieri, soprattutto specializzati, abolendo quell’orrenda misura discriminatoria che è il numero chiuso per le lauree sanitarie. Bisogna tornare ad aprire gli ospedali e ricreare una struttura territoriale di cura, assistenza e prevenzione. Bisogna lottare affinché il vaccino per questo odiato virus sia pubblico e gratuito e non nelle mani dei privati e dei colossi dell’industria farmaceutica.
Curare tutti e tutte, fermare la pandemia!
Patrimoniale per sconfiggere la crisi da Covid!
Pochi giorni fa diffondevamo la notizia, poco circolata sui media, di quanto per alcune fasce della popolazione italiana la crisi da coronavirus non esiste. Il club dei miliardari italiani si è ampliato nei primi mesi della pandemia passando da 36 membri a 40. I loro patrimoni sono cresciuti in media del 31%. Il patrimonio complessivo delle cinque persone più ricche in Italia si aggira intorno ai 70 miliardi di dollari. Il patrimonio medio delle famiglie italiane si attesta sui 270 mila euro, il cui 63% è dato dal valore della casa di proprietà. Il 30% più povero delle famiglie ha un patrimonio medio di 7 mila euro. Siamo uno dei Paesi europei più segnati dalle disuguaglianze economiche.
Una patrimoniale sarebbe una boccata d’aria fresca per il nostro Paese, una misura che risponderebbe alla grande richiesta di giustizia sociale troppo a lungo ignorata. Non possiamo sentirci ripetere la solita storia del “non ci sono altri fondi”. Sappiamo dove andarli a cercare, nelle tasche dei ricchi miliardari e milionari che ignorano i disagi economici e sociali connessi alla pandemia che si vivono nella maggior parte del nostro Paese.
Il governo spagnolo indica la via: ieri è stata lanciata una mini-patrimoniale che prevede piccoli prelievi fiscali su una ristretta platea di ricchi e che pure garantisce un gettito consistente di miliardi di euro da utilizzare per fronteggiare la pandemia. Scuole, trasporti, lavoro, sanità, reddito: settori che potrebbero subito beneficiare dell’istituzione di una patrimoniale.
È tempo di finirla con le disuguaglianze sociali: paghi chi non ha mai pagato!
Reddito per tutti e tutte: affrontare l’emergenza, liberarsi dai ricatti!
La seconda ondata di coronavirus in Europa ci riporta indietro di diversi mesi. Ci riporta alla scorsa primavera vissuta in casa. Improvvisamente i muri della nostra stanza e i pochi momenti concessi per prendere una bocca d’aria all’aperto sono diventati la nostra quotidianità. Ora anche il nostro Paese sembra scivolare lentamente verso un ritorno a quel periodo difficile e triste. A questo si aggiungono i ritardi e le misure non tempestive messe in atto dal governo di fronte ad eventi connessi alla pandemia facilmente prevedibili: si pensi alle scuole, alla situazione dei trasporti, alle proteste che sorgono contro le nuove restrizioni.
La seconda ondata del coronavirus non mette soltanto in pericolo la nostra salute ma rischia di minare il futuro della nostra generazione. Abbiamo bisogno di un reddito universale e incondizionato per tutti e tutte. Un reddito perché ci permetterebbe di sottrarci ad una vita di lavoro precario e di non cedere ai ricatti dello sfruttamento e dei salari da fame. Un reddito perché siamo studenti e studentesse che vogliono futuro autonomo e indipendente. Un reddito perché siamo lavoratori e lavoratrici colpiti dalle restrizioni causate dalla pandemia, perché a fine mese lo stipendio non avanza mai. Un reddito perché se siamo obbligati a stare a casa, abbiamo bisogno di una fonte di sostentamento.
Un reddito perché dopo decenni passati a tagliare diritti e salari, abbiamo il dovere di immaginare un mondo diverso in cui è possibile sconfiggere le disuguaglianze e tornare padroni del proprio futuro.
Miliardari italiani sempre più ricchi durante la pandemia
Mentre ci avviamo verso un nuovo inasprimento delle misure restrittive dovute al Covid, emergono giorno dopo giorno questioni sociali ed economiche urgenti che rischiano di minare la stabilità del Paese. Milioni di lavoratori e lavoratrici e di studenti e studentesse affrontano difficoltà crescenti nel convivere con un virus che attacca sempre più forte nelle ultime settimane.
Di fronte ad una situazione precaria – dove tanto ci sarebbe da investire nella sanità pubblica, nella scuola, nei trasporti, nella creazione di posti di lavoro – uno studio di UBS e PWC dimostra come nei mesi del lockdown i patrimoni dei miliardari italiani siano cresciuti a dismisura, all’incirca del 31%. A questo si aggiunge un allargamento della cerchia dei miliardari italiani, saliti da 36 a 40. Come sempre nelle crisi del capitalismo, chi è ricco accumula sempre più ricchezza mentre tutti gli altri sono costretti alle difficoltà di una vita di sfruttamento e precarietà.
Urge una redistribuzione della ricchezza a favore dei molti e non dei pochi: patrimoniale subito!