Dopo la Camera dei deputati dell’Argentina anche il Senato ha approvato un disegno di legge che legalizza l’interruzione volontaria di gravidanza, che precedentemente era ammessa nel paese solo in caso di stupro o se la salute della donna era in pericolo. La legge è stata approvata definitivamente dal Senato con 38 voti favorevoli, 29 contrari e 1 astenuto.
Dopo circa un ventennio di lotte quotidiane e condotte alla base, l’Argentina diventa il simbolo e la testimonianza di una resistenza che si materializza con il grido della sorellanza femminista.
L’Argentina diventa il più grande paese latinoamericano a legalizzare l’interruzione volontaria della gravidanza e, in questo, si percepisce un elemento più radicale della mera enunciazione filoborghese di vittoria che rischia la circoncisione. Nel continente più cattolico al mondo, gli aborti, legittimi o penalizzati, ci sono da sempre: si calcola siano circa 400.000 solo in Argentina, oltre un milione in Brasile. E c’è chi, nel ruolo di disobbediente, non ha la facoltà di garantirsi assistenza all’interno di cliniche e strutture private soprattutto all’estero; troppe donne che – nelle vie dimenticate delle periferie più povere – sono sottoposte a metodi rudimentali e invasivi. Troppe donne che lottano per affermare la padronanza di sé e dei propri corpi, consapevoli che il loro diritto di scelta e di autodeterminazione non include la tutela del loro diritto alla vita.
La vittoria è stata guidata della “Campaña Nacional por el Derecho al Aborto Legal, Seguro y Gratuito”, movimento nato 15 anni fa per lottare insieme ai collettivi femministi per la depenalizzazione e la legalizzazione dell’aborto – e il cui simbolo sono i fazzoletti verdi (pañuelos) –.
Negli anni la Campaña aveva presentato al Congresso argentino otto proposte di legge, tutte respinte. Unica nota negativa: in Argentina, come in Italia, la legge riconosce la possibilità dell’obiezione di coscienza per i medici che fossero ideologicamente contrari all’aborto. I movimenti erano stati chiari su questo punto, respingendo l’obiezione, una porta verso il mancato rispetto della legge e un ostacolo all’accesso.
I medici obiettori dovrebbero essere invitati a fare altro nella vita, così come in questi giorni lo stiamo dicendo dei medici negazionisti che rifiutano il vaccino mettendo in pericolo la salute dei pazienti.
Oggi, però, l’Argentina è inondata dalla marea verde e dalle lacrime di rivendicazione. Oggi, l’Argentina femminista decreta la possibilità di una nuova fase della lotta di classe: internazionalista e anticapitalista, portatrice dell’idea delle donne come un gruppo sociale fondamentalmente oppresso, e quindi tra i più rivoluzionari in potenza. Oggi, il mondo guarda e ascolta una reale forma di giustizia di genere, capace di porre le basi per un nuovo tipo di società. Perché oggi l’Argentina, domani tutta l’America latina.
Francesca Falcini, Serena Raia e Matteo De Bonis (Dipartimento nazionale diritti di genere e LGBTQI)