Il mondo è cambiato profondamente negli ultimi dodici mesi travolgendo le nostre vite fin nella quotidianità più intima. Le disparità sociali sono aumentate così come sono cresciute povertà e precarietà mentre lievitava i patrimoni dei miliardari di tutto il pianeta. Sono cambiate anche le relazioni interpersonali, sottoposti come siamo alle innumerevoli limitazioni indotte dalla pandemia da Covid-19. L’impatto del Covid sulle nostre vite non si limita soltanto al pericolo per la salute che esso costituisce ma genera anche una completa trasformazione del nostro approccio allo studio e al lavoro. La pandemia ha rappresentato anche un attacco frontale alle nostre vite in quanto giovani generazioni, colpendo le nostre speranze, i nostri sogni, la nostra idea di futuro.
La pandemia impatta sui nostri corpi, ci spinge ad assumere nuove decisioni e a confrontarci con nuove sfide, allo stesso tempo ci priva di esperienze rinviate ad ipotetiche scadenze della fase d’emergenza. Cresce forte in noi il senso di precarietà e fragilità del futuro. Questi elementi tratteggiano un quadro fosco davanti a noi. Ma bisogna rassegnarsi e arrendersi per questo? Assolutamente no. In questa fase di crisi sanitaria, che si è trasformata in crisi economica e dell’occupazione la posta in gioco è alta: è il nostro futuro. Non vogliamo tornare al mondo di prima, perché quel mondo era il problema.
Non abbiamo intenzione di riacciuffare soltanto il lavoro perso mal pagato, abbiamo intenzione di migliorare il nostro futuro, di prenderlo in mano. Siamo stufi di fare sforzi senza ottenere risultati, stufi di critiche, stufi di sentirci dire cosa viviamo. È per questo che lanciamo questa inchiesta sul lavoro. Non siamo soli, siamo tanti e più di loro. Vogliamo indagare su cosa accade davvero. È giunto il momento di prendere parola!
Clicca qui per prendere parola e compilare il questionario sul lavoro giovanile!
Stefano Vento – Responsabile nazionale GC Lavoro, non lavoro e movimenti