Apprendiamo che il Ministero dell’Istruzione avrebbe emanato una circolare, in riferimento alle 60 occupazioni degli ultimi giorni nelle scuole romane, in cui si chiede al personale scolastico di denunciare gli occupanti per interruzione di pubblico servizio, lanciando numerosi capi d’accusa.
È evidente che si tratti di uno spauracchio, agitato solo per intimorire e sminuire il valore delle occupazioni, presentate come gesta di alcuni perditempo, invece che come denuncia di una condizione di estrema precarietà e fragilità, aggravata dalla pandemia, che riguarda tutte le studentesse e tutti gli studenti.
Vogliamo, invece, rilanciare il valore delle proteste che hanno investito la capitale, ma anche molte scuole di altre città e soprattutto sottolineare il valore politico delle rivendicazioni che le hanno fatte nascere e che portiamo avanti da anni: no alle “classi pollaio”, una seria politica di edilizia scolastica e di messa in sicurezza degli edifici esistenti, un migliore sistema d’istruzione, l’estensione e l’inclusività del diritto allo studio.
Quello lanciato dal Ministero dell’Istruzione è un grave segnale, che dimostra, ancora una volta, la forte repressione messa in atto dal governo Draghi contro ogni forma di dissenso, ma, allo stesso tempo, la necessità che azioni come l’occupazione di una scuola si propaghino in tutto il paese.