Le recenti elezioni amministrative in Turchia hanno segnato un momento storico di resistenza e solidarietà popolare contro il regime autoritario dell’AKP di Erdogan. Un’ampia coalizione di forze progressiste, inclusi i socialisti, i socialdemocratici, i curdi e i nazionalisti di sinistra, ha unito le proprie forze per contrastare l’oppressione e la tirannia perpetrate dal governo Erdogan.
Secondo i dati preliminari, i partiti socialisti e socialdemocratici hanno ottenuto una significativa percentuale di voti, dimostrando un ampio sostegno popolare in molte regioni del paese. In particolare, il Partito Repubblicano del Popolo (CHP) ha ottenuto una percentuale del 40% dei voti a Istanbul, dimostrando la crescente insoddisfazione della popolazione nei confronti del governo corrotto e autoritario di Erdogan. Nel frattempo, il Partito Democratico dei Popoli (HDP) ha ottenuto risultati promettenti in diverse province del sud-est del paese, guadagnando una percentuale significativa di voti.
Questa vittoria dell’opposizione è stata una risposta decisa alle politiche discriminatorie e autoritarie del governo di Erdogan, che ha costantemente minato i principi democratici e i diritti umani fondamentali nel paese. Nel corso degli anni, il governo ha sistematicamente limitato la libertà di stampa, represso brutalmente le voci dissidenti e indebolito l’indipendenza del sistema giudiziario. I crimini contro i diritti umani, compresi gli arresti arbitrari, le torture e le persecuzioni politiche, hanno scosso la coscienza del mondo.
Inoltre, il governo di Erdogan ha abbandonato deliberatamente trattati e convenzioni internazionali, mettendo a rischio i diritti delle donne e delle minoranze. Tuttavia, le donne hanno giocato un ruolo fondamentale in questa lotta per la libertà e l’uguaglianza, con un numero record di donne elette come sindache in 11 province del paese. In particolare, l’elezione di Gulustan Sonuk, una donna curda, con una percentuale del 64,52%, nella provincia di Batman, ha dimostrato il potere della solidarietà e della resistenza contro il fascismo islamista degli estremisti nazionalisti.
Tuttavia, vanno evidenziati al momento pratiche opprimenti ed antidemocratiche, come quello verificatosi a Van, dove l’eletto vincitore con il 55,48% dei voti, Abdullah Zeydan, è stato ritirato illegalmente e sostituito da Abdulahat Arvas, membro del partito AKP, in una mossa chiaramente volta a sovvertire la volontà popolare.
Inoltre, tale azione viola i principi di integrità elettorale sanciti dalla Costituzione europea, minando la fiducia nel processo democratico e compromettendo la legittimità delle elezioni stesse.
Questa situazione ha scatenato una violenta reazione nelle piazze di Van, con scontri tra manifestanti e militanti dell’AKP. I militanti hanno aperto il fuoco sui protestanti, mentre la polizia ha ricevuto ordini di intervenire con fermezza, alimentando ulteriormente la tensione e la violenza.
Le elezioni amministrative del 31 marzo hanno rappresentato un momento di speranza per tutti coloro che si oppongono alla deriva autoritaria del governo e aspirano a un ritorno ai principi democratici e ai diritti umani fondamentali. Nonostante la retorica divisiva e la repressione politica, il popolo della Turchia ha dimostrato la sua determinazione a difendere la giustizia sociale e la partecipazione civica. Ora, più che mai, è tempo di unire le forze e lottare per un futuro più libero, equo e partecipativo per tutti i cittadini della Turchia.