Il 1° Maggio, la Giornata Internazionale dei Lavoratori, è stata nuovamente macchiata dal vile dispiegamento di forze reazionarie in Turchia. Mentre i proletari si levavano per rivendicare i loro diritti fondamentali, il regime fascista di Erdogan ha risposto con una feroce repressione.
Le strade di Istanbul, Ankara e altre città turche sono state invase dalla polizia borghese, armata fino ai denti per reprimere il grido di libertà dei lavoratori. I proletari, che chiedevano giustizia sociale, condizioni di lavoro dignitose e il riconoscimento dei loro diritti fondamentali, sono stati accolti con lacrimogeni e manganelli.
Ma la resistenza proletaria non può essere soppressa con la violenza della classe dominante. Decine di attivisti, sindacalisti e membri dei partiti di sinistra sono stati arrestati arbitrariamente, segno dell’impotenza del regime di fronte alla volontà del popolo di lottare per la propria emancipazione.
Le voci degli oppressi non possono essere soffocate dalle catene della tirannia. Amnesty International ha denunciato questi crimini contro l’umanità, definendoli un attacco frontale ai diritti sacrosanti dei lavoratori. Ma le parole di condanna da sole non basteranno a fermare la macchina repressiva del capitalismo.
Il governo di Erdogan cerca di soffocare qualsiasi voce dissidente nel paese. Ma la lotta del proletariato turco non si fermerà finché non verranno abbattuti gli oppressori e instaurato il governo dei lavoratori, per i lavoratori e con i lavoratori.
Avanti, proletari di tutto il mondo! Unitevi nella lotta contro l’oppressione capitalistica e per la costruzione di un futuro migliore per tutti i lavoratori!