Con la nomina da parte del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron a presidente del consiglio di Michel Barnier, ex consigliere di Sarkozy e falco negoziatore della Brexit ed oggi capo dei Repubblicani, partito arrivato in quarta posizione alle elezioni, ben staccato dai raggruppamenti guidati da Jean-Luc Melenchòn, Marine Le Pen e Macron, in Francia si è consumato un vero e proprio golpe liberale e antidemocratico, che noi, come Giovani Comunisti/e, denunciamo.
Il presidente, dopo aver sospeso le consultazioni a causa delle Olimpiadi, prima ha provato a spaccare il Fronte Popolare, adulandone le parti più moderate, poi ha richiesto che venisse proposto un premier diverso da Melenchón e che la France Insoumise rinunciasse a nominare propri ministri.La risposta positiva del NFP a entrambe le richieste, tramite la proposta della premier di compromesso Lucie Castets a guida di un governo senza ministri della France Insoumise, ha ricevuto però nuovamente un rifiuto da parte del presidente Macron, dimostrandoci quale sia la sua reale priorità: impedire a tutti i costi l’applicazione del programma della sinistra, l’unico che possa far riemergere la Francia dalle secche della povertà e del disagio economico in cui l’hanno portata trent’anni di neoliberismo e di capitalismo sfrenato.
Nella totale solidarietà ai compagni del Partito Comunista Francese e della France Insoumise che si sono visti negare la giusta ricompensa per lo storico risultato elettorale raggiunto da un gesto contrario alla volontà popolare uscita dalle urne da parte di Macron, ormai completamente incapace di guidare una nazione devastata dai conflitti di classe e dall’odio etnico.
Macron, infatti, con un gesto tra il paternalistico e il cesaristico, ha giustificato la sua scelta di rompere il patto repubblicano instaurato con il Nuovo Fronte Popolare durante le elezioni, di negare il risultato elettorale e, di fatto, instaurare un governo di centro destra e di stampo gollista, con la scusa che il programma della sinistra avrebbe portato il paese in bancarotta. Macron evidentemente sa meglio del popolo qual è il bene della gente. L’atteggiamento di Macron sembra ricalcare le parole di Bertolt Brecht quando affermò ironicamente che “Il Comitato Centrale ha deciso: poiché il popolo non è d’accordo, bisogna nominare un nuovo popolo”.
Ma qual è la Francia che andrebbe in bancarotta? La Francia delle banlieue, delle fabbriche e dei quartieri operai? La Francia degli studenti e dei lavoratori? Ma no! Quella Francia per Macron, come per i nostri liberisti nostrani, non conta! È la Francia del capitale che andrebbe in bancarotta.
La Francia che, pagando tasse giuste, dando stipendi equi e stando in un sistema di welfare state degno di questo nome, perderebbero denaro e potere! La Francia dei potenti contro la Francia della gente comune! Noi sappiamo con chi stare, con il popolo e con il Nuovo Fronte Popolare!
Filippo Barsi, responsabile Sottodipartimento Europa e Nord-America GC
Matteo Pelleriti, dipartimento esteri GC