Romania, Georgia, Corea del Sud. Cosa hanno in comune questi paesi? Le tre nazioni, sicuramente lontane e diverse, stanno vivendo fenomeni politici tristemente simili, che proveremo brevemente ad analizzare.
I tre attori sono tutti, in un modo o nell’altro roccaforti importanti nel sistema di contenimento russo, costruito dall’occidente collettivo a guida USA, dopo la caduta dell’URSS e nel caso della corea anche molto prima; sono paesi che, fino a non molto tempo fa, vedevano nell’Occidente (nel caso Georgiano e Romeno nello specifico nell’UE) un importante alleato nella difesa della propria sovranità nazionale, nonché un modello da perseguire. E al netto dell’attuale situazione, le valutazioni che il nostro dipartimento esteri da è che, tali paesi, continuino a perseguire volontà connettive verso occidente. Nei passati trent’anni, questi paesi, hanno velocemente modificato il loro piano normativo e sociale per aderire agli standard occidentali ed europei, di pari passo hanno connesso sempre più strettamente i loro eserciti con l’Organizzazione Del Trattato del Nord Atlantico a guida USA, con come caso estremo quello coreano dove non vi è più una distinzione tra l’esercito nazionale e quello statunitense. Questi paesi hanno proseguito in questa amicizia attraverso una classe politica sicuramente connivente, ma anche con un popolo che in larga misura credeva importante difendersi da vicini considerati ancora più ingombranti ed insidiosi. L’amicizia Nato/USA e questi paesi si basa su un patto semplice, le chiavi di casa in cambio della protezione, ovvero, la lealtà politica-economica-militare in cambio della sovranità, ovvero, cedere sovranità per avere in cambio la propria sovranità. Questa è la strategia che anche il nostro paese ha adottato fino ad oggi, quante volte ci siamo sentiti dire che la NATO è la garanzia alla nostra libertà; e se questo può apparire retorico, il ragionamento si basava sostanzialmente su un concetto assai pragmatico, ossia, che nel mondo vigono, o almeno vigevano, doppi standard. Un alleato atlantico, così, poteva godere di diritti di concertazione che non spettavano agli “stati canaglia”. In questo modo, in effetti, le classi dirigenti di tutto il mondo erano interessate a partecipare a questo accordo perché si evitavano tutta una serie di incomodi: i regime change, le destabilizzazioni tramite ingerenze, la guerra perpetua di gruppi paramilitari, presidenti deposti da truppe regolari di paesi terzi ecc…. Georgia, Corea e Romania, avvalendosi di queste libertà acquisite in anni e anni di onorato, servile zerbinaggio, avevano concesso ai propri popoli di esprimere liberamente le opinioni riguardo alle questioni salienti di posizionamento geopolitico e guerra in Ucraina, sicuri che gli Stati Uniti rispondessero in modo dialettico, onorando lo storico “contratto sociale”; le cose sono decisamente andate in modo diverso.
Henry Kissinger che una volta disse:-essere nemici degli USA è pericoloso, ma esserne amici è fatale.-, questa esternazione è rimasta alla storia ed era destinata a descrivere situazioni di questo tipo. I tre paesi hanno da subito registrato gravi malfunzionamenti dell’organizzazione democratica: in Georgia una presidente decide di permanere al potere oltre il limite del suo mandato, in Corea del Sud un colpo di stato puntava a destituire la Repubblica, in Romania vengono annullate le elezioni per un documento presentato dai servizi segreti. Abbiamo visto gli Stati Uniti sanzionare i parlamentari georgiani, che non chiedevano di distruggere il sogno di integrazione Europea, ma che invece volevano semplicemente modificare la propria politica estera nei confronti dell’Ucraina. E non è stata spesa una parola di fronte a una presidente che si arroga il diritto di rimanere in carica oltre il suo mandato o sulle manifestazioni caotiche, dove oltre il 30% dei protestatari sarebbero cittadini di origine non georgiana. Abbiamo visto gli Stati Uniti tacere di fronte al colpo di stato ordito dal presidente coreano, Yoon Suk-yeol, attraverso un esercito connesso con quello USA, quando per molto meno si chiede la testa di questo o quest’altro leader. Abbiamo visto il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller che minaccia “gravi conseguenze” se la Romania decide di allontanarsi dagli interessi occidentali; conseguenze che a questo punto dubitiamo siano indirizzate verso i “nemici”, bensì verso il popolo romeno stesso.
Paesi trattati ed intimiditi come un Iran qualunque, come un nemico strutturale qualsiasi. Le democrazie sono improvvisamente diventate nemiche degli USA, ma cosa sta succedendo? Il doppio-standard che si era configurato quando l’ordine egemonico a guida USA godeva di rispetto internazionale sta velocemente collassando in una sorta di anarchia dove il diritto internazionale è calpestato non solo alle periferie dell’impero, dove tutto è concesso, dove eserciti regolari possono andare a prestare soccorso a ribelli jihadisti, istituire e destituire i leader a piacimento; qui è tutto diverso, l’occidente sta dirigendo la spada verso se stesso ed è pronto a tagliare la democrazia a chiunque non si adegui alle politiche di Washington. In Georgia, Corea e Romania abbiamo visto in questi ultimi mesi calpestare ogni libera istituzione, ogni democratica scelta del popolo, sintomo che adesso tutto è concesso, che non esistono più linee rosse, che non si deve più mantenere nessuna promessa, che tutto è valido, anche strappare le ottriate costituzioni e gli altrettanto ottriati diritti politici e sociali.
Noi siamo preoccupati perché sappiamo di essere i prossimi e solo un popolo sveglio, attivo, presente, come si è dimostrato quello coreano può contrastare queste ingerenze svergognate all’interno della nostra politica. Nei prossimi mesi i giovani saranno chiamati a difendere le istituzioni democratiche nate attraverso la resistenza a regimi altrettanto usurpatori e criminali. La nostra classe politica non si rende conto di star favorendo un anarchismo pericoloso e incontrollabile, dove sono messi a repentaglio interessi e volontà legittime del Popolo come pace, prosperità e democrazia.
Le forze armate, i corpi di polizia e controllo del territorio, la magistratura e tutte le ambascerie sono chiamate a rispettare, oggi più di ieri, la nostra precaria Repubblica, a riviverne i valori e la sua storia. I sindacati e le associazioni di categoria sono chiamate a ricordarsi di lottare negli interessi stretti della classe lavoratrice e produttiva del paese, rispedendo al mittente tutte le riforme che violano questo valore centrale.
In particolare, di nuovo, l’esercito deve ricordarsi che trae dal popolo italiano il suo mandato e che la sua costituzione deve servire gli interessi del popolo italiano, la pace entro i confini nel quale abita ed evitare che questi siano esposti ad inutili minacce e pericoli per servire entità estranee alla Patria.
di Samuele Soddu, responsabile nazionale esteri Giovani Comunisti/e